Citazioni sul pittore e scultore Modigliani (citazioni tratte dai “Classici dell’Arte”, Rizzoli Editore)
Pagine correlate a Modigliani: La biografia – Le opere prima serie seconda serie – Le citazioni (1) – Le citazioni (2) – Le citazioni (3) – Bibliografia.
Le presenti citazioni sono di autorevoli critici della Storia dell’arte: L. Bartolini in “Modì”, R. Carreri in “Modigliani”, J. Thrall Soby nel “Catalogo della mostra all’Art Museum di Cleveland e al Museum of Modern Art di New York”, G. di San Lazzaro in “Modigliani Portraits”, C. Roy, “Modigliani”.
… voglio dimostrare che egli dipingesse in trance riuscendo a moltiplicare la sua anima e a farla sortire fuori di sé, In estasi. Io credo che egli vedesse, nella sua tela, le cose prima che vi fossero disegnate e dipinte. E, di materiale atto, stando in trance, non doveva fare altro se non passare sopra alla sua visione; con segni, dapprima; e riempimenti di spazi di colore, dopo. Colore che sparso, in un primo tempo, a fiocchi sopra la tela, veniva ad intensificarsi grado grado che la visione cedeva posto alla realizzata immagine … Egli, nel ritrovarsi in istato di grazia, era un santo amoroso; era un santo di cui non ritrovo. qui per qui, riscontro; e ne nella storia dei miti, ne in quella della chiesa cristiana. Ma egli era, sì, un santo (come san Luca, pittore); Modigliani era un santo, e, se io possedessi denari, proporrei, alle sante congregazioni religiose, la sua beatificazione: accanto ai già beati Benedetto da Norcia, e Filippo Neri. Che in quanto ai miti pagani, il santo a cui più di tutti Modigliani assomiglia è Apollo. Certo, le figure di Modigliani sono pure, come quelle dei pittori greci e romani. Il suo disegno è quanto quello delle Giocatrici di astragali (pittura ercolanense monocroma). Vale a dire che Modigliani è uguale al più bei disegno, che c’è rimasto, di mano degli antichi. Dopo gli antichissimi, soltanto Giambellino e Pisanello o Antonio Pollaiolo, o Hans Holbein disegnarono chiaro quanto Modigliani; ma nessuno disegnò più chiaro di lui. E, del nostro primo Rinascimento, lo stesso Piero della Francesca, l’istessissimo Masaccio gli sono inferiori. Piero della Francesca, è, rispetto a lui, duro, tagliente, spigolato, con rifiniture accademiche, adopera cose inutili; prende posizioni troppo ragionate a freddo. A freddo; come, poi, ragionò quasi sempre, nelle opere, ed anche nei disegni per l’Elogio della Pazzia di Erasmo, Hans Holbein. (L. BARTOLINI, “Modì”, 1938).
Ce ne sono stati tanti prima: con più genio, con più sapienza, con più resistenza, con più speranza. Ge ne sono stati tanti che sono andati più in là prima e dopo. Ma Modiglioni è uno. Modigliani è indivisibile. La sua storia comincia e finisce con lui. E anche la sua pittura. Modigliani è Punita dell’anima. Era un peccatore rovinoso, di quelli che bruciano e tutto consumano per arrivare al centro dell’anima. Il colore era l’emanazione di questo centro : la sua radice e la sua estasi. Quando s’è voluto teorizzare sulle sue gamme ne è venuto fuori un riassunto da laboratorio. Per raggiungere l’ansietà dei rossi Modigliani ha vissuto sul bruciato. Ha peccato. Ha espiato. Ha peccato ancora come santa Caterina cercava il suo rosso. Era un presentimento e una vocazione. Le donne erano fuoco. La pittura era fuoco. Parigi come Babilonia la capitale del male. La vedeva rossa come i senesi la città del demonio. E rosse le facce delle donne dai cui occhi l’anima dipartita alitava nell’aria arrossandola. Quando Modigliani consumò l’ultimo rosso morì. … Della Scuoia di Parigi non ha la variabilità degli stili ne l’intemperanza. Non si affanna dietro i sistemi. Non ha un sistema. Non ha idee da imporre ne da servire. Non è come Picasso un panorama. È un isolato come Rouault di cui ha Io stesso amore per le tonalità calde. Ma il suo bruciato non proviene da avventure luministiche. Non è una mano erudita come Derain. … L’espressione monodica è fondamentale nello stile di Modigliani. Al fondo dei suo essere c’è qualcosa di orientale non soltanto per l’origine semitica. La tendenza al simbolo e al motivo, la ripetizione, la forma chiusa e il colore. Quel ritmare e cadenzare. L’eleganza del segno ininterrotto che quasi raggiunge la stilizzazione. Quei caricare la linea e duttilizzarla sino alle curve più melodiose. La stessa insistenza di alcune effusioni. La puntualità dei ritorni e Io stretto numero del suo repertorio ridotto a una tipologia unica e facilmente riconoscibile. La fedeltà alla figura umana elevata a immagine. E questa immagine sempre ardente e piena di grazia che varia e si riproduce nella medesima fissità. La linea è intangibile. La struttura del corpo umano è l’orizzonte sensibile di questo orientale temperato in Toscana. (R. Carreri “Modigliani”, 1950).
