Biografia di Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore 1490 – Venezia 1476)
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Il Tiziano proviene da un famiglia molto importante e ricca. Suo padre Gregorio, oltre agli onori di prestigiosi incarichi, aveva anche quello di essere stato un alto Ufficiale della milizia e supervisore delle miniere.
La sua educazione nel campo letterario non è molto ricca e si sa per certa la sua ignoranza della lingua latina. Viste le sue grandi doti artistiche, viene avviato alla pittura insieme al fratello nella città dove l’arte è fiorente, cioè a Venezia.
Tiziano Vecellio arriva nella città lagunare da giovanissimo ed inizia subito a lavorare, prima nello studio del pittore Sebastiano Zuccato, dopo nelle botteghe di Giovanni Bellini e Gentile. Qui conosce il Giorgione (Giorgio di Castelfranco) e stringe con lui una sincera amicizia diventando, per un certo periodo, anche suo socio in affari. Realizzano, lavorando l’uno a fianco dell’altro, gli affreschi del Fondaco dei Tedeschi. Prima di portare a termine questi lavori, Giorgione muore e Tiziano, oltre a completare gli affreschi, termina anche molte sue opere incompiute.
Nel 1511 si trova a Padova dove è attivo nelle scuole del Carmine e del Santo (“Il miracolo del neonato”, “Il miracolo della donna ferita” e “Il miracolo del piede risanato”). Da qui è richiamato a Venezia per la realizzazione di affreschi nella sala del Gran Consiglio del Palazzo Ducale. Sempre a Venezia, alla morte di Giovanni Bellini, la Serenissima lo nomina suo pittore ufficiale.
Nel 1525, dopo aver già avuto due figli da Cecilia Soldano, si unisce con lei in matrimonio. Nel 1530 Cecilia, pochi mesi prima di morire, gli dà una figlia (Lavinia).
Ritornando agli affreschi realizzati nella sala del Gran consiglio del Palazzo ducale, purtroppo questi vengono completamente distrutti dal devastante incendio del 1577 e, con la perdita di essi, viene a mancare anche un importante punto di riferimento per suffragare le attribuzioni di alcune opere come l’Adultera di Glasgow, il Concerto (Palazzo Pitti) ed il Concerto Campestre (Louvre): tutte e tre le opere, eseguite più o meno nello stesso periodo, risentono di una forte influenza del Giorgione ed è difficile attribuirle con certezza all’uno o all’altro artista.
In ogni caso le doti artistiche di Tiziano si sviluppano in un brevissimo periodo e le sue peculiarità risultano sempre più marcate; la forte sensibilità e il vigore coloristico insieme all’intensa drammaticità tematica si ritrovano nel ”L’Amor sacro e l’Amor profano” attualmente custodito nella Galleria Borghese a Roma e nel “L’Assunta” custodito a Venezia in Santa Maria dei Frari.
Verso il 1518, su committenza di Alfonso d’Este, Tiziano realizza tre opere di singolare bellezza, dove virtuosi effetti di luce ed ombra movimentano uno scenario fantastico e mitologico.
Tiziano incomincia ad essere riconosciuto in tutta Europa ed i suoi ritratti diventano la Pittura più ambita delle classi aristocratiche. Tutto questo grazie alla sua grande capacità di catturare con pochi colpi di pennello le caratteristiche più significative del personaggio da ritrarre, elevandolo ai livelli più alti.
Tra i suoi ritratti troviamo personaggi come l’”Ariosto“, attualmente alla National Gallery di Londra, “Federico Gonzaga“ e “Carlo V“ al Prado di Madrid, il “Cardinale Ippolito dei Medici” a Palazzo Pitti di Firenze e “Francesco della Rovere“ agli Uffizi di Firenze.
La sublimazione del soggetto, caratterizzante i personaggi ritratti da Tiziano, è evidente anche nelle opere “La Sacra conversazione con i donatori Pesaro” eseguita nel 1526 (dimensione cm. 268) in Santa Maria gloriosa dei Frari, “La Bella” a Palazzo Pitti e “Ritratto di Isabella di Portogallo” al Prado di Madrid. In queste opere, come tra l’altro in tutta la produzione di Tiziano (pochissimo quella del periodo manieristico), si evidenzia il modello ideale della bellezza del Cinquecento.
Nella maggior parte delle sue opere ritrattistiche vi sono raffigurate donne bellissime e sensuali, molto spesso con la capigliatura sciolta ed abbondante che ricade sul corpo dalle nude spalle, con accessori allegorici o simbolici come animali domestici o strumenti musicali.
In tutte le sue opere ritrattistiche predomina il rosso. Più che ritratti sono considerati pure esaltazioni dell’eleganza e della bellezza femminile. Quasi tutte le sue raffigurazioni ritrattistiche realizzate nell’età giovanile hanno come soggetto personaggi non popolari, ma via via che la sua fama si diffonde, Tiziano ritrae i personaggi più importanti del suo periodo, sia in Italia che all’estero.
Ad un certo punto, intorno al terzo decennio, questo equilibrio viene a mancare quando Tiziano incomincia a seguire la corrente manieristica ed un primo esempio lampante di questo cambiamento si evidenzia nell’opera “L’Incoronazione di spine” (1542 Santa Maria delle Grazie, Milano).
Tiziano si reca a Roma, per un soggiorno lungo molti mesi tra il 1545 e il 1546, per realizzare le sue opere più belle e significative. Tra queste c’è il “Ritratto di papa Paolo III con i nipoti Alessandro ed Ottavio Farnese“ custodito nella galleria di Capodimonte a Napoli. Nonostante che in questa fase Roma sia sotto la piena influenza manieristica, Tiziano riesce ad affrancarsene, anche se parzialmente, proprio nel suo periodo romano. Questo si nota nell’opera “Danae con Cupido” (anno 1545 anch’essa custodia nella famosa Galleria di Napoli), dove tutto lo schema compositivo risente ancora dell’influsso manieristico, ma Tiziano riesce a raffigurare l’essenziale tralasciando tutti gli elementi inutili ed esornativi.