Biografia di Filippo Lippi 1 (Firenze, 1406 – Spoleto, 1469)
Pagine correlate all’artista: Opere di Filippo Lippi – Filippo Lippi dalle Vite di Vasari – Il figlio, Filippino Lippi (Filippino dalle Vite di Vasari) – Il periodo artistico – Bibliografia.
Fra Filippo di Tommaso Lippi è stato, insieme a Domenico Veneziano e Beato Angelico, un grande pittore del Rinascimento italiano, attivo nell’epoca del post-Masaccio a Firenze.
Dopo il suo primo periodo di netto stampo masaccesco, pur integrato da elementi tratti dalla vita reale – si pensi alle coeve novità scultoree di Donatello (Firenze, 1386 – Firenze, 1466), Nanni di Banco (Firenze, 1380/1390 circa – 1421), Luca della Robbia (Firenze, 1400 circa – Firenze, 1481) e Brunelleschi (Firenze, 1377 – Firenze, 1446 ) – l’artista si indirizzò verso una pittura più aperta, che comprendeva anche quella nordica, in particolar modo quella dei pittori fiamminghi.
L’incessante ricerca fece sì che il suo stile divenne più sicuro e deciso, sviluppandosi verso una padronanza assoluta sul tratto e sulla ritmica del contorno, che permetteva di creare figure più dinamiche, snelle ed eleganti, in una dilatazione spaziale spesso audacemente scorciata. Il suo stile divenne predominante nell’ambito fiorentino, e servì come esempio per le nuove generazioni.
Filippo Lippi nacque a Firenze nel 1406. Il padre era Tommaso di Lippo, un macellaio, e la madre Antonia di ser Bindo Sernigi, che morì di parto.
A due anni Filippo, insieme al fratello Giovanni, fu affidato alle cure di monna Lapaccia, sorella del padre. Nel 1414, all’età di soli otto anni, sempre insieme al fratello, venne avviato alla vita religiosa nel convento del Carmine dei frati carmelitani a Firenze.
A quindici anni, l’8 giugno 1421, Filippo si fece frate conservando il suo nome di battesimo. L’anno successivo ebbe occasione di assistere alla decorazione della Cappella Brancacci, ove vi lavorava Masaccio e Masolino da Panicale (Panicale, 1383 – Firenze, 1440 circa), i quali, colpendolo profondamente, ebbero un ruolo importantissimo nella stimolazione della sua vocazione artistica.
Nel luglio del 1424 si trovava a Pistoia e, due anni più tardi, nell’agosto 1426, a Prato. Da documentazioni del convento del Carmine si ricava che l’artista nel 1430 fu per la prima volta considerato un “dipintore”. Nell’anno successivo, infatti, Fra Filippo affrescava nello stesso convento “Il conferimento della regola del Carmelo” e la “Madonna Trivulzio“, dalle quali si evidenzia una spiccata tendenza al plasticismo masaccesco.
In una data non ben precisata – si pensa intorno al 1431-32 – l’artista lasciò il convento fiorentino per recarsi a Padova, ove realizzò – e qui esistono documenti certi, datati 1 Luglio 1434, che attestano un pagamento di undici once di blu oltremarino – il “Tabernacolo delle Reliquie” nella Basilica del Santo. È proprio in questa città che l’artista ebbe i primi contatti con la pittura fiamminga e veneta.
Dopo il soggiorno padovano Filippo ritornò a Firenze per aprire, nel 1437, una bottega ove svolgere in proprio l’attività artistica.
In quell’anno il cardinale Giovanni Vitelleschi gli commissionò la “Madonna di Tarquinia” (opera datata, per l’appunto 1437), mentre la chiesa di Santo Spirito a Firenze gli ordinava la “Pala Barbadori“. In queste due composizioni la componente del tratto conferisce un particolare significato alle figure, che si allungano e diventano più eleganti, pur mantenendo quella plasticità masaccesca di cui l’artista non saprà mai farne a meno. Nel 1438 viene ricordato in una missiva di Domenico Veneziano, indirizzata a Piero de’ Medici, ove Filippo Lippi veniva considerato all’altezza di Beato Angelico, e come migliore pittore attivo nell’area fiorentina.
Si pensa, tradizionalmente, che l’artista nel 1439 si affrancasse definitivamente dal convento e che vivesse in un’abitazione per conto proprio e, sempre nello stesso anno, avesse scritto a Piero de’ Medici chiedendogli di scambiare una sua opera, non ancora portata a termine, con cibo e vestiti (trattasi probabilmente del “San Girolamo penitente“, attualmente conservato nel del museo di Altenburg). Tra gli anni 1443-45 eseguì, per il monastero delle Murate di Firenze, l’Incontro alla Pala d’Oro (trattasi forse di una parziale stesura della predella della stessa pala).