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Il Raggismo è una corrente di avanguardia dell’arte russa che si sviluppò nel secondo decennio del Novecento (1912-16) ed ebbe come punti di riferimento parte delle caratteristiche del Futurismo russo, particolarmente affermato in quel periodo a Mosca e nato sulla scia di quello italiano. Si pensi, infatti, ai soggiorni russi di Boccioni che certamente giovarono allo sviluppo di un Futurismo simile al nostro di cui ne ebbe conferma, nel 1914, Filippo Tommaso Marinetti (Alessandria d’Egitto, 21 dicembre 1876 – Bellagio, 2 dicembre 1944) nei suoi viaggi a Pietroburgo e nella stessa Mosca.
Il Raggismo – considerato come il primo movimento d’origine russa non indirizzato all’arte figurativa – aveva come fine l’integrazione delle istanze futuriste con quelle del movimento neoprimitivista. La nuova pittura acquisiva più forza nella rappresentazione della luce e dei suoi effetti, nel conglobamento dello spettro cromatico, nella diffusione, rifrazione e diffrazione dei raggi luminosi sui vari oggetti.
Sul Manifesto del movimento si legge: «lo stile raggista mira alle forme spaziali, che possono derivare dall’intersecazione dei raggi emessi dai vari oggetti, quali vengono rilevate dalla volontà dell’artista […] Il raggio viene convenzionalmente raffigurato in piano con una linea di colore».
Lo spunto che dette origine al Raggismo era il bisogno russo di staccarsi dagli schemi occidentali, principalmente da quelli francesi, mantenendosi tuttavia ancorati alle varie forme dell’arte d’avanguardia. Il movimento era sostanzialmente basato su una serie di esperienze locali: si ricordano, per esempio, l’esposizione del 1910 ad Odessa e le Improvvisazioni di Vasilij Kandinskij (Mosca, 4 dicembre 1866 – Neuilly-sur-Seine, 13 dicembre 1944).
Questa nuova corrente prese forza a Mosca nel 1912 quando un gruppo di artisti – tra i quali Michail Fedorovich Larionov, Natal’ja Sergeevna Gončarova, Marc Chagall, Kasimir Malevich, Nikolai Kul’bin e Vladimir Evgrafovic Tatlin – organizzarono una serie di manifestazioni pittoriche, in particolare quella della celebre “La coda dell’asino”.
Poco più tardi, nel 1913, sempre lo stesso gruppo di artisti esponeva, con il titolo de “Il Bersaglio”, le prime opere raggiste, tra le quali non passarono certamente inosservate quelle della Gončarova. Subito dopo l’ultima manifestazione fu pubblicato un almanacco, che divenne il punto di riferimento del gruppo, il cui titolo si riferiva ad entrambe delle mostre appena svoltesi a Mosca: “La coda dell’asino” e “Il bersaglio”.
Michail Fedorovich Larionov, animatore del gruppo e organizzatore delle mostre, fra tutti l’artista più sensibile alle teorie del futurismo e quindi al nuovo linguaggio pittorico, divenne il teorico del movimento. Nel 1913 furono pubblicati “Manifesto” ed il saggio ”Raggisti e Futuristi”, entrambi scritti dallo stesso Larinov. Nel secondo, integrato nello stesso almanacco del gruppo, erano proposte composizioni relative all’irradiazione di linee cromatiche basilari.
Il movimento raggista, che non ebbe vasta diffusione, tuttavia influenzò notevolmente il percorso artistico di vari esponenti di spicco dell’avanguardia russa.
Dopo alcune esposizioni di dipinti “raggisti”, allestite tra il 1913 e il 1914, gli appartenenti al gruppo si divisero orientandosi separatamente verso nuovi orizzonti.
Gli stessi Michail Larionov e Natal’ja Gončarova diedero un enorme contributo alla nuova scenografia.