Il Tintoretto: Il trafugamento del corpo di San Marco
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Sull’opera: “Il trafugamento del corpo di San Marco” è un dipinto autografo di Jacopo Robusti detto il Tintoretto, realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1562-1566, misura 398 x 315 cm. ed è custodito nel Accademia di Venezia.
L’opera in esame, che appartiene alla serie dei “Dipinti per la Scuola Grande di San Marco” (composta dal presente, dal “Il ritrovamento del corpo di san Marco” e dal “San Marco salva un saraceno durante un naufragio”), in origine si trovava – insieme al “San Marco salva ….” – nella grande sala superiore di detta Scuola, ubicata tra la porta dell’albergo e quella principale.
Il dipinto subì consistenti modifiche nell’Ottocento come dimostra l’incisione di Andrea Zucchi (pittore ed incisore nato a Venezia nel 1679 ed operante a Dresda nel 1724). La Moschini Marconi nel suo “Catalogo delle Gallerie”, edito nel 1962, ne evidenzia le vicissitudini: una manomissione avvenuta nel 1815-16 effettuata da G. Baldassini e da A. Fiorian con la supervisione dell’Edwards, dove fu asportata una vasta fascia di tela sulla sinistra ed un’altra molto più stretta sulla destra e con l’allungamento – in verticale – tramite aggiunta di strisce, ricucite in alto ed in basso, rispettivamente di 28 cm. e 9,5.
Per la fascia maggiore fu impiegata la stessa della tela recisa ricoprendola con un prolungamento dello sfondo. Sempre nello stesso restauro venne nascosta la catasta di legname dipingendovi altri particolari (due arcate ed altre vedute prospettiche con caseggiati).
Come se tutto questo non bastasse, l’opera fu passata a corpo e ritoccato pesantemente il cielo fino ad alterarlo totalmente. Finalmente fu rimossa l’aggiunta di tela dalla parte superiore e ricorretto i vari stravolgimenti pittorici con il restauro del 1955 effettuato dal Pellicioli.
Attualmente è visibile anche la catasta di legna sullo sfondo, la cui presenza ha contribuito a rendere più chiaro il soggetto dell’opera con l’aiuto della narrazione del Boschini (Carta del navegar pitoresco, 1660). Nel bel mezzo di un grosso temporale, i cristiani di Alessandria trafugano il corpo di San Marco proprio da quella catasta, che risulta essere il rogo in cui i pagani avevano posto il santo.
Tuttavia, anni prima, il Ridolfi e lo stesso Boschini, descrivendo l’opera si riferivano al trasporto del corpo di San marco alla nave. Fortunatamente i devastanti restauratori dell’Ottocento impiegarono la stessa tela per la ricucitura (324 x28). Questa venne intelaiata e sottoposta ad un accortissima pulitura riportandola più o meno allo stato originale nel quale riaffiorò la prosecuzione delle colonne verso sinistra e un accenno d’uomo fuggente.