Già dalla seconda metà del V secolo a. C. i pittori fanno alcuni timidi tentativi per portare la tecnica della pittura parietale nel vaso. Lo fa il pittore di Achille e prima di lui anche i suoi predecessori, impiegando la policromia e cercando di non stravolgere quello che è la natura e l’essenza propria delle scene raffigurate, composte generalmente da figure tendenti al rosso, in uno sfondo in monocromia, prevalentemente bianco.
Più tardi queste ricerche vengono fatte con più libertà avvicinando l’arte decorativa della ceramica a quella della grande pittura, anche sotto l’aspetto espressivo, sempre però rispettando i limiti che impongono le caratteristiche della ceramica.
Già dai tempi di Polignoto di Taso e di Micone la grande pittura incomincia ad esprimersi anche su supporti assai più versatili di quelli murari, riducendo le dimensioni e quindi rendendoli anche trasportabili ed indipendenti dal precario destino della struttura parietale. In questo periodo si inizia anche ad impiegare altre tecniche come la tempera e l’encausto, con maggiori possibilità di poter degradare i chiaroscuri e di armonizzare, con gradevoli modulazioni, le parti in luce e quelle in ombra.
Nella decorazione policroma del vaso attico, le figure si arricchiscono quindi di nuove caratteristiche e soprattutto di espressività, ma gli artisti sono restii a staccarsi dalla pura espressione della linea, che rimane pressoché invariata. Il “Pittore di Sotade”, autore di raffinatissime decorazioni eseguite prevalentemente su coppe, impiega, anche per la stessa struttura del disegno, tratti digradati con ottima perizia, conferendo all’intera opera genuinità, vivace animazione ed armonia nel movimento.
Questo artista tratta il mondo vegetale con un ricercatissimo naturalismo e rende alcune sue opere dei capolavori di alto pregio. Nel particolare della coppa di Londra, la fanciulla viene raffigurata con eleganza, ed i movimenti di ogni parte del suo corpo sono in armonia con l’atteggiamento assunto: in posizione eretta con il braccio destro che cerca di raggiungere qualcosa troppo in alto, si aiuta, per accorciare le distanze, impiegando le articolazioni dei piedi, mentre, con grazia, tiene stretto il velo all’altezza dell’anca, tra il pollice e l’indice.
Il Pittore di Sotade non è il solo artista del suo tempo.
La stessa atmosfera si respira nel “Cratere a calice” custodito nei Musei Vaticani, decorato dal “Pittore della Fiala”, un discepolo del “Pittore di Achille”.
Nella scena più significativa è raffigurato Ermete che consegna Dionisio fanciullo al Papposileno (seduto sulle rocce) ed alle ninfe di Nisa (ai loro lati). Nonostante si rilevi una certa semplicità nella struttura compositiva, nell’intera opera sono presenti, anche se non enfatizzati, il senso dello spazio e del movimento. Nelle espressioni dei volti si nota una certa vitalità, pur tuttavia l’espressione del fanciullo Dionisio è la stessa di Ermete, come pure l’intero volto che sembra ricopiato e rimpiccolito (forse troppo se si pensa alle più grandi proporzioni della testa del bambino rispetto al suo corpo). ).
Per la prima volta si vede il colore elaborato dei corpi nella decorazione del vaso: il carnato delle muse, in questo cratere, ha una tonalità bianca che conferisce all’opera il globale aspetto della grande pittura. Tuttavia bisognerà attendere ancora molto tempo per ritrovare simili avvicinamenti.
Un’altra coppa, la cosiddetta “Coppa a coperchio di Boston” potrebbe essere grossolanamente accostata alle opere del “Pittore di Achille”, ma osservandola bene in alcune sue caratteristiche, soprattutto nelle immagini di Apollo e della Musa, ci si accorge che queste non hanno lo stesso plasticismo scultoreo dei personaggi degli altri artisti del periodo. Le figure sono in atteggiamenti dinamici, e i loro volti lanciano significativi messaggi interiori. Al corpo di Apollo, in piedi e quasi completamente nudo (con le sole braccia ricoperte da una tunica), è stato conferito un alto valore plastico, non soltanto con l’elegante tratto del disegno, ma anche con un’armoniosa colorazione, che bene si intona con quella che per oltre tre quarti circonda la sua immagine.
Anche la Musa, seduta su un supporto non troppo stabile, che guarda Apollo con uno sguardo pensieroso ed allo stesso tempo intelligente, è ricca di eleganza e di movimento, e la sua veste rende perfettamente il valore plastico delle sue forme coperte. La superficie del terreno è discontinua e movimentata e tutto l’insieme è di una straordinaria armonia.
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