Biografia di Michelangelo Buonarroti

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Autoritratto
Autoritratto di Michelangelo

Michelangelo Buonarroti nasce il 6 marzo 1475 nella diocesi di Arezzo (Caprese Michelangelo) e muore a Roma nel 1564. È considerato il più grande degli architetti, pittori e scultori. La sua famiglia è di origine fiorentina.

Ancora molto giovane l’artista mette in evidenza un particolare gusto per l’arte del disegno, tanto che i suoi genitori per incoraggiarlo nelle sue eccezionali attitudini lo portano nello studio di un rinomato pittore ritrattista. Il suo maestro è il Ghirlandaio (1449-1494), grande esponente dell’arte rinascimentale del Quattrocento, che in brevissimo tempo verrà superato dal suo discepolo.

Largamente infastidito dalle strette regole, dai vincoli e desideroso soprattutto di originale creatività, Michelangelo si mette subito alla ricerca di un proprio linguaggio espressivo attraverso un’accurata indagine nel profondo della sua interiorità. Egli integra questa ricerca con l’amore e lo studio incessante della Bibbia e del sommo Poeta, i quali gli forniscono il senso del monumentale e del glorioso. A concorrere all’accrescimento della sua maturità artistica e pittorica sono le intense meditazioni sugli affreschi del Masaccio, il pioniere della pittura rinascimentale, e non si può escludere del tutto che a sviluppare la sua completa personalità contribuissero lo studio delle opere di Donatello e di  Jacopo della Quercia.

Tondo Doni, Uffizi, Firenze
Tondo Doni, Uffizi, Firenze.

I suoi primi e più importanti successi nel mondo pittorico iniziano intorno ai trent’anni, quando realizza la “Deposizione”, la” Madonna di Manchester” e “la Sacra Famiglia dei Doni” (Uffizi a Firenze), la più famosa delle opere da cavalletto di Michelangelo.

Insieme a Leonardo da Vinci viene chiamato per la realizzazione della “Guerra di Pisa” nel gran salone del Consiglio di Firenze. Il cartone realizzato da Michelangelo per quest’opera riesce a stupire qualsiasi persona che lo vede; anche i più grandi artisti del periodo, fra i quali lo stesso Raffaello Sanzio, si mettono in gara per imitarlo nei minimi particolari. Disgraziatamente, nel tempo, il cartone andrà perduto per incuria, come pure (forse, perché nel 2012 sono state trovate tracce del dipinto sotto una stesura del Vasari) la “Battaglia d’Anghiari” di Leonardo.

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Il Giudizio Universale

Papa Giulio II, che stima tantissimo questo grande artista, lo fa venire a Roma e gli commissiona la vastissima decorazione della cappella Sistina. Michelangelo porta a termine questo grandioso capolavoro in appena quattro anni, nel periodo che va dal 1508 al 1512. Negli affreschi della Cappella Sistina vi sono rappresentate le scene di tutto l’Antico Testamento con le figure eroiche in proporzioni gigantesche. In essi vi sono raffigurati in modo assai toccante i fatti più importanti: della Genesi, dalla Creazione al Diluvio, straordinarie figure di Profeti e di Sibille, imperscrutabili ed appassionati messaggeri del Messia, come pure molteplici altre grandiose raffigurazioni che tanto faranno parlare, nel bene e nel male, nell’arco dei secoli. In questi colossali affreschi, Michelangelo introduce anche l’imitazione dell’architettura per meglio servire ai suoi disegni: sostituisce anche con audaci rinnovamenti la decorazione pittorica a quella scultorea fino allora in uso.

il diluvio universale
il diluvio universale

Tutto l’insieme decorativo della volta della Cappella Sistina dà un’idea pienamente soddisfacente della genialità pittorica di questo grande artista che sorpassa in una volta tutte le opere dei suoi contemporanei. Tutto, in questi affreschi, iniziando dalle problematiche prospettiche a quelle relative all’anatomia delle figure, nonché ai più complessi ostacoli tecnici della pittura, è stato felicemente e totalmente superato da questo grandissimo genio.

Nel 1532 anche Clemente VII lo vuole in Vaticano, dove dal 1535 al 1541 realizza nella Cappella Sistina il Giudizio Universale, la famosa opera in cui sembra che l’irruenza di Michelangelo deflagri con tutta la sua potenza, ad esaltare la tragicità di una proiezione infernale. Questo grande e incantevole affresco è sicuramente una delle più grandi meraviglie create dall’intelletto umano.

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Creazione degli astri

Dopo il Giudizio Universale Michelangelo realizza “la Conversione di S. Paolo” e “la Crocifissione di S. Pietro” nella cappella Paolina.

