Breve biografia del Tintoretto (Venezia 1518-9 – Venezia 31/05/1594)
Pagine correlate all’artista: Le opere – La critica nei secoli – La critica del Novecento – Il periodo artistico – La pittura veneta del suo periodo – bibliografia.
Biografia
Un’intera vita artistica a Venezia
Jacopo Robusti detto Tintoretto (appellativo nato non dalla sua arte di “tingere” ma dal mestiere “tintore di panni” che faceva il padre), porta avanti la sua intensa vita artistica prevalentemente a Venezia. Fanno eccezione un suo breve soggiorno a Roma nel 1545 ed un altrettanto fugace viaggio a Mantova nel 1580.
Poche notizie sull’artista
Purtroppo della sua vita abbiamo poche e frammentarie notizie, tanto che nemmeno la data di nascita è certa, perché presa dal certificato di morte, dato che l’atto di battesimo è stato distrutto nell’incendio degli archivi di S. Paolo.
Passa le prime esperienze nel campo dell’arte nello studio di Tiziano Vecellio, il quale, dopo brevissimo tempo, lo caccia via per le forti divergenze con il giovane allievo che troppo spesso vuole fare di testa sua.
Le prime opere
Le sue prime opere datate sono la “Cena di San Marcuòla” del 1547, fortemente influenzata dal suo maestro nelle gradazioni cromatiche, e “La liberazione dello schiavo” del 1548. Quest’ultima è commissionata per la confraternita di religiosi della Scuola Grande di S. Marco, con la quale Tintoretto acquista una notevole visibilità nel grande pubblico. Più tardi, sempre per lo stesso lavoro, l’artista riceverà una lettera di elogio da Pietro Aretino. Sono del 1562 i teleri che raffigurano i Miracoli di San Marco, le “Storie dell’infanzia della Madonna e di Cristo”, le “Storie della passione” e le Storie dei Testamenti.
In questi dipinti si mescolano il naturale con il sovrannaturale sprigionando una ammirevole efficacia raffigurativa, come pure nel “Serpente di bronzo” posto nella grande sala della Scuola.
Il grande ciclo di S. Rocco
Nel 1564, in seguito alla decisione del consiglio della Scuola Grande di San Rocco, Tintoretto inizia un’imponente opera che avrà la durata di circa un ventennio.
Collaborando con il consiglio della Scuola riesce a riempire completamente le sale della struttura realizzando un importante poema figurativo, di tale levatura da essere paragonato, da alcuni critici, a quello della Cappella Sistina di Roma o della Cappella Brancacci di Firenze.
La tematica della grande opera realizzata sulle pareti, tutta a matrice religiosa, tratta “La Passione”. Dalla scena del “Cristo davanti a Ponzio Pilato” a quella della “Crocifissione”. Si rileva un linguaggio pittorico ormai completamente acquisito e una composizione figurativa con segni di evidente teatralità, frutto di una grande sensibilità per i valori dinamici e spaziali.
Dal 1575 Tintoretto inizia la realizzazione delle tele a sfondo biblico per il soffitto della Sala Grande della Scuola di S. Rocco (al primo piano) e quelle per le pareti, con tematiche evangeliche. I lavori vengono portati a termine nel 1581 e mostrano eleganti variazioni cromatiche con caratteristici giochi di luci ed ombre.
L’ultimo periodo
Negli anni che seguono e, precisamente tra il 1583 ed il 1587, porta a compimento il Grande Ciclo di S. Rocco con le tele “Vita dell’infanzia di Gesù Cristo”, “Vita della Vergine”, “S. Maria Egiziaca in meditazione”, e “S. M. Maddalena leggente”.
Tra le sue ultime opere spiccano quella raffigurante il “Paradiso” nel Palazzo Ducale – eseguita con una vasta ed attiva collaborazione dei suoi assistenti – e i lavori realizzati per il presbiterio di S. Giorgio Maggiore. Le due composizioni effondono un’intensa tensione emotiva, drammaticamente tipica di Tintoretto, con accenti altamente contemplativi.
Altra curiosità nei suoi nomi
Il suo vero nome è Jacopo Comin, mentre “Robusti” deriva dalla robustezza delle porte di Padova realizzate dal padre. Notizia recentissima del gennaio 2007 rilevata da Miguel Falomir responsabile del Museo del Prado di Madrid Altro appellativo oltre a quello del Tintoretto è il “Furioso” derivato dalla drammatica energia sprigionata dalle sue opere.
Frammenti
La luce diventa l’elemento principale nella rappresentazione fantastica del Tintoretto, il quale si può permettere qualsiasi tipo di evasione, compresa quella relativa alle regole del naturalismo, trasfigurando la visione – facendogli prendere altre forme – e il cromatismo. I suoi cicli diventano sanguigni.
Il cromatismo nel primo periodo del Tintoretto è più vivace e la forma è ben più disegnata.
Il cromatismo nel secondo periodo del Tintoretto si fa più pregiato ed i toni si fanno più caldi.
Il cromatismo nel terzo periodo del Tintoretto si fa livido, scuro e perde contrasto.
La luminosità che apparteneva in modo del tutto irrazionale al Rosso Fiorentino, adesso appartiene al Tintoretto, ma scorre in modo più fluido.
Negli effetti di luce del Tintoretto, il colore si unifica e perde vigore di quel tanto da ottenere effetti più efficaci nel chiaroscurale che nelle gamme cromatiche.
Il cromatismo nel Tintoretto si rinnova continuamente con un’ansia ricca di straordinaria immaginazione.