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Claude Monet: la vita artistica e l’Impressionismo
Claude Monet (1840 – 1926), l’Impressionista degli Impressionisti, viene avviato ed educato all’Arte dal petit-maìtre di Honfleur, Eugène Boudin (1824-1898) che lo incita, sempre più, a tenere presente soprattutto la prima impressione del soggetto che si trova a dover dipingere, e poi a prendere in considerazione tutto il resto, senza tradirne la freschezza con aggiunte di cose estranee, ad osservare attentamente la natura traendo da essa tutte le varietà degli attimi ed infine a gettare sulla tela il fiume in piena che scaturisce dal profondo del suo animo. Il motivo è dipinto dal vivo: vivo è il soggetto e vive sono le sue emozioni.
Monet, che già da giovanissimo sorprende tutta la popolazione di Le-Havre con le sue caricature, sviluppa le sue caratteristiche pittoriche diventando un serio pittore paesaggistico. Egli è spesso accompagnato dal suo maestro nell’esplorazione interna della città e delle varie coste del Nord. Molto presto Boudin si accorge che il suo allievo ha superato il maestro, quindi lo sollecita ad uscire fuori dall’ambiente natio ed a recarsi a Parigi, per poter stringere amicizia con pittori e personalità che contano nel mondo dell’Arte.
Monet infatti si reca a Parigi nel 1859, trascorre intere giornate al Salon, dove in quel periodo, sono esposti i dipinti di Corot e Daubigny; incomincia a frequentare la Brasserie des Martyrs, punto d’incontro nevralgico di artisti appartenenti al realismo, preferendola agli insegnamenti accademici presso le botteghe di celebri pittori. Si tiene lontano dalla pittura dei grandi artisti con formazione accademica perché egli ama troppo il calore della vita, il sentimento umano, la luce, il movimento, la cattura dell’attimo fuggente, tutte cose che non vorrebbe mettere in secondo piano, ma sviluppare il più possibile con una nuova tecnica rivoluzionaria. Rifiuta nettamente lo studio del chiaro-scuro perché l’applicazione di questa regola – sempre uguale in ogni suo schema – ruba la freschezza e l’immediatezza dell’emozione da rappresentare sulla tela.
Tutto questo però non piace al padre, quindi per accontentarlo frequenta i corsi liberi alla Académie Suisse (scelta fra le tante perché praticata soprattutto da parecchi paesaggisti) ed altri corsi presso Gleyre. L’unico vantaggio che ricava da questi corsi è la sincera amicizia con Pissarro. Monet continua per la sua strada che incomincerà a farsi, di giorno in giorno, sempre più in salita anche se interessante.
La sua tavolozza si fa sempre più pulita e limpida, i suoi tocchi sempre più frammentati ma decisi, la giustapposizione di macchie sempre più presente nelle tele: la tecnica è già quella dell’Impressionismo sebbene manchi ancora qualcosa. Si affiancano a Monet altri pittori, che trascinati dal suo entusiasmo, vanno anch’essi a Fontainebleau per provare l’emozione della pittura dal vivo, la cattura dell’attimo e l’impressione naturale, un istante prima della pennellata sulla tela. Questi sono Bazille, Renoir e Sisley, i quali dovranno in seguito fare a meno degli insegnamenti di tre Grandi Maestri come Manet (quel Manet non ancora impressionista) per il primo, Courbet per il secondo e Corot per il terzo.
Claude Monet, che ha già abbondantemente sperimentato l’en plein-air e, che fra tutti è il più temerario ed il più libero da preconcetti, assume un costante atteggiamento atto a spronare tutti gli altri avventurieri verso la conquista impressionista. La prima conquista è la trasformazione del linguaggio della paesaggistica: da statico a dinamico, realizzato per mezzo di un’intima partecipazione dell’artista, che cambia la sua sensibilità al continuo mutamento della luce, dell’atmosfera, dello scorrere della vita quotidiana, scandita da molteplici “attimi”.
Il biennio 1865 – 1866, per quanto riguarda la sua carriera artistica, è di estrema intensità, raggiunge livelli elevati con conseguenti successi proprio per il suo nuovo e rivoluzionario linguaggio pittorico: il pubblico e gli studiosi di Storia dell’arte vengono colpiti dalle sue opere per le vibrazioni cromatiche, la brillantezza, la briosità, l’effetto luce, il movimento, la musicalità e, soprattutto per i messaggi emotivi e per la originale creatività dell’artista.
A questo punto si aprono completamente le porte dell’indipendenza, non solo per Monet, ma anche per il movimento impressionista da lui fortemente voluto. Il gruppo di Claude è finalmente libero e padrone assoluto della propria tecnica e, neanche i grandissimi esponenti della pittura – come Courbet e Corot che impartiscono autorevoli lezioni – riescono più a correggere la gestualità, il tocco, l’improvvisazione che fissa “l’attimo”, le macchie di colore puro e, soprattutto l’esclusione di qualsiasi ripensamento riguardante i particolari che sono entrati nella tela come un fiume in piena. Gli anni che seguono il 1870 sono per Monet di vera gloria, ma il gruppo impressionista stenta ancora a decollare.
