Filippino Lippi e Masaccio: Resurrezione del figlio di Teofilo e san Pietro in cattedra
Sull’opera: “Resurrezione del figlio di Teofilo e San Pietro in cattedra” è un affresco del Masaccio, realizzato nel 1427-28, in collaborazione con altri artisti (portato a termine dopo il 1480 da Filippino Lippi); misura 230 x 598 cm. ed è custodito nella Cappella Brancacci (chiesa del Carmine, Firenze).
La maggior parte degli studiosi di storia dell’arte sono d’accordo nell’assegnare a Filippino, in questa opera, la ridipintura di varie zone, che furono rimosse con l’esilio di Felice Brancacci (voluto nel 1436 da Cosimo de’ Medici, e riaffermato dallo stesso nel 1458 con le “damnatio memoriae”, distruggendo ciò che faceva riferimento al potente mercante fiorentino ed alla sua famiglia).
Infatti appare assai improbabile che il Masaccio avesse lasciato incompiuta una scena di primaria importanza (senza i principali dettagli come il fanciullo risorto), ed ancora più inspiegabile risulterebbe l’aver fatto ridipingere da Filippino alcune singole teste o bracci o parti di figura di personaggi lasciati incompleti.
Per un più dettagliato ragguaglio sull’opera in esame e sugli affreschi della Cappella Brancacci si rimanda alle pagine della “Resurrezione del figlio di Teofilo e San Pietro in cattedra” e delle “Opere del Masaccio“.