(Monza 13-10-1840 / 15-3-1904)
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Mosè Bianchi
Studiò a Milano all’Accademia di Brera, fu allievo del Bertini e condiscepolo del Cremona. I viaggi che fece a Venezia ed a Parigi lo avvicinarono molto all’arte dei settecentisti veneziani e francesi, come Fortuny e Meissonier, trascurando invece (come ha scritto il suo biografo Giulio Pisa) pittori tipo Delacroix, Coubert e Court.
Il Bianchi fu pittore di buon successo. Sono suoi i quadri storici Il giuramento di Pontida e Cleopatra, ma si distinse soprattutto nei paesaggi, in particolare quelli cittadini, alpini e marini. Tra le opere più note: Canale a Chioggia, conservato a Roma nella Galleria d’arte moderna, La laguna in burrasca, attualmente a Monza nella Villa Reale, Tramonto sulla darsena a Porta Ticinese – Milano Pinacoteca Ambrosiana o Neve in città – Milano, Collezione Gaetano Sperati. Trattò i soggetti più vari. Disegnatore di qualità, fu anche un ottimo acquafortista e pittore di instancabile attività, si impegnò molto nello studio dei problemi tecnici nell’ambito della sua opera, che incessantemente cercava di correggere o modificare.
Per la sua esuberante personalità artistica viene considerato con una posizione di primo piano, ma fra i suoi contemporanei non mancò chi azzardò affermazioni sul fatto che al Bianchi mancavano alcune facoltà di talento fantastico. Ma non sono pochi gli intenditori che oggi si sentono di affermare che la sua pittura è tutta concentrata nell’abilità, nella maniera, e nulla, si riscontra di quell’ansia di ricerca profonda, tutta tesa verso quel sostanziale rinnovamento artistico, così tanto cercato, da quasi tutti i pittori lombardi nella Milano dell’ultimo ventennio ottocentesco.
Tre opere del Bianchi:
Bibliografia:
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“Mosè Bianchi”, Ugo Nebbia, Busto Arsizio, 1960.
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“Mosè Bianchi e il suo tempo”, AA. VV., Monza, 1987.
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“Mosè Bianchi”, Paolo Biscottini, Motta, 2004.
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“Mosè Bianchi” in “Catalogo online Artgate della Fondazione Cariplo” a cura di Laura Casone, 2010, CC-BY-SA.