LA PITTURA ROMANICA IN ITALIA
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Pitture nelle chiese: Duomo di Cefalù, duomo di Monreale, chiesa della Martorana, chiesa di San Giovanni degli Eremiti, Cripta di San Marziano nei pressi di Siracusa, Palazzo Reale di Palermo, Palazzo della Zisa (fuori Palermo)
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Più o meno nello stesso periodo furono realizzate le mega-decorazioni (1145 – 1148) del Duomo di Cefalù (fondato nel 1131 sui resti di un’importante strada romana, dove già si trovava una grande opera musiva paleocristiana): il maestoso e mesto Pantocrator (dal greco, “sovrano di tutte le cose”) e la Vergine Maria ed i Santi, irrigiditi in una ieratica solennità; tali opere sono certamente il frutto di una disciplina subordinata ad eleganti ritmi decorativi. Tutta la pittura musiva interna del Duomo, che era probabilmente prevista per tutti gli spazi parietali, venne realizzata soltanto nel presbiterio e riveste l’attuale Abside e, più o meno, metà delle pareti laterali.
Per la realizzazione decorativa furono chiamati i migliori artisti bizantini presenti a Costantinopoli che, pur essendo osteggiati da uno spazio architettonico a loro non tradizionale (nordico), adottarono cicli decorativi di gusto orientale: il Cristo Pantocratore, naturalmente figura dominante, benedice i fedeli dall’alto dell’abside con la mano destra leggermente alzata, mentre con quella sinistra regge il Vangelo – rivolto verso l’osservatore – in cui si legge, sia in greco che in latino, la frase “Io sono la luce del mondo e chi segue me non vagherà nelle tenebre ma avrà la luce della vita” (Giovanni 8, 12).
Nel registro inferiore, al centro, è raffigurata la Vergine in atteggiamento di preghiera, con un panneggio assai elegante e raffinato ed in compagnia dei quattro arcangeli. Ai lati delle grandi finestre, nei registri secondo e terzo, sono collocate, in un ordine che rispecchia un indiscutibile programma teologico, le figure di apostoli ed evangelisti. Le pareti laterali invece ospitano santi e profeti. Nella crociera spiccano quattro serafini e quattro cherubini. Sui due lati si stagliano in contrapposizione figure regali (a destra) e sacerdotali (a sinistra). Ogni figura riporta una scrittura greca e latina indicante il nome del personaggio.
Un linguaggio più fresco, sciolto e spontaneo si ritrova nei mosaici realizzati intorno al 1148 nella chiesa della Martorana con la forte raffigurazione del Pantocratore nella cupola, con la narrazione delle storie della Vergine, il cui committente è rappresentato ai piedi della Madonna mentre Ruggero II viene incoronato dal Cristo.
Non sono invece della stessa eleganza i mosaici che rivestono le pareti della navata maggiore della Cappella Palatina che ripropongono, probabilmente attraverso artisti del posto, il linguaggio più rigido dei mosaici presbiteriani. Fanno eccezione alcuni rivestimenti musivi delle arcate, che presentano una più vivace coloristica ed un più ampio ritmo compositivo.
Infine le opere musive che decorano il Duomo di Monreale (intorno agli anni che vanno dal 1170 al Duecento inoltrato), con elementi di ceramica invetriata e pregiatissimi marmi che ne amplificano la magnificenza ed il valore cromatico, ripropongono nel presbiterio tutte le bellezze del Duomo di Cefalù. Viceversa, nelle navate, attraverso un cromatismo molto meno efficace, penalizzato da un disegno greve e complicato, domina una tendenza assai più realistica, tipica delle tradizioni occidentali soprattutto per le influenze degli artisti veneti.
Altre testimonianze della pittura siciliana, di livello inferiore, decorano con tecnica d’affresco la chiesa di San Giovanni degli Eremiti (centro storico di Palermo) e la Cripta di San Marziano nei pressi di Siracusa, mentre il mosaico sfoggia tutta la sua bellezza nei nobili palazzi dei regnanti normanni con tematiche profane, rare nel periodo e nella zona.
La camera da letto di Ruggero II nel Palazzo Reale di Palermo ha nelle sue pareti una magnifica decorazione con dinamici arcieri ed agili cervi, con vegetazione e uccelli, probabilmente derivati da piccoli manoscritti. Altre opere musive di raffinata stilizzazione rivestono l’atrio del Palazzo della Zisa (fuori Palermo) come testimonianza di un talento di gusto orientale, che si ritrova nei cofanetti eburnei (eburneo = simile all’avorio) decorati con motivi piuttosto lineari nelle sete e nei broccati che tutto il XII secolo partorisce, nelle fabbriche di Palermo e delle zone limitrofe.