L’ Annunciazione di Cosmè Tura
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Come l’opera precedente, la stesura pittorica si presenta su due tele. Qui appaiono l’Angelo annunciante e la Vergine annunciata. L’intera composizione era godibile ad ante d’organo chiuse.
Nel 1735 le due tele vennero combaciate ad opera di G. B. Cozza: osservando le due colonne interne, che indicano lo stesso elemento, l’architettura risulta falsata.
Il restauro eseguito dal Raffaldini ha riportato le dimensioni allo stato originale, con la ricostruzione delle colonne interne e la separazione delle due immagini.
La struttura compositiva dell’opera richiama quella di Gentile Bellini nelle ante per la Basilica di San Marco a Venezia, ma il Salmi (1957) afferma che “l’architettura della Rinascita viene da lui piegata ad una espressione che concorda con quella sua umanità inquieta … Ideando in tal modo il Mistero, Cosmè sentì l’esigenza di dar movimento all’ambiente … le tinte, …. divengono di tono sordo, appena ravvivate dai guizzi di una luce piuttosto fredda: ciò che conferisce all’insieme un carattere austero intonato alla pacatezza dei personaggi“.
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