LA PITTURA ROMANICA IN ITALIA
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Pittura romanica nella Basilica di San Marco
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Nella Basilica di San Marco a Venezia primeggia il sistema iconografico dell’arte bizantina, certamente per l’operato di artisti fatti venire dall’Oriente.
Non vengono rappresentati cicli narrativi ma forti eventi, quelli cioè, che meglio lanciavano segnali richiamanti la dottrina cristiana, le verità indiscusse, la liturgia. Scegliendo un percorso e partendo cioè dalle decorazioni dell’abside maggiore, dove è raffigurato il Cristo Benedicente (rifatto nel 1506), incontriamo la prima cupola del braccio longitudinale, dove sono raffigurati l’Emanuel tra la Vergine, i Profeti, i simboli evangelici, che richiamano la religione cristiana del Vecchio Testamento; nella seconda cupola è rappresentata l’Ascensione che allude all’affermazione della chiesa. Nella terza è rappresentata la Discesa dello Spirito Santo, ovvero la Chiesa che si rivela all’umanità. Le due cupole laterali ospitano le scene di San Giovanni Evangelista ed i Santi preferiti dai devoti veneti del periodo. Nei rivestimenti delle pareti e dell’intradosso dei grandi archi sono raffigurati l’infanzia, la Passione ed i Miracoli di Cristo Redentore, la Vita di San Marco, la Vita degli Apostoli, ed i fasti del tempio.
Naturalmente come è ben risaputo, questo complesso compositivo, in alcune parti modificato ed in altre completamente rinnovato, perché danneggiato, contiene dentro di sé tutta la storia dell’arte musiva fino all’Ottocento. In queste pagine, anche se in modo frammentario (il sito non si sarebbe chiamato frammentiarte.it), ci limitiamo a ricordare le magnifiche decorazioni appartenenti ai periodi più antichi, partendo dal secolo XII, in cui dominava l’arte bizantina.
Il virtuoso tratto nelle forme che rende alta l’eleganza compositiva ed un cromatismo con ritmi di assoluta raffinatezza, si possono osservare nella Deesis (preghiera d’intercessione con il Cristo Pantocratore, la Madonna e Giovanni Battista) sopra la porta, nelle Tentazioni di Cristo (gli ultimi fatti della vita di Cristo sulla volta meridionale con i riti della settimana santa) sotto la cupola centrale, e nell’Ingresso a Gerusalemme.
Questi mosaici, appartenenti alla prima metà del XII secolo, sono i meglio conservati tra le opere coeve. In esse vi si ritrova una certa tendenza accademica di cui non sono esenti neanche le Storie degli apostoli, tra le quali quelle di San Matteo, dove le figure risultano allungate e con atteggiamenti alquanto contenuti. In altre invece, come quelle della Passione e dell’Ascensione, si evidenzia una rigida disciplina e un rispetto di leggi estetiche che inseguono, oltre che l’eleganza del tratto e l’armonia del cromatismo, la ricerca di un drammatico ritmo narrativo.
Nell’atrio, il concetto organico viene valorizzato da storie bibliche che vanno dalla Genesi a quelle di Giuseppe e di Mosè, realizzate da artisti locali.
In queste opere le figure un po’ rozze e squadrate sono di gusto prettamente duecentesco e romanico, dove la narrazione assume misura e limpidezza, riecheggiando le maniere iconografiche orientali.
Nella foto sotto viene rappresentata la scena di San Matteo che battezza il re d’Etiopia Fulvano e la sua famiglia, e dell’apostolo ucciso mentre sta celebrando la Messa. Immagini di grandissimo effetto: nell’altare, efficacemente illuminato da una viva luce proveniente dalla lampada collocata in alto, sta il messale aperto ed un calice a due anse.
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