Fra’ Bartolomeo: Sacra Famiglia (Palazzo Pitti)
Sull’opera: “Sacra Famiglia” è un dipinto di Fra’ Bartolomeo realizzato su tavola, misura 102 x 90 cm. ed è custodito nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze.
Spostamenti: dal 1663 a Palazzo Pitti a Firenze.
Restauro: dal 1971 al 1972, Alfìo Del Serra, Firenze.
Trattati, cataloghi e pubblicazioni: ASF, Guardaroba 725 (1663), c. 97v; ASF, Guardaroba, 932 (1687), c. 58v; Imperiale e Real Corte 4683 (1793-95), t. II, cc. 691v e 692r; Imperiale e Real Corte, 4702 (1829), II, n° 4561; Inghirami, 1819, p. 32; 1828, p. 48; 1834, p. 44; Bardi, I, 1837; Chiavacci, 1859, p. 122; Rusconi, 1937, pp. 57 e 58, Ciaranfi, 1964, p. 38; Chiarini, 1988, p. 22; Serena Padovani in “L’età di Savonarola – Fra’ Bartolomeo e la Scuola di San Marco” pag. 112, Marsilio Editori, 1996 (fonte delle presenti informazioni).
Quando la composizione pervenne a Palazzo Pitti, nel 1663, non aveva alcuna assegnazione. Dall’inventario del Museo di quell’anno è assai verosimile che “quadro in tavola entrovi dipinto la Madonna Santissima con Nostro Signore in collo bambino, con S, Givannino che s’abbaracciano, e S. Elisabetta appo” possa essere identificato con la presente “Sacra Famiglia”. Salvo la non citazione del San Giuseppe tutto il resto corrisponde perfettamente, anche le dimensioni, indicate come “alto B 1 3/4 e Largo B 1 2/3 incirca”.
In un altro inventario di Palazzo Pitti, quello redatto nel 1687, la descrizione della tavola risulta ancor più dettagliata, per cui l’identificazione diventa assolutamente certa. In quell’anno l’opera era appesa alla parete di una camera del Gran Principe Ferdinando, (la quinta sala, quella denominata “dei Pappagalli”), con autografia un po’ più mirata: “di mano di Fra’ Bartolomeo, o Mariotto Albertinelli con adornamento intagliato e dorato”.
Finalmente nell’inventario del 1829, la composizione viene accompagnata dalla descrizione (riferimento n° 4561, sala dell’Educazione di Giove) come assegnata a Fra’ Bartolomeo con l’ “adornamento scorniciato, intagliato e dorato” come adesso si presenta, con intagli dorati e con quattro piccoli angeli disposti negli angoli in posizioni simmetricamente contrapposte, attorniati da decorazioni vegetali di gusto neomanieristico, riferibile al periodo di fine Seicento (cfr. scheda d’archivio n. 81, del 1988, a cura di F. Fumi Cambi Gado).