Venere allo specchio di Diego Rodriguez de Silva y Velàzquez
Sull’opera: “Venere allo specchio”o “Venere e Cupido” è un quadro autografo di Velázquez realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1650 (alcune fonti indicano il 1648), misura 122,5 x 175 cm. ed è custodito alla National Gallery di Londra.
La tematica è ispirata alla mitologia romana, e la Venere viene rappresentata adagiata delicatamente su un lettino. Cupido di fronte a lei le porge lo specchio. La dea è completamente nuda, ripresa di schiena per il rigore delle inquisizioni spagnole del periodo. Il volto è del tutto celato, salvo un delicato ma abbondante profilo, mentre il riflesso dello specchio che Cupido le sta porgendo permette di vederne i caratteri frontali, almeno nella parte illuminata.
Il contrasto cromatico è molto evidente fra i toni caldi della parte alta e quelli freddi della parte bassa. I colori pastosi e vigorosi delle lenzuola grigie-azzurrine, dei tendaggi rosso carminio e dello sfondo fanno risaltare ancor di più la morbida carnagione della dea. Il soggetto è a carattere mitologico e vuole rappresentare il divino che si nasconde negli aspetti della normale vita di tutti i giorni.
Prima di Velázquez altri grandi artisti come Tiziano, Rubens e Tintoretto avevano trattato il tema della Venere; questo sicuramente avrebbe stimolato l’artista alla realizzazione dell’opera in esame. Le morbide ed eleganti forme provengono dallo studio della statuaria classica.
La pittura spagnola è restia a creare nudi femminili; infatti la Venere allo specchio, insieme alla Maja desnuda di Francisco Goya risultano gli unici nudi nel corso della storia dell’arte spagnola fino a questo periodo. Secondo alcuni studiosi, Velázquez avrebbe realizzato altri nudi femminili di cui ne sarebbero perdute le tracce.
L’opera è stata realizzata in Italia alla fine del secondo soggiorno romano di Velázquez (1649-1659), e probabilmente la modella impiegata era una sua amica pittrice ed amante.