Biografia e vita artistica di Andrea del Sarto
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Il soggiorno romano
È assai probabile il fatto che Andrea avesse soggiornato a Roma nel 1510, una permanenza che gli avrebbe permesso di entrare a diretto contatto con le innovazioni di Michelangelo (volta della Cappella Sistina) e quelle di Raffaello (Stanze Vaticane).
Gli affreschi del chiostrino della Santissima Annunziata
È proprio lo stile delle opere di quegli anni, assai vicino ai due grandi esponenti della pittura rinascimentale, che fa pensare ad un suo viaggio a Roma [Zuffi, cit., pag. 252]. Tale spostamento non fu mai documentato dalle fonti ma testimoniato dagli stessi affreschi del Chiostrino della Santissima Annunziata con il “Corteo dei Magi” (1511) e la “Natività della Vergine” (1514).
In entrambi si evidenzia un linguaggio più fluido, mentre la serenità narrativa tipica della pittura quattrocentesca viene integrata dalle sfumate atmosfere di Leonardo e dai pacati toni e raffaelleschi.
L’artista ed i suoi disegni
Negli anni che seguirono, l’artista realizzò numerosissimi disegni che gli conferirono la fama di Andrea disegnatore. In essi appare un’attenta osservanza della lezione michelangiolesca, mirata all’individuazione plastica ed alle ricercate pose delle figure. Inoltre vi s’intravede lo studio di un agitato dinamismo, enfatizzato con una fredda cromia, come testimonia la “Madonna col Bambino e san Giovannino” (1515, attualmente alla Galleria Borghese a Roma).
Gli affreschi del chiostro dello Scalzo
Nel 1509 Andrea fu chiamato per la realizzazione degli affreschi monocromatici del chiostro dello Scalzo (nella distrutta chiesa della Compagnia dei Disciplinati di San Giovanni Battista) a Firenze, che portò a compimento, con lunghe interruzioni, soltanto nel 1526.
Trattasi di una lunga ed importante esperienza che comprende gran parte della sua vita artistica, un’impresa che il pittore impiegò nello sviluppo del disegno, rimasto poi come punto di riferimento dello stile fiorentino del primo Cinquecento, un percorso obbligato per i successivi artisti emergenti [Zuffi, cit., pag. 252].
La Madonna delle arpie
Nel 1517 realizzò la “Madonna delle Arpie” (attualmente custodita agli Uffizi). In questa composizione ci sono evidenti richiami alla pittura di Fra’ Bartolomeo. Infatti il sacro gruppo appare alla stregua di una scultura sostenuta da un tradizionale piedistallo, affiancato da due santi – appena ruotati – disposti attorno all’asse della Madonna, così da integrarne la tradizionale struttura piramidale.
Le figure, maestose e monumentali, richiamano il titanismo michelangiolesco, sempre con un brillante cromatismo ma attenuato dal soffice sfumato di Leonardo.
L’eccellente maestria e padronanza nel disegno facilitò all’artista l’arduo compito di conciliare spunti assai diversi tra loro. Infatti vi si nota una perfetta esecuzione e, allo stesso tempo, una scorrevole fluidità, nonché un’evidente sicurezza nel concepimento del modellato [De Vecchi-Cerchiari, cit., p. 239].
Gli affreschi della Camera nuziale Borgherini
Nello stesso periodo Andrea fu chiamato per partecipare agli affreschi della “Camera nuziale Borgherini”, ove portò con sé alcuni suoi famosi allievi: Pontormo (1494 – 1557), Bacchiacca (1494–1557) e Francesco Granacci (1469 – 1543).
Le raffigurazioni di Andrea e della sua equipe, che decoravano l’arredo ligneo, evidenziarono la loro grande vivacità narrativa [3. De Vecchi-Cerchiari, cit., p. 239].
Il matrimonio con Lucrezia di Baccio
Dalle Vite del Vasari si ricava che nel periodo a cavallo degli anni 1517-1518 il pittore si unì in matrimonio con Lucrezia di Baccio del Fede, figlia di “povero e vizioso padre” e vedova da poco tempo di Carlo di Domenico Berrettaio.
Gli studiosi del periodo descrivono la vicenda citando alcuni aneddoti circa una sua fissa per “il comerzio delle donne”, soprattutto di quelli relativi al suo matrimonio, sottolineando il tema letterario del “genio e [della] sregolatezza”.
Disputa sulla Trinità
Sporadicamente Andrea si dedicava anche al ritratto, un genere lontanissimo dalle sue disposizioni, volto in tal modo a svolgere l’articolata complessità della figurazione.
Nello stesso periodo realizzò la “Disputa sulla Trinità”, un olio su tavola attualmente alla Galleria Palatina di Palazzo Pitti. A tal proposito il Vasari scrisse: «fecevi ginocchioni due figure, una è Maria Magdalena con bellissimi panni, ritratta la moglie; perciò ch’egli non faceva aria di femmine in nessun luogo, che da lei non la ritraessi, e se pur avveniva che d’altri la togliessi, per l’uso del continuo vederla e dal tanto averla designata le dava quell’aria, non possendo far altro».
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