Domenico Ghirlandaio: Gli Affreschi nella Cappella Tornabuoni
Sull’opera: Gli “Affreschi nella Cappella Tornabuoni” fanno parte di un ciclo pittorico di Domenico Ghirlandaio, realizzato intorno al 1485-90 in Santa Maria Novella a Firenze.
Storia degli affreschi
I primi affreschi nella Cappella Maggiore di Santa Maria Novella – in gran parte andati perduti, alcuni recuperati ed attualmente esposti nell’ex-refettorio nel Museo della stessa chiesa – vennero realizzati da Andrea Orcagna (XIV secolo – 1368) intorno alla seconda metà del Trecento.
I frammenti, oggi conservati a Firenze, vennero rinvenuti nel corso di restauri eseguiti nella prima metà dello scorso secolo, quando apparvero, soprattutto nella volta, figure relative Antico Testamento che si trovavano sotto gli strati successivi.
Ritornando all’opera del Ghirlandaio, poco dopo aver portato a termine gli affreschi in Santa Trinita all’artista venne commissionato da Giovanni Tornabuoni il rinnovo della decorazione nella cappella di famiglia nel coro di Santa Maria Novella.
In essa, che poco prima apparteneva alla famiglia Ricci non più in grado di finanziare futuri restauri, erano presenti, come sopra accennato, affreschi trecenteschi.
Le raffigurazioni, alle quali indubbiamente contribuirono i vari aiuti di bottega, furono portate a termine in circa quattro anni, come da contratto. A tal proposito una valida testimonianza è la scritta sul riquadro della scena dell’Annuncio a Zaccaria, dove si legge: AN[NO] MCCCCLXXXX QUO PULCHE[R]RIMA [sic] CIVITAS OPIBUS VICTORIIS ARTIBUS AEDIFICIISQUE NOBILIS COPIA SALUBRITATE PACE PERFRUEBATUR, che tradotto diventa “L’anno 1490 in cui la città bellissima per ricchezze, vittorie e attività, celebre per i suoi monumenti, godeva di abbondanza, buona salute, pace” [Razeto, cit., pag. 92]. Le raffigurazioni, aventi per soggetto la Vita della Vergine e di San Giovanni Battista, sono disposte in quattro fasce (tre più la lunetta) sulle tre pareti. I riquadri, oltre che per il pregio pittorico, sono importanti soprattutto per i tanti ritratti, di alta valenza storica, di personaggi identificati con certezza, data la capacità del pittore nella tecnica della ritrattistica. Si conoscono almeno ventuno ritratti di componenti le famiglie Tornabuoni e Tornaquinci. Nella scena dell’Angelo e Zaccaria, ad esempio, vengono identificati Poliziano, Marsilio Ficino ed altri; in quelli della Cacciata di Gioacchino dal Tempio sono riconoscibili Mainardi e Baldovinetti (alcuni studiosi riconoscono invece nell’ultima figura un personaggio fuori dalla committenza, il padre di Domenico, Tommaso di Currado).
Negli aiuti di bottega figuravano, tra gli altri, artisti come i fratelli di Domenico (Benedetto e David), suo cognato Sebastiano Mainardi e l’adolescente Michelangelo Buonarroti, che al termine dei lavori aveva appena una quindicina d’anni.
Secondo gli studiosi di storia dell’arte, però, la mano del grande pittore-scultore non è riscontrabile con sicurezza in nessuno dei riquadri della Cappella Tornabuoni.
Vista l’imponenza dell’opera si deve per forza dedurre che il ricorso agli aiuti fu abbastanza vasto, ma al Ghirlandaio spettano tutti i disegni del ciclo e l’accurata supervisione affinché il risultato finale risultasse con uno stile piuttosto omogeneo. Il maestro disegnò anche le vetrate e, a completamento della grande decorazione, realizzò una meravigliosa pala d’altare a più pannelli (Pala Tornabuoni), attualmente smembrata e divisa in più musei [Quermann, cit., pagg. 40-41].
Come già sopra accennato i temi delle narrazioni riguardano principalmente quelli della vita di Maria e di San Giovanni Battista, attorniate e impreziosite da architetture simulate da pilastri con capitelli ionici a tinta aurea e trabeazioni con dentelli.
Le scene, che si svolgono sulle due pareti laterali, hanno una cronologia di lettura che inizia dalle fasce basse per proseguire a quelle superiori. Per la parete sinistra i due riquadri per fascia vanno letti da sinistra verso destra, mentre per quella destra, da destra verso sinistra (comunque tutti verso la parete di fondo).
Le ultime scene, che portano a sette i riquadri per parete, sono raffigurate sulle lunette ma fa eccezione – in relazione alla cronologia narrativa – quella dell’Incoronazione della Vergine e santi, rappresentata nella lunetta della parete di fondo. Qui appare la grande trifora con vetrate colorate, realizzate poco dopo (1492) la grande decorazione da Alessandro Agolanti (1443 – 1516) su disegno dello stesso Ghirlandaio. In essa vengono rappresentati i principi degli apostoli, Pietro e Paolo, nonché i santi Giovanni Battista e Lorenzo – assai venerati nell’ambito fiorentino – e i santi domenicani Tommaso d’Aquino e Domenico di Guzman.
Al centro, due scene con i miracoli della Vergine: il Sacro cingolo e il Miracolo della neve. In basso appaiono i due committenti in orazione, Giovanni Tornabuoni e sua moglie Francesca Pitti (D3 e D4).
Infine nei due registri superiori, ai lati della finestra, sono rappresentate due coppie di scene di piccole dimensioni (una facente parte delle storie della Vergine e di San Giovanni, A5 e B5, l’altra con San Domenico e San Pietro martire, D1 e D2) sormontate da una terza lunetta con l’ Incoronazione della Vergine. Nelle vele della volta a crociera stanno le figure dei quattro Evangelisti: San Luca, San Giovanni, San Marco e San Matteo.
Parete sinistra: A
Parete destra: B
La volta con gli Evangelisti: C
Parete di fondo: A – B – D
A5: Annunciazione.
D4: Francesca Pitti orante.