Hanno detto di Michelangelo (citazioni tratte dai “Classici dell’Arte”, Rizzoli Editore)

Sulla novità:

… ne le man Vostre vive occulta l’idea d’una nuova natura … Gran miracolo che la natura, che non può locar sì alto una cosa che Voi non la ritroviate con industria, non sappia imprimere ne le opere sue la maestà che tiene in sé stessa l’immensa potenza del vostro stile .  P. abetino, lettera a Michelangelo, 16 settembre 1537

… [Dante] fu pure veramente il primo che, per la maravigliosa unione predetta, condusse il poema a tanto alto grado che e’ si può più tosto ammirarlo che pareggiarlo; e Voi, se bene avanti di Voi e ne’ tempi Vostri hanno con somma lode operato alcuni in qual si è l’una d’esse tre arti : solo pure e nanzi ad ogni altro, maravigliosamente abbracciandole tutte dentro a Voi stesso, avete innalzato l’onor di quelle, che si puote e si debbe più tosto imparar da Voi che sperar di paragonarvi.           C lenzoni, Difesa della lingua fiorentina, Firenze 1556-57

Michelangelo, superato ogni ostacolo e simile alla folgore, ha abbagliato il mondo intero con il suo stile immenso …richardson pére et fili. Traitè de la peinture et de la sculpture, Amsterdam 1728

La nostra arte… ora giunge a un’altezza cui non avrebbe mai osato aspirare, se Michelangelo non avesse svelato al mondo le recondite possibilità che le erano insite. J. reynolds, Discurses delivered to thè Students of thè Royal Academy, London 1790

… conosciute profondamente le forme organiche della costruzione de’ corpi umani e tutto il meccanismo de’ loro movimenti, ponderate le leggi dell’ottica e le prospettiche, che gl’insegnarono a rappresentare oggetti visti da qualunque punto, lasciò agli ingegni più trepidanti quella semplicità di contorni e di movimenti, che fino allora aveva però dato un carattere di preziosità alle produzioni tutte delle arti, e fieramente sprezzando ogni genere di servii dipendenza, si diede a un modo del tutto nuovo e ardito … L. cicognara, Studio de in Italia fino ai secolo di Canova, Venezia 1813-18

Eschilo e il Buonarroti, un fiero stile eleggendo, segnarono nuova strada all’imitazione. L’uomo per essi ritratto ha proporzioni gigantesche : in ambo tu vedi ugual dispregio della piacevolezza, pericoli cercati per vaghezza di gloria. Ambo scossero l’anima dei contemporanei, si compiacquero del terrore, fecero argomento all’opere loro minacce, non le speranze delle religioni …  G. B. niccolini, Del sublime e di Michelangiolo, Firenze 1825

Sulla terribilità:

… ha dato alle figure sue una forma terribile cavata dai profondi secreti dell’anatomia, da pochissimi altri intesi, tarda ma piena di dignità e maestà … G. P. lomazzo, Idea del Tempio fetta Pittura, Milano 1590

Come Mozart nella statua del Don Giovanni, Michelangelo, tutto teso ad atterrire, ha riunito quanto poteva dispiacere in ogni parte della pittura: disegno, colore, chiaroscuro; e nondimeno ha saputo appassionare lo spettatore. H. beyle (stendhal), Histoire de la peinture en Italie, Pari» 1817

Mi sembra che ignori il senso della dignità morale e della grazia; quanto alla forza, per cui lo si è sempre magnificato tanto, a me pare una qualità rude, esteriore, meccanica … P. B. shelley, lettera a Leigh Hunt, 3 settembre 1819

Ci sono anime nelle quali le impressioni scaturiscono come fulmini e le cui azioni sono come scatti, come lampi. Tali i personaggi di Michelangelo… tutti figli e figlie d’una razza colossale e pugnace, cui però il tempo ha conservato il sorriso, la serenità, la gioia pura, la grazia delle oceanine di Eschilo e della Nausicaa di Omero,    H Taine, Voyase en Italy  Paris 1866

… Il qual sublime ei non cercò già nel patetico, bensì nel terribile; non quello che sorge dalla arcana maestà di una notte stellata, bensì quello che erompe da un mare in tempesta, sul quale cadono i fulmini e galleggiano i cadaveri dei naufraghi.   A. aleardi, in “Relazione del Centenario di Michelangiolo … 1875, Firenze 1876

Sull’anatomia:

Veggendo dico il Buonarroto con ottimo giudizio i pittori e scultori moderni e anco, per quanto si può vedere, gli antichi, avere d’intorno a ogni altra cosa conseguita e ritrovata qualche perfezione, ma nella figura d’uomo non essere anco stata da niuno veduta ne conosciuta la sua perfetta proporzione, s’avide senza punto ingannarsi ciò non d’altronde poter essere avvenuto che dalla difficultà del suo composto. Per che, come ingegnosissimo, quello che era forse per la sua difficultà non stato ardito ne tentato da altri, volle con bell’artificio e lungo studio ripigliare e metterlo in esecuzione. V. danti, Il primo libro del trattato delle perfette proporzioni, Firenze 1567

