Domenico Ghirlandaio (Firenze, 1449 – Firenze, 11 gennaio 1494)
Pagine correlate all’artista: Il Ghirlandaio dalle Vite di Giorgio Vasari in pdf – Opere del Ghirlandaio – Elenco delle opere – Periodo artistico 1 – Periodo artistico 2 – Filippino Lippi e Sandro Botticelli – Bibliografia.
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Nel 1472 l’artista certificò il termine del suo apprendistato iscrivendosi alla Compagnia di San Luca dei pittori [Quermann, cit., pag. 6].
I primi lavori del Ghirlandaio realizzati in piena indipendenza si trovano nelle chiese di paesi di campagna dell’entroterra fiorentino.
La prima sua opera nota è una decorazione ad affresco con i “Santi Girolamo, Barbara e Antonio Abate” nella pieve di Cercina, realizzata intorno al 1471-72. Trattasi della fascia mediana di una nicchia semicircolare, in cui l’artista simulò un’efficace architettura con nicchie in marmo separate da pilastri gravanti su una cornice. Quest’ultima è impreziosita da modanatura su specchiature in marmo altrettanto simulato.
Nelle nicchie appaiono San Girolamo, Santa Barbara e Sant’Antonio Abate, tutti caratterizzati da un sottile e fluente contorno comprendente un solido ed armonioso cromatismo, che richiama la pittura di Domenico Veneziano.
Nelle tre figure, in particolare in quella del San Girolamo, si evidenzia la scrupolosità del pittore nella rappresentazione delle forme anatomiche nonché nel conferimento della forza plastica, echeggianti la pittura di Andrea del Castagno, sebbene l’intero contesto risulti abbastanza morbido e quasi privo di movimento e di drammaticità.
Subito dopo l’esecuzione dell’opera di Cercina il Ghirlandaio, tramite la ricca famiglia dei Vespucci, riuscì a farsi conoscere dai Medici, per i quali realizzò, nella loro cappella in Ognissanti a Firenze, una “Madonna della Misericordia” (descrizione della Cappella Vespucci) ed una “Pietà”. La cappella, entro una nicchia nella navata, alterata nel corso dei secoli da consistenti rimaneggiamenti, venne costruita nel 1472, mentre le decorazioni furono realizzate entro il 1475, periodo in cui il pittore era impegnato anche in altre commissioni.
Nel gruppo di figure ubicate sotto il manto della Madonna viene identificato anche il grande navigatore Amerigo Vespucci. In queste prime opere lo stile di Domenico si presenta già abbastanza ben definito, soprattutto nella cura dei tratti fisiognomici, dai quali traspare l’indagine per la rappresentazione del vero, che rende diverse tra loro le espressioni dei suoi personaggi.
In quello stesso periodo furono eseguiti il “Battesimo di Cristo” e l’affresco della “Madonna col Bambino in trono tra i santi Sebastiano e Giuliano” (Chiesa di Sant’Andrea a Brozzi presso Firenze).
La prima sua prima grande opera a noi pervenuta, dove si evidenzia chiaramente che il suo stile personale e ormai maturo, è quella relativa agli affreschi nel Duomo di San Gimignano. Trattasi della decorazione della Cappella di Santa Fina, commemorativa della omologa santa, una paraplegica locale morta nel 1253.
A partecipare alla grande creazione furono chiamati, oltre che il Ghirlandaio per la decorazione pittorica laterale (due grandi lunette) con storie della santa, altri artisti fiorentini di notevole fama, tra cui i fratelli Giuliano e Benedetto da Maiano. Il primo per la parte architettonica, l’altro per quella scultorea.
Nelle “Esequie di santa Fina” Domenico raffigurò una serie di ritratti assai realistici e carichi di umanistica espressività, che diventarono uno fra punti di riferimento più apprezzati per le ricche committenze e i facoltosi mecenati dell’ambito fiorentino, che investivano sulle pregiate qualità dell’artista. Si pensa, non a caso, per l’appunto, che tra le figure presenti nella composizione si dovessero identificare i ritratti dei committenti dell’opera.
Da documentazioni certe, datate 1475, si ricava che il Ghirlandaio in quell’anno si trovasse a Roma col fratello David per la realizzazione di un ciclo di affreschi (andati perduti) nella Biblioteca Vaticana.
Negli ambienti della capitale fu accolto da importanti banchieri fiorentini ivi residenti, tra i quali il famoso Giovanni Tornabuoni, tesoriere di Sisto IV e capo della filiale romana del Banco de’ Medici. Su commissione di quest’ultimo realizzò, nel 1477 in Santa Maria sopra Minerva, due Storie raffiguranti San Giovanni Battista e due con la Madonna per la cappella funeraria di Francesca Pitti, la moglie morta in quell’anno durante il parto. Tutte e quattro le narrazioni sono andate perdute. A Roma l’artista eseguì anche due ritratti di Giovanna Tornabuoni, nuora di Giovanni, anch’essa precocemente scomparsa.
Rientrato entro il 1480 a Firenze il Ghirlandaio sposò Costanza di Bartolomeo Nucci dalla quale ebbe, nel 1483, il figlio Ridolfo, anch’egli apprezzato pittore, protagonista della pittura fiorentina della prima metà del Cinquecento. In data imprecisata si sposò in seconde nozze con Antonia di ser Paolo Paoli, dalla quale ebbe nove figli [Micheletti, cit., pag. 9.]. Gli fu richiesto dalla famiglia Vespucci di realizzare un affresco con un San Girolamo a guisa di pendant per il Sant’Agostino di Botticelli, ritenuto tradizionalmente con cronologia appena anteriore (si pensa intorno al 1480).
Ghirlandaio conferì al santo una serenità convenzionale, rendendo protagonista, più che la figura, la serie di oggetti ordinatamente raffigurati sulle mensole e sullo scrittoio. Domenico forse si ispirò alla pittura nordica, che rimanda al “San Girolamo” di Jan van Eyck.
Il dipinto fiammingo, con tutta probabilità, allora si trovava nelle collezioni d’arte di Lorenzo il Magnifico.
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