Breve biografia di Caravaggio e citazioni
Pagine correlate a Caravaggio: Le opere – Elenco delle opere – Biografia e vita artistica – Il periodo artistico – Bibliografia.
Michelangelo Merisi (cenni biografici)
Michelangelo Merisi, meglio conosciuto come Caravaggio (nato a Milano 1571 – morto in una spiaggia di Porto Ercole nel 1610), è il più abile innovatore dell’arte pittorica italiana del Seicento.
Fin dagli inizi della sua carriera artistica il Caravaggio va elaborando uno stile prettamente contrario a quello dei suoi maestri e, quindi, in forte contrasto con la scuola tradizionale. Egli cerca innanzitutto di sostenere ed affermare un nuovo linguaggio pittorico tutto suo, mettendosi in modo diretto di fronte alla natura e raffigurandola con forte potenza plastica, nata da un marcato disegno nelle immagini dei suoi personaggi, illuminati da vivaci fasci di luce su fondi alquanto oscuri, con colori sapientemente stesi sulla tela. Tra le sue opere della gioventù (1590) che si ispirano allo stile lombardo e veneziano, si ricordano la Maddalena e il Riposo nella fuga in Egitto (Roma, Galleria Doria), la Medusa e la Suonatrice a Leningrado (agli Uffizi di Firenze).
Frammenti sulla biografia del Merisi
Il Caravaggio dopo aver imparato l’arte della pittura nella bottega di Simone Peterzano, intorno ai vent’anni si reca a Roma dove inizia a lavorare con Giuseppe Cerasi, il Cavalier d’Arpino (1568-1640), autorevole e ricercato artista che gli diventerà poi nemico.
Il Caravaggio entra presto nelle grazie del cardinale Francesco Maria del Monte, dal carattere torbido ed oscuro, che con i suoi altrettanto torbidi amici forma la cerchia in cui egli configurerà e svilupperà la propria visione verso il mondo dell’arte. Per il cardinale esegue una serie di capolavori (II concerto, La buona ventura, Il suonatore di liuto, I giocatori di carte, Santa Caterina, Medusa, Il canestro di frutta) che avranno molta influenza sul barocco italiano ed europeo.
Ancora per gli stretti rapporti con il cardinale, il Caravaggio ha importanti commissioni come le decorazioni nella cappella di San Matteo a San Luigi dei Francesi e dei principi dell’ambiente romano.
Il Caravaggio continua poi con opere in cui si dispiegano il suo naturalismo radicale ed il suo luminismo sovversivo, fino alla realizzazione della Morte della Vergine (intorno al 1605 circa, Louvre).
Nel 1606, a causa di una lite sfociata in assassinio, fugge e si mette sotto la protezione della famiglia Colonna a Napoli, dove esegue il dipinto il Davide e la Madonna del Rosario.
Nel 1608 si sposta a Malta e lì dipinge la Decollazione del Battista.
A causa di un’altra rissa, il Caravaggio fugge a Messina, dove dipinge la Resurrezione di Lazzaro. Più tardi si reca a Palermo ed esegue una seconda Adorazione dei pastori, poi (1609) va a Napoli, da cui si allontanerà per morire malato su una spiaggia di Porto Ercole.
Come hanno parlato di Caravaggio gli studiosi di Storia dell’arte
Citazioni e critica nei secoli a Caravaggio (citazioni tratte dai “Classici dell’Arte”, Rizzoli Editore)
Giovanni Baglione, Vite de’ pittori, scultori e architetti…, 1642
Michelagnolo Amerigi fu uomo satirico e altiero; e usciva tal’ora a dir male di tutti li pittori passati e presenti per insigni che si fussero, poiché a lui parea d’aver solo con le sue opere avanzati tutti gli altri della sua professione. Anzi presso alcuni si stima aver esso rovinata la pittura, poiché molti giovani ad esempio di lui si danno ad imitare una testa del naturale, e non studiando ne’ fondamenti del disegno e della profondità dell’arte, solamente del colorito appagansi, onde non sanno mettere due figure insieme, ne tessere istoria veruna, per non comprendere la bontà di sì nobil’arte …
Francesco Scannelli, il microcosmo detta pittura, 1657
… unico mostro di naturalezza, portato dal proprio istinto di natura all’imitatione del vero, e così ascendendo dalla copia de’ fiori, e frutti, e da’ corpi meno perfetti a’ più sublimi, e dopo gl’irrazionali a gli umani ritratti, e finalmente operando intiere figure, e anco talvolta componimenti d’istorie con tal verità, forza, e rilievo, che bene spesso la natura, se non di fatto eguagliata, e vinta, apportando però confusione al riguardante con istupendo inganno, allettava e rapiva l’umana vita, e però fu creduto da varii anco sopra d’ogni altro eccellentissimo.
