Filippino Lippi e Pietro Perugino: Polittico dell’Annunziata
Sull’opera: Il “Polittico dell’Annunziata” è costituito da una serie di dipinti, iniziati nel 1504 da Filippino Lippi e portati a termine dal Perugino. I riquadri – tavola principale con due stesure pittoriche (attualmente divise), su recto e verso, e una predella comprendente sei pannelli – furono eseguiti con tecnica a olio su tavola e portati a termine nel 1507.
Descrizione e storia
Le composizioni principali misurano 333 x 218 cm. e sono custodite nella Galleria dell’Accademia a Firenze (“Deposizione” di Filippino Lippi e Pietro Perugino) e nella basilica della Santissima Annunziata della stessa città (“Assunzione” di Pietro Perugino).
Gli elementi della predella (Perugino) si trovano in tre musei statunitensi ed in una collezione privata africana (si veda la tabella sotto riportata).
L’avvio dell’opera
L’opera fu iniziata dal Lippi per l’altare maggiore della della Santissima Annunziata a Firenze.
Qualche anno prima allo stesso artista, per la stessa chiesa, venne commissionato però un dipinto diverso (un cartone con la Vergine, il Bambino e sant’Anna) che Filippino lasciò incompleto perché chiamato, nel 1502, al servizio di Cesare Borgia (Roma, 1475 – Viana, 1507), e che fu completato da Leonardo da Vinci.
La committenza della presente opera, che appare con un tema del tutto diverso da quello iniziale, ricadde quindi di nuovo su Filippino Lippi. Con la morte di quest’ultimo, avvenuta nell’aprile del 1504, il lavoro, già avviato nel riquadro principale, fu affidato al Perugino, che lo completò, con l’Assunta ed i sei pannelli della predella, nel 1507.
Il pittore umbro, secondo Adolfo Venturi, avrebbe avuto come assistente Andrea d’Assisi (Assisi, 1480 – 1521), mentre per il Gamba si servì del giovane Raffaello Sanzio, ipotesi, quest’ultima, che non ebbe seguito presso gli studiosi di Storia dell’arte.
L’aspra critica
L’opera, per la ripetitività delle scene raffigurate, venne brutalmente criticata dai fiorentini. Il Vasari riporta le parole con le quali il pittore cercò di difendersi dagli attacchi verbali: “Io ho messo in opera le figure altre volte lodate da voi e che vi sono infinitamente piaciute: se ora vi dispiacciono e non le lodate più che ne posso io?”.
È però risaputo che in quel particolare periodo il Vannucci aveva impiegato più volte gli stessi cartoni, tendendo più ad impostare la qualità nell’esecuzione pittorica che nella creatività, soprattutto quando l’aiuto di bottega gli scarseggiava o era completamente assente.
Agli inizi del Cinquecento la varietà e l’invenzione stavano ormai diventando elementi di fondamentale importanza per la pittura, tanto da creare discrimine anche tra i più quotati artisti.
La Pala dell’Annunziata fu l’ultima opera di Filippino, ma anche l’ultima del Perugino realizzata per ambienti fiorentini.
La divisione della tavola principale
Originariamente la tavola principale, come sopra accennato, era dipinta su entrambe le facce: la Deposizione, rivolta verso i fedeli, e l’Assunzione verso il coro. Dopo la divisione delle due raffigurazioni, la prima pervenne nelle collezioni granducali dalle quali passò agli Uffizi e quindi, nel 1954, alla Galleria dell’Accademia, mentre l’altra rimase nella basilica della Santissima Annunziata, finendo poi nella cappella Baratta.
Sei pannelli completavano il complesso pittorico, arricchito da una cornice disegnata da Baccio d’Agnolo. Le tavole, smembrate, sono attualmente custodite nel Metropolitan Museum di New York, nella Galleria nazionale d’arte antica di Roma, nel Lindenau-Museum di Altenburg e in una collezione privata in Sud Africa.