Gli sportelli di New York di Hubert van Eyck

Gli sportelli di New York di Hubert van Eyck

Jan van Eyck: Gli sportelli di New York
Gli sportelli di New York, olio trasportato su tela, cm.  56, 5 x  19,5 cadauno, 1430 circa, Metropolitan Museum of Art, New York

Sull’opera: “Gli sportelli di New York” sono due dipinti attribuiti a Hubert van Eyck (fratello di Jan o allo stesso Jan) realizzati con tecnica a olio su tavola (attualmente su tela) nel 1439, misurano entrambi 56,5 x 19,5 cm. e sono custoditi nel Metropolitan Museum of Art a New York.

Storia degli sportelli

Le due composizioni furono acquistate in territorio spagnolo dall’ambasciatore russo Tatistceff, che nel 1845 le cedette in dono all’Ermitage di Leningrado. Da qui passarono, sempre tramite acquisto, all’attuale museo nel 1933.

Ante appartenenti ad un trittico, nel cui pannello principale – che il Tatistceff non poté acquistare essendo stato trafugato – avrebbe rappresentato, secondo il Weale [1903], un’Adorazione dei Magi.

Le presenti opere, che in origine erano su tavola, sono state trasportate su tela. Si pensa che in tale occasione fossero andate perdute le raffigurazioni dipinte sul verso delle tavole, ove il Passavant [“K” 1841] vi aveva rintracciato zone dipinte a grisaglia, con due figure in piedi su piedestalli, probabilmente le figure tradizionali dell’Annunciazione.

Le molteplici scritte in latino e greco antico, sia sulle stesure pittoriche che sulla cornice (andata ormai perduta), si possono trovare in Baldass [1952].

Le ante qui rappresentate hanno fondamentali similitudini con le cinque miniature delle “Ore di Torino” attribuite all’attività giovanile di Jan van Eyck, cosa che lascerebbe necessariamente pensare alla sua mano, ma l’attribuzione a Hubert (fratello di Jan), proposta da Hulin de Loo [Les Heures de Milan, Bruxelles 1911], fu sottoscritta da A. L. Mayer [“A” 1934], Beenken [1941], H, B. Weale e M. Salinger. [A Catalogue of Early Flemish Paintings, Metropolitan Museum, New York 1947].

Alla precedente e verosimile ipotesi che le tavole fossero autografe di del giovane Jan (intorno al 1420-25) accedette il Panofsky [1953]. Secondo il Dvoràk [“JP” 1918], il Tolnav [1839] ed il Baldass [1952], trattasi invece di un anonimo seguace di Jan: quasi certamente olandese [Dvorak], o forse, per l’appunto, l’olandese Albert van Ouwater (c. 1410/1415–1475) [Tolnay].

LA CROCIFISSIONE

Sulla cornice si leggeva un’iscrizione tratta da un testo di Isaia [LIII, 6-12]: “Noi tutti, come pecorelle, ci sviammo: / ci volgemmo ognuno alla propria strada; / e Jahve fece cadere su di Lui / l’iniquità di noi tutti. …”.

IL GIUDIZIO UNIVERSALE

Cristo giudice, in alto, è rivolto agli eletti. Aulla sinistra e sulla destra compare la solita iscrizione, cioè “Venite, benedicti p[at]ris mei”.

San Michele si rivolge ai dannati lanciandogli la maledizione, anch’essa riportata uguale sui due lati, con le parole “Ite, vos maledicti, in ignem eternum”.

Sotto l’arcangelo sta la morte, sulle cui ali si legge (rispettivamente a sinistra e a destra): “Chaos magnu[m]” e “Umbra mortis”. Sulla cornice erano riportati diversi testi tratti dalla Bibbia, dall’Apocalizze [XX, 13, XXI, 3-4] e dal Deuteronomio [XXXII, 23-24].

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