… provvisto di particolar genio … privo però della necessaria base del buon disegno, si palesò poscia d’invenzione mancante, e come del tutto ignudo di bella idea, grazia, decoro, architettura, prospettiva, ed altri simili convenevoli fondamenti, i quali rendono unitamente sufficienti e degni i veri principali e maggiori maestri.
Giovanni Pietro Bellori, Le vite de’ pittori, scultori e architetti moderni, 1672
… invaghiti [molti] dalla sua maniera l’abbracciavano volentieri, poiché senz’altro studio e fatica si facilitavano la via al copiare il naturale, seguitando li corpi vulgari e senza bellezza. Così sottoposta dal Caravaggio la maestà dell’arte, ciascuno si prese licenza, e ne seguì il dispregio delle cose belle, tolta ogni autorità all’antico e a Rafaelle, dove per la commodità de’ modelli e di condurre una testa dal naturale, lasciando costoro l’uso dell’istorie, che sono proprie de’ pittori, si diedero alle mezze figure, che avanti erano poco in uso.
Allora cominciò l’imitazione delle cose vili, ricercandosi le sozzure e le deformità, come sogliono fare alcuni ansiosamente: se essi hanno a dipingere un’armatura, eleggono la più rugginosa, se un vaso, non lo fanno intiero, ma sboccato e rotto. Sono gli abiti loro calze, brache e berrettoni, e così nell’imitare li corpi, si fermano con tutto lo studio sopra le rughe e i difetti della pelle e dintorni, formano le dita nodose, le membra alterate da morbi.
L. Scaramuccia, Le finezze de pennelli italiani, 1674
Per finirla è stato quest’Huomo un gran Soggetto, ma non Ideale, che vuoi dire non saper fare cosa alcuna senza il naturale avanti.
Carlo Cesare Malvasia, La Felsina Pittrice, 1678
Non potè mai tolerare [l’Albani], che si seguitasse il Caravaggio, scorgendo essere quel modo il precipitio, e la totale ruina della nobilissima, e compitissima virtù della Pittura, poiché, se bene era da laudare in parte la semplice imitatione, era nondimeno per partorire tutto quello, che ne è seguito in progresso di 40 anni. … Non possono essere i Pittori egualmente eccellenti in tutte le parti. Se il Caravaggio havesse avuto sti requisiti saria stato Pittore dirò Divino, questo, non haveva cognitione nelle cose sopranaturali, ma stava troppo attaccato al naturale.
Giovanni Battista Passeri, Vite de’ pittori, scultori et architetti …, 1678 c.
Michel’Angelo da Caravaggio fece qualche giovamento al gusto di quella nuova Scuola, perché, essendo uscito fuora con tanto empito, e con quella sua maniera gagliarda, fece prender fiato al gusto buono, et al naturale, il quale allora era bandito per la vita e reso contumace dal comercio umano, e precipitato nell’abisso d’una maniera ideale, e fantastica ad uso delle Grottesche dell’India. Ben’à vero, che egli non rese adorno il gusto con quelle vaghezze, con le quali la Scuola Caracciesca l’ha portato, pieno di piacevolezze, e di delizie, ricco nelli componimenti, adorno d’accompagnature, e discreto in tutto il portamento; tutta via aperse una fenestra per la quale fece rivedere la Verità, che si era già smarrita.
