Luca Signorelli: Predica e morte dell’Anticristo
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Sull’opera: “Predica e morte dell’Anticristo” è un affresco realizzato intorno al 1499-1502 da Luca Signorelli e suoi aiuti, appartenente al ciclo delle “Storie degli ultimi giorni” nella Cappella di San Brizio (Cappella Nova) del Duomo di Orvieto.
L’Anticristo è la prima raffigurazione del ciclo, che si incontra subito a sinistra dopo l’ingresso nel duomo.
Per il tema trattato e per come esso viene svolto nella presente composizione, il riquadro costituisce un caso unico nella Storia dell’arte italiana. Una raffigurazione a carattere monumentale tratta dal “De ortu et tempore Antichristi” – testo variamente attribuito, allora fortemente legato alla tormentosa attesa del secondo millennio – e dalla Leggenda Aurea.
L’avvento di falsi Messia, inoltre, lo troviamo negli scritti profetici sugli Ultimi Giorni del Vangelo secondo Matteo (24, 5-10).
L’Anticristo viene raffigurato dal Signorelli in primo piano mentre predica alla folla da sopra un piedistallo. Esso, nelle fattezze, è simile a Gesù Cristo ma viene mosso dal demone che sta al suo fianco e che gli detta precisi ordini all’orecchio, guidandogli i gesti in modo assai disarticolato, come se fosse inanimato (si noti a tal proposito il braccio sinistro di Satana che si sostituisce completamente a quello dell’Anticristo). Esso è attorniato da molta gente, dislocata in vari gruppi, che ha offerto lussuosi doni e generose elargizioni, apparendo già irrimediabilmente corrotta dai suoi discorsi.
Nella zona a sinistra appaiono scene di grande degrado: un uomo sta compiendo un’efferata strage, una giovane donna sta ricevendo soldi dopo essersi prostituita con un anziano mercante, mentre altre figure di basso rango sono in atteggiamenti di pura spavalderia [Paolucci, cit., pag. 290].
I personaggi, che indossano vestiti dell’epoca contemporanea, furono identificati dal Vasari: Cesare Borgia (figura barbuta con il cappello rosso, all’estrema sinistra), Pinturicchio, Vitellozzo Vitelli e Nicolò Paolo Vitelli, Giovanni Paolo e Orazio Baglioni, quest’ultimo l’erede dei Monaldeschi (quello a destra del finto Messia con le mani appoggiate fianchi), Enea Silvio Piccolomini (la figura calva tozza e corpulenta) [Touring, cit., pag. 599].
Secondo alcuni studiosi esiste un collegamento diretto alle contemporanee di vicende religiose con il Savonarola, le cui prediche infiammarono di ardore gli ambienti fiorentini prima che fosse mandato al rogo, il 23 maggio 1498 per eresia, da papa Alessandro VI (Xàtiva, 1431 – Roma, 1503).
Tutto sommato, malgrado la controversa condanna, Orvieto e dintorni rimanevano fedelmente ancorati alla religione tradizionale e perciò pronti a recepire tale messaggio, e lo stesso artista, saldamente protetto dalla famiglia de’ Medici, considerava certamente negativo il rovesciamento democratico che il frate ribelle stimolava per Firenze.
Dietro alla scena principale, in uno sfondo molto spazioso in cui spicca un enorme edificio in stile classicheggiante (secondo alcuni, una rappresentazione del tempio di Salomone a Gerusalemme), appaiono altri raggruppamenti di personaggi e soldati neri (figure aggiunte in secondo tempo a “secco” [Touring, cit., pag. 600]).
L’edificio, che rappresenta comunque la Chiesa, è a pianta centrale con quattro pronai, che assumono alla base la forma di una croce greca, con al centro due tiburii e, verosimilmente nella parte nascosta dall’arco in primo piano, una cupola che prosegue idealmente oltre il riquadro affrescato.
Anche in secondo piano si consumano scene orrende ed altri eventi fenomenali, legati al messaggio dominante con la stessa vivace ed intensa forza narrativa. A destra, di fronte al tempio, l’Anticristo decide le esecuzioni capitali dei due “testimoni” Enoch ed Elia, mentre nella zona centrale sta compiendo un miracolo facendo risorgere un morto per rafforzare agli occhi del gruppo la sua falsa identità.
Più sotto, verso destra, un gruppetto di religiosi che dopo aver consultato le Scritture scoprono l’inganno del falso personaggio e si stringono in preghiera, rendendosi anche conto, probabilmente, delle orrende vicende future: 1290 giorni di dominio anticristiano già profetizzati da Daniele [Touring, cit., pag. 600].
Infine, sulla sinistra, compare la narrazione che chiude delle vicende dell’Anticristo, dove l’Arcangelo Michele, scendendo dal cielo, lo trafigge in pieno con la spada, facendolo precipitare a testa in giù, mentre invia raggi infuocati uccidendo i suoi seguaci [Touring, cit., pag. 600]. Si tratta secondo gli studiosi del migliore episodio, non solo del presente riquadro ma dell’intero ciclo, almeno riguardo l’originalità narrativa e la fantastica evocazione. I due personaggi all’estrema sinistra, con vesti scure, sono stati identificati in Luca Signorelli e Beato Angelico.