Il Purismo (Ottocento)
Il Neoclassicismo, con tutta la sua forza ed il suo ampio consenso nell’intero continente, non riesce a superare quei radicati elementi regionalistici propri della pittura italiana, i quali si rafforzano con decisione nel periodo del Romanticismo, propugnando gli ideali altamente creativi dell’artista.
Il Purismo viene mosso Johann Friedrich Overbeck e dai Nazareni tedeschi, i quali si ispirano ad una vita e ad un linguaggio pittorico di sincera cristianità.
Nostri capi storici sono Tommaso Minardi (1787-1871) di origine faentina, attivo negli ambienti della capitale, e Luigi Mussini (1813-1888) nato a Berlino ma di famiglia modenese, attivo a Siena e coadiuvato da Cesare, suo fratello maggiore.
I puristi non sono ben visti dall’Accademia, con la quale hanno un unico grande contrasto, cioè quello derivato dal conferire ai soggetti atteggiamenti melodrammatici. Costoro prendono inspirazione dal Medioevo e dal Primo Rinascimento, in stretta sintonia con il Romanticismo.
Il Purismo (Novecento)
Il Purismo nasce dal Neoplasticismo ed è ispirato al neutro, al razionale ed all’economico. Il linguaggio si arricchisce nella ricerca del funzionale ma molto spesso conduce l’artista ad uno stato d’animo che lo sgomenta.
Due artisti francesi, Amèdèe Ozenfant e Charles Edouard Jeanneret, trovano una risposta al problema del rapporto della civiltà con le macchine, elaborando un programma di rigore, di evidenza formale e di contenuti, facendo nascere così l’esigenza di fornire un’interpretazione più razionale.
Le opere del Purismo hanno un linguaggio tecnologico industriale e gli artisti guardano ad esso come espressione di valori paradigmatici ed universali.