A. Filibien, 1666-88
A Poussin, nulla piaceva del Caravaggio, secondo lui venuto al mondo per distruggere la pittura. Ne ci si deve meravigliare di una tale insofferenza, perché se Poussin cercava il decoro nelle proprie composizioni, il Caravaggio si lasciava trascinare dal vero naturale così come gli appariva : erano ai poli opposti. Tuttavia, a considerare l’essenza reale della pittura, che consiste nell’imitare ciò che si vede, bisogna ammettere che il Caravaggio la possedeva a fondo … … ha imitato così perfettamente il soggetto che null’altro può desiderarsi
B. De Dominici, Vile de’ pittori, scultori et architetti napoletani, 1742
… tanto avea sopraffatto gli animi degl’intendenti, e de’ Professori medesimi quella nuova maniera cacciata di scuri con pochi lumi, e che terminava nell’ombre, ove per lo più si perdevano que’ contorni, che devono essere un chiaro esempio, per istruire, e dar norma a gli studiosi dell’arte del disegno.
Francesco Algarotti, Soffio sopra la pittura, 1762
… il Caravaggio : il Rembrante dell’Italia. Abusò costui del detto di quel Greco quando domandategli che fosse il suo maestro, mostrò la moltitudine che passava per via; e tale fu la magia del suo chiaroscuro, che, quantunque egli copiasse la natura in ciò ch’ella ha di difettoso e d’ignobile ebbe quasi la forza di sedurre anche un Domenichino, ed un Guido.
A. F. Mengs, Lezioni pratiche di pittura, 1760-70
II Caravaggio non aveva ne varietà ne correzione; e perciò era tutto cattivo nel disegnò.
Luigi Antonio Lanzi, Storia pittorica della Italia, 1789
… è memorabile in quest’epoca, in quanto richiamò la pittura dalla maniera alla verità, così nelle forme che ritraeva sempre dal naturale, come nel colorito che dato quasi bando a’ cinabri e agli azzurri compose di poche, ma vere tinte alla giorgionesca. Quindi Annibale [Carracci] diceva, in sua lode, che costui macinava carne; e il Guercino e Guido assai l’ammirarono, e profittarono de’ suoi esempj.
Stendhal, Rome, 1806
Per l’orrore ch’egli sentiva dell’ideale sciocco, il Caravaggio non correggeva nessuno dei difetti dei modelli ch’egli fermava nella strada per farli posare. Ho veduto a Berlino alcuni suoi quadri che furono rifiutati dalle persone che li avevano ordinati perché troppo brutti. Il regno del brutto non era ancora.
Schoelcher, Salon de 1835, «Revue de Pari»” 1835
Non è l’assenza di ogni difetto, ma la presenza d’eminenti qualità, che costituisce un temperamento e perfino un genio. Certi uomini, capaci di una foga indomabile, non possono rassegnarsi all’impeccabile saggezza della mediocrità. Tra questi, Caravaggio.
Giovanni Rosini, Storia della pittura italiana, 1839-47
… Senza maestri, senza precetti, tanto egli fece ed ardì; che dir non si saprebbe dove potea giungere, se fosse vissuto un secolo innanzi, o se imitando con sì gran verità la natura, dai pit-tor di quel secol beato preso avesse le norme per abbellirla. Ma queste norme, con tanto magistero seguite dai discepoli di Ludovico [Carracci], furono da lui dispregiate: ed ecco la posterità collocarlo a lato del Guercino e dell’Albani, non che di Annibale [Carracci], del Domenichino, di Guido [Reni] …
Frédéric Villot, Notice des Tableaux … du Musée Natìonal du Louvre, 1852
… ha dipinto con uguale elevatezza ritratti, scene sacre e di genere, fiori e frutti. Naturalista sempre, le sue pitture hanno uno straordinario plasticismo e spesso una suggestiva grandezza che fa perdonare al loro autore ogni mancanza di distinzione nella scelta delle forme, l’esagerazione dei gesti e le tinte scure senza trasparenza.
Jacob Burckhardt, Der Cicerone, 1855
II naturalismo moderno stricto sensu comincia nel modo più crudo con Michelangelo Amerighi da Caravaggio … Il suo pensiero è di mostrare allo spettatore che i fatti sacri del principio dei tempi si erano svolti propriamente allo stesso modo che nei vicoli delle città del sud verso la fine del XVI secolo. Egli non tiene in onore che la passione, per la cui interpretazione veramente vulcanica egli possedette un grande talento. E questa passione, espressa in caratteri energici, schiettamente popolari e qualche volta altamente impressionanti, rappresenta poi il tono fondamentale della sua scuola.