…. per dimostrare la perfetta cognizione ch’egli aveva dell’anatomia, volle inclinare un poco all’estremo e rilevare alquanto più i muscoli, per dimostrarli eminenti e fieri in que’ corpi nei quali la natura gli aveva assottigliati.  G. P. lomazzo, Trattato dell’arte della pittura, Milano 1584

… È come se avesse avuto paura che non ci si sarebbe accorti di quanto era profondo in questa materia, giacché ha rilevato così fieramente le parti del corpo, che sembra aver ignorato l’esistenza, sopra i muscoli, della pelle idonea ad attenuarli. R. de piles, Abrégé de la vie des peintres, Paris 1699

[Un] predicatore… disse in pulpito pubblicamente che Michelangelo per fare un Cristo spirante aveva fatto morire crudelmente in croce un povero contadino ; onde non vi manca tuttavia chi troppo credulo tenga per certa questa novella … N. gabbubri, lettera al Manette, 4 ottobre 1732

Cercò quel grande artista l’origine della bellezza e credette averla trovata per mezzo dell’anatomia, sopra cui egli fece il maggiore studio, e giunse a tale eccellenza che s’immortalò per quella nuova strada, benché egli non trovasse quello che cercava : cioè la bellezza …    R Mengs, Bassano 1783

Unicamente applicato all’espressione anatomica, non conobbe la vera espressione, l’espressione morale, ch’è la grand’arte di rendere visibili le passioni in ogni loro grado … Quindi la noiosa uniformità delle sue opere …F. milizia, Dizionario delle belle arti del disegno, Bassano 1797

Non saprei poi cosa intendere per ciò che Voi appellate in Michelangelo scienza anatomica. A me sembra ch’egli abbia eletto espressamente delle mosse contorte e convulse … per avere campo di esprimere … le parti e i muscoli più rilevati, pronunciandoli con violenza più che naturale. A. canova, lettera al Cicognara, 25 febbraio 1815

Sembra che, facendo un braccio o una gamba, non pensi che a quel braccio o a quella gamba, ignorandone del tutto qualunque rapporto, non si dice con l’azione del dipinto, ma perfino con quella del personaggio di cui delinea gli arti. Bisogna convenire che alcuni brani trattati così, secondo simili intenti esclusivi, sono di per sé tali da affascinare. In ciò risiede il suo grande merito : conferire grandezza e terribilità anche a un arto isolato. ….. E. delacroix, Journal (1822-63)

Nei greci e nei veneziani il modo di trattare il corpo umano è fedele, modesto, naturale, mentre in Michelangelo è disonesto, insolente, artificioso.   J. ruskin, Thè Relationi between Michael Angelo and Tintorel, London 1872

In lui l’anatomia diviene musica. In lui il corpo umano è materiale quasi puramente architettonico. I corpi vengono mossi, negli affreschi e nelle statue, al di là del loro perché logico, e le linee melodiche dei muscoli si inseguono con legge musicale, non con legge logica rappresentativa. U. boccioni, Dinamismo plastico, Milano 1911

Sul disegno e sul colore:

La difficultà delle linee estreme (somma scienza nella sottilità della pittura) Vi è sì facile, che conchiudete nell’estremità dei corpi il fine dell’arte, cosa che l’arte propria confessa esser impossibile di condurre a perfezione …      Pietro Eretino 1337

Accanto a un’immaginativa ardente, a un ingegno pronto e acuto, possedeva un cuore che ignorava i concetti di bellezza e di dolce grazia.  F.W.B. Von Ramdhor

Michelangelo è la grazia almeno altrettanto che la forza. È. montéout, in “Revue des Deux Mondes”, 1870

… nel suo colorire ha servito alla furia e profondità del disegno, lasciando in parte la qualità dei colori e reggendosi solamente dietro al grillo e alla bizzarria. Onde ha fatto in universale le figure tanto belle e robuste conforme all’intenzion sua, che ognuno il quale le veda, per intelligente che sia, confessa non potersi far di più, nel disegno e nel colorito … G.P. lomazzo, 1590

 … ignorava tutto ciò che riguarda il colore. R. de Piles1699

… non sapeva imitare il colorito della natura, e non intese, al par di tant’altri che fioriron prima e dopo di esso, la prospettiva aerea … G. della Valle in vite.. , Siena 1791-94

Ciò che non si conosce abbastanza … è che. Michelangelo, disegnatore prodigioso, fu anche un colorista, un colorista della luce. C. blamb, in ‘Relazione del Centenario di Michelangiolo … 1875″, Firenze 1876.

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