Numerose sono le riunioni del gruppo – Monet, Renoir, Pissarro – ai quali si aggiunge anche Sisley, per cercare di organizzare una mostra, ma non trovano né fondi né altri pittori che possano prendere parte con quote di partecipazione. Soltanto nel 1874, unendosi al gruppo Degas e Berthe Morisot, riescono a convincere altri pittori e ad allestire la tanto desiderata mostra, che però non riuscirà a cambiare lo stato delle cose.
Dovranno passare altri anni di scherno ed umiliazioni per affermarsi, grazie anche all’apporto di nuovi talenti come Burty, Riviere, Silvestre, Martelli, Huysmans e Duranty. Dopo il 1880, quando il pubblico e gli studiosi di Storia dell’arte accettano di buon grado il nuovo modo di rappresentare la realtà, il gruppo entra in crisi perché due dei suoi grandi esponenti fondatori, Renoir e Pissarro, sentono il bisogno di ritornare alle forme classiche (il primo) ed alla ulteriore frammentazione delle macchie (il secondo), avvicinandosi al nuovo scientifico metodo iniziato dal giovane Seurat. Ma … l’Impressionismo no! Ormai è partito a vele spiegate e continuerà ad essere apprezzato sempre più.
Cenni biografici su Claude Monet
Nasce a Parigi, secondo figlio di Claude Auguste e di Louise Justine Aubry. La famiglia Monet nel 1845 si trasferisce a Le Havre dove il padre inizia a gestire un negozio di forniture per le navi insieme al fratello della moglie Jacques Lecadre. Già da molto giovane comincia a fare disegni, a matita e carboncino, e a vendere i suoi lavori come caricature (alla bella somma di circa 15 franchi l’una) di personalità che vivono in città, acquistando fama e un bel gruzzolo.
Nel 1856 studia disegno in privato da Jacques François Ochard, insegnante che opera nella scuola da lui frequentata, dove conosce il pittore Eugène Boudin, il suo vero, primo e grande maestro, che gli insegna i trucchi della pittura e come ogni cosa dipinta dal vivo abbia sempre una certa forza, una potenza, una grande vivacità di tocco, che mai si ritroverebbero all’interno di un atelier. Eugène Boudin lo indirizza perciò alla pittura dei paesaggi en plein air e con lui partecipa ad una sua mostra a Rouen con la sua prima opera, Veduta di Rouelles.
Monet scriverà nelle sue memorie che Boudin” intraprese la sua opera di insegnamento con instancabile gentilezza. I miei occhi si aprirono e compresi finalmente la natura; imparai al tempo stesso ad amarla. L’analizzai nelle sue forme con la matita, la studiai nei suoi colori. Alcuni mesi dopo annunciai a mio padre che volevo diventare un pittore e che sarei andato a vivere a Parigi per imparare l’Arte della Pittura”.
Nel 1857 muore sua madre Louise Justine Aubry. Il padre di Monet chiede al Municipio di Le Havre che gli venga corrisposta una borsa di studio che lo aiuti a studiare a Parigi. Non gliela concedono, ma grazie ai risparmi accumulati, Claude parte deciso per la capitale, per studiare presso l’Académie Suisse, al Quai des Orfèvres, dove non ci sono professori ma solo modelli. Qui conosce Delacroix, Pissarro e Courbet. Con Pissarro stringe una forte amicizia e con lui va spesso a mangiare alla Brasserie des Martyrs, frequentata dagli artisti realisti, oltre che dal critico Duranty e Baudelaire.
Frequentando il Café Guerbois conosce Manet e Constant Troyon, pittore della Scuola di Barbizon nei Salons. Constant Troyon incomincia ad apprezzarlo e gli consiglia di approfondire le sue ricerche nel disegno frequentando la scuola di Couture. Claude Monet non dà ascolto a quel consiglio, e segue soprattutto la pittura del pittore di paesaggi Daubigny; il 24 maggio 1860 esce sulla rivista Diogène la sua ultima bellissima caricatura, quella di Lafenière, un notissimo attore del suo periodo. In ottobre gli arriva la chiamata per il servizio militare. Va quindi ad Algeri nel 1861 nel Reggimento dei Cacciatori d’Africa e, viene affascinato dai colori e dalla luce e di quei posti.
Opere di Monet (si vedano soprattutto quelle con descrizioni dettagliate)
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1864 Natura morta, Musée d’Orsay di Parigi, anno 1866.
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La terrazza a Sainte-Adresse, Metropolitan Museum of Art di New York, anno 1865.
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Déjeuner sur l’herbe, Parigi, Musée d’Orsay, anno 1867.