Pietro Selvatico, Storia estetìco’critica delle arti del disegno, 1856
II Caravaggio fu in Italia uno dei più illustri propagatori del sistema che prevalse poi nella scuola olandese, sistema che consiste nel trasformare in bellezza d’arte, ciò che è schifoso nella natura. L’elevatezza del pensiero non è il suo fine; sì invece l’imitazione d’ogni naturale qual ch’esso sia.
G. morelli (Ivan Lermolieff), Le Gallerie Borghese e Dorìa Pamphili in Roma, 1889
… un pittore non molto simpatico, ma di molto ingegno …
Alos Riegi, Die Entstehung der Barockkunst in Rom, 1907
II pittore che diede inizio al movimento doveva quasi per necessità naturale essere un uomo incolto, privo d’interessi per un passato culturale che non conosceva- Ma, ciononostante, un genio che seppe portare con sé anche la cultura attraverso i modi con cui attuò le proprie personalissime intenzioni. Questi sono appunto i tratti dell’iniziatore : Michelangelo da Caravaggio. Un uomo incolto ma un genio.
Matteo Marangoni, II Caravaggto, 1922
Quello veramente da tener di mira è la sua nuova concezione stilistica. La nota che la caratterizza è una ricerca così tenace di concisione, da ricordare la sobrietà dei grandi periodi arcaici. A tal fine il Caravaggio si serve principalmente di due mezzi: della luce e della composizione. Egli, come è noto, immerge le sue scene nell’oscurità, investendole di un getto violento di luce radente, in modo che alcune parti soltanto affiorino dalle tenebre nella luce.
Questa, creduta fino ad oggi, e forse dagli stessi suoi seguaci, una trovata realistica fu, caso mai, una concessione alla fantasia — come pare la interpretasse lo stesso Rembrandt —, ma soprattutto una ricerca di unità e di stile : un mezzo a mettere in valore certe parti e linee essenziali delle cose, facendole affiorare nella luce e ad eliminarne nelle tenebre altre secondarie, inutili o dannose ad una concisa rappresentazione.
Ed ancora Matteo Marangoni
L’altro mezzo che il Caravaggio impiega per raggiungere l’unità stilistica riguarda, dunque, la composizione del quadro. Per il primo Michelangiolo aveva decisamente spezzato la secolare uniformità degli schemi compositivi a linee e piani paralleli ‘al quadro’, e aveva mostrato quante maggiori risorse di movimento e di energia offrisse l’impostatura, diciamo, in tralice di certe sue figure; risorsa che il Tintoretto aveva spinto al colmo, limitandola però anche lui troppo a singole figure isolate. Era riserbato al Caravaggio di coronare la geniale iniziativa dei suoi precursori estendendo questo stesso sistema costruttivo a tutta quanta la compagine della composizione, in modo da ottenere in un sol tratto, con sintesi insuperata, il massimo risultato di senso plastico e dinamico
Adolfo Venturi, Disegno storico dell’arte italiana, 1924
… cancella il valore disegnativo dato alla forma dai fiorentini, rifugge dai partiti decorativi, semplifica la visione degli oggetti per mezzo di un taglio, nitido, notturno, tra luce e ombra; approfondisce e semplifica la composizione. Dalle opere giovanili, composte ad armonia di chiari colori, sotto luci bionde e velari leggieri di ombre trasparenti, alle ultime, cupe e notturne, schiarate da luci crude e costrette, l’arte del Garavaggio sempre più afferma i suoi principi fondamentali plastico-luminosi, che fanno di lui il precursore dei massimi geni del Seicento europeo: da Franz Hals e Rembrandt, al primitivo Velàzquez.
Roberto Longhi ne Il Caravaggio 1952
Dalle esperienze luministiche dei suoi precursori, fra cui erano anche quel Lotto che il Lomazzo … chiama “maestro del dare il lume” e quel Savoldo in cui il Pino esalta “le ingegnose descrittioni dell’oscurità”, il Caravaggio scopre “la forma delle ombre”: uno stile dove il lume, non più asservito, finalmente, alla definizione plastica dei corpi su cui incide, è anzi arbitro coll’ombra seguace della loro esistenza stessa- II principio era per la prima volta immateriale: non di corpo ma di sostanza: esterno ed ambiente all’uomo, non schiavo dell’uomo …