… era lungi dall’essere soltanto un realista. Al contrario, egli risolse ripetutamente uno dei problemi più difficili della ritrattistica moderna : come esprimere la realtà oggettiva in rapporto con la segreta costrizione esercitata dall’artista. Il vigore del suo stile estingue la realtà puntuale, e di. fatto le sue figure hanno a volte il fascino dei pupazzi dei ventriloqui ; sono credibili e assolutamente dotate di carattere, ma sarebbero scialbe, inconcepibili senza l’animazione formale. (J. THRALL SOBY, “Catalogo della mostra all’Art Museum di Cleveland e al Museum of Modern Art di New York”, 1951).
… un giorno scopre l’arte negra; ma mentre Picasso vi ritroverà lo’spirito dei primitivi catalani, in quelle statuette — che amava Modigliani non sarebbe riuscito a scorgere nulla di toscano. La passione per Farle negra lo risolve a farsi scultore … Nessuno però ha capito perché di colpo egli abbandoni la scultura dopo i primi risultati importanti; perché l’abbandoni per ritornare alla pittura. Dalla scultura aveva ottenuto ciò che con tanta ansia cercava da anni; gii aveva rivelato se stesso, l’aveva restituito a un’Italia purificata .dal suo italianismo, un’Italia vera, nobile, popolare e piena di grazia. Sull’importanza del disegno in questa pittura, che forse non sarà geniale ma è schietta, viva, densa di risonanze, sull’eleganza manierata del suo arabesco quasi botticelliano è stato detto tutto. Invece, raramente si è chiarito quanto la pittura di Modigliani debba alla scultura, specie per la modellazione delle figure: il collo lungo, la sua attaccatura alle mascelle, l’ovale del viso, il profilo sottile del naso e gli occhi a mandorla, mezzo vuoti, sono caratteristiche della scultura, particolarmente di quella in legno. Pittura manierata, certo, ma sensibile, umana in un mondo dove Parte tendeva sempre più a disumanizzarsi, seguendo e precedendo gli esempi della vita. Pittura manierata, cioè meditata, l’ultima che rifletta ancora la poesia esistenziale, la dignità della condizione umana. Quanto all’eleganza espressiva delle figure, non si trattava d’altro che dell’eleganza eletta e armoniosa dell’arte toscana. Già, perché grazie a Modigliani l’Italia era presente a Parigi, soprattutto nei ritratti … nei quali, anche con le deformazioni espressioniste, Modigliani non manca mai di rispetto alla figura umana … (G. di San Lazzaro, “Modigliani Portraits”, 1957).
La carriera di Modigliani è la storia d’una lunga riflessione del e sul viso umano. I suoi capolavori ispirano Io stesso rispetto che si prova dinanzi all’abside dorata della cattedrale di Torcello, là dove si allunga e s’inchina al di sopra dei fedeli la Vergine col Bambino, oppure dinanzi alle Madonne senesi. Amedeo Modigliani traspone nell’universo profano del quadro di cavalletto la visione sensibile dei maestri da lui studiati e amati: nel cuore di una Babele cosmopolita reinventa una Bisanzio intima, ed egli stesso è il modesto basileus della vita privata dell’aldilà, il fra’ Amedeo degli angeli decaduti. Attraverso strade apparentemente fuori mano, sapendo benissimo — da Lautrec a Cézanne, dall’arte negra ai senesi — scegliere il meglio ovunque si nascondesse, Modigliani riscopre, senza la menoma traccia di ‘museo’ o di reminiscenza ossessiva, la pura tradizione della figura condotta al massimo dell’esaltazione, che va da Bisanzio ai senesi, dai Lorenzetti a Botticelli … Così una delle opere più fieramente silenziose di quel tempo è stata conclusa da un giovane che viveva nel centro stesso del tumulto … Una fra le opere più umane è stata pensata negli anni d’uno fra i maggiori scompigli dell’umanità che la storia abbia conosciuto. (C. Roy, “Modigliani”, 1958).
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