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Signora in giardino a Sainte-Adresse, Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo, anno 1866.
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Donne in giardino, Parigi, Musée d’Orsay, anno 1870.
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L’Hotel des Roches Noires à Trouville, Musée d’Orsay, anno 1867.
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Spiaggia a Sainte-Adresse, Art Institute di Chicago, anno 1868.
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La colazione, Städelsches Kunstinstitut di Francoforte , anno 1870.
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Spiaggia a Trouville, Wadsworth Atheneum di Hartford anno 1873.
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Colazione in giardino, Parigi, Musée d’Orsay , anno 1872.
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Il bacino di Argenteuil, Parigi, Musée d’Orsay, anno 1873.
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Riposo sotto i lillà, Musée d’Orsay, anno 1872.
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Impression, soleil levant, Musée Marmottan Monet di Parigi, anno 1881.
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Lavacourt d’inverno, National Gallery di Londra, anno 1873.
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I papaveri, Parigi, Musée d’Orsay, anno 1872.
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Regate ad Argenteuil, Parigi, Musée d’Orsay. anno 1873.
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Il carnevale al boulevard des Capucines, Mosca, Museo Puškin anno 1874.
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Il ponte di Argenteuil, Neue Pinakothek di Monaco. anno 1873.
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Lillà al sole, Mosca, Museo Puškin. anno 1881.
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Tempo calmo a Pourville, Kunstmuseum di Basilea. anno 1874.
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Il ponte della ferrovia ad Argenteuil, Parigi, Musée d’Orsay . 1874.
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Le barche, regate ad Argenteuil, Parigi, Musée d’Orsay. anno 1875.
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Strada coperta di neve ad Argenteuil, Bridgestone Museum of Art di Tokyo. anno 1876.
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Il ponte ad Argenteuil, National Gallery di Washington. anno 1877.
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Il giardino degli Hoschedé a Montgeron, San Pietroburgo, Ermitage. anno 1877.
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Stagno a Montgeron, San Pietroburgo, Ermitage. anno 1880.
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La Montalbaantoren ad Amsterdam, Collezione Bührle di Zurigo. anno 1877.
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I tacchini, Parigi, Musée d’Orsay. anno 1877.
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La Gare Saint-Lazare, Cambridge, Fogg Art Museum. anno 1877.
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La Gare Saint-Lazare, Parigi, Musée d’Orsay. anno 1877.
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La Gare Saint-Lazare, Parigi, Musée d’Orsay. anno 1878.
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La rue Montorgueil a Parigi – Festa del 30 giugno anno 1878.
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Scogli a Belle-Ile (Le guglie di Port-Coton), Museo Puškin di Mosca. anno 1887.
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La barca blu, Madrid, Collezione Thyssen-Bornemisza. anno 1886.
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Covone a Giverny, San Pietroburgo, Ermitage. anno 1886.
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Donna con il parasole girata verso sinistra, Parigi, Musée d’Orsay. anno 1888.
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Prati a Giverny, San Pietroburgo, Ermitage. anno 1888.
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Mattino ad Antibes, Museum of Art di Cleveland anno 1887.
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La barca a Giverny, Parigi, Musée d’Orsay . anno 1889.
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Covone presso Giverny, Mosca, Museo Puškin. anno 1894.
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La Cattedrale di Rouen mezzogiorno, Mosca, Museo Puškin. anno 1894.
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La Cattedrale di Rouen, primo sole, Parigi, Musée d’Orsay. anno 1891.
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Pioppi sull’Epte, Londra, Tate Gallery. anno 1894.
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La Cattedrale di Rouen, effetti di luce mattutina, Parigi, Musée d’Orsay. anno 1894.
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La Cattedrale di Rouen, la sera, Mosca, Museo Puškin. anno 1894.
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La Cattedrale di Rouen in pieno sole, Parigi, Musée d’Orsay. anno 1898.
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Ninfee rosa, Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. anno 1899.
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Lo stagno delle ninfee, armonia verde, San Pietroburgo, Ermitage . anno 1897.
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La Senna a Giverny, Parigi, Musée d’Orsay.
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1900, Lo stagno delle ninfee, armonia rosa, Parigi, Musée d’Orsay. anno 1899.
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Ninfee bianche, Mosca, Museo Puškin. anno 1904.
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Il Parlamento di Londra, Parigi, Musée d’Orsay. anno 1903.
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Il Ponte di Waterloo, San Pietroburgo, Ermitage. anno 1918.
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Ninfee rosa, Parigi, Musée d’Orsay. anno 1910.
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Il ponte giapponese, Parigi, Musée Marmottan. anno 1918.
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Ninfee, Museum of Modern Art di New York. anno 1917.
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Autoritratto, Musée de l’Orangerie di Parigi anno 1918.
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Ninfee blu, Parigi, Musée d’Orsay. anno 1918.
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Vasca con ninfee, Parigi, Musée d’Orsay.