Cristo morto compianto da quattro angeli di Rosso Fiorentino

Rosso Fiorentino: Cristo morto compianto da quattro angeli

Rosso Fiorentino: Cristo morto compianto da quattro angeli
Cristo morto compianto da quattro angeli, anni 1525-1526, olio su tavola, 133,5 x 104 cm., Museum of Fine Arts, Boston.

Sull’opera: “Cristo morto compianto da quattro angeli” è un dipinto autografo di Rosso Fiorentino realizzato con tecnica a olio su tavola nel 1525-26, misura 133,5 x 104 cm. ed è custodito nel Museum of Fine Arts a Boston. 

 Dalle Vite del Vasari si ricava l’opera fu realizzata per Leonardo Tornabuoni, l’allora vescovo di Sansepolcro, uno dei moltissimi prelati fiorentini alla corte di papa Clemente VII (Firenze, 1478 – Roma, 1534).

L’identificazione purtroppo viene resa più difficile dal fatto che il Vasari parlò di due angeli anziché quattro e che non specificò dove la pala venisse destinata.

Da alcune ricostruzioni dei fatti risulterebbe che il dipinto fosse ancora nelle mani del Rosso nel periodo del Sacco di Roma (1527) e che l’avesse affidato a una suora fiorentina del convento di San Lorenzo in Colonna.

Un documento riporta come più tardi l’artista cercò di rivendicare i beni lasciati a Roma durante la sua fuga, tra cui soprattutto un Cristo morto attorniato da angeli.

Una ventina d’anni più tardi la pala però si trovava ancora a Roma ed apparteneva a Monsignor Della Casa, come riporta lo stesso Vasari nella prima edizione delle Vite (1550), e nella seconda (1568) indicandola come pervenuta agli eredi di Giovanni Della Casa (morto nel 1556).

Per quanto riguarda l’originaria sistemazione della pala, sono state avanzate diverse ipotesi, sia relative ad ubicazioni presso la capitale, che a Borgo San Sepolcro, sede del vescovo Tornabuoni.

Più recentemente alcuni studiosi hanno ipotizzato che l’opera facesse parte della decorazione della Cappella Cesi (pagina precedente) in Maria del Popolo [Natali, cit., p. 164 ]. Se così fosse la pala sarebbe pervenuta al vescovo di Sansepolcro in secondo tempo (alla risoluzione del contratto con Angelo Cesi), magari in seguito ad un nuovo restauro architettonico della cappella che richiedeva una pala con misure più grandi.

Secondo Natali (cit., p. 171) non sarebbe da scartare neanche l’ipotesi che la tavola, realizzata nella sua modernità, fosse stata respinta, come avvenne per altri lavori del Rosso.

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