Il Tiepolo: Affreschi del palazzo reale di Madrid
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Sull’opera: Gli “Affreschi di Palazzo Reale a Madrid” appartengono ad una serie di dipinti realizzati da Giambattista Tiepolo – con aiuti di altri collaboratori – negli anni 1762-66.
Descrizione e storia
Prima di intraprendere il grande lavoro madrileno intercorsero lunghe ed elaborate trattative tra l’artista e il duca de Montealegre, l’allora l’ambasciatore spagnolo a Venezia.
Giambattista Tiepolo partì per la Spagna il 31 marzo 1762 portando con sé i figli Domenico e Lorenzo ed un mercante di Padova, ma per raggiungere la capitale dovettero trascorrere tre mesi a causa di tappe forzate e stressanti, tanto che quando, il 4 giugno raggiungeva Madrid, fu costretto a stare a letto per qualche tempo.
A Venezia, poco prima di partire, aveva realizzato il modello per la Sala del trono, con la Gloria di Spagna (si vedano i quattro particolari sopra riportati), preparandolo – secondo lo Zannandreis – su indicazioni dell’allievo Lorenzi.
È talmente evidente però che le tematiche tiepolesche nelle celebrazioni rappresentate nel Palazzo reale di Madrid costituiscono, più o meno, una sintesi dell‘opera generale del grande frescante.
Dopo la riabilitazione fisica, durata una quindicina di giorni, il Tiepolo incominciava ad affrontare la grande decorazione del soffitto, che fu portata a termine nel 1764 (sul cornicione si legge la scritta: “TiepoIo A, 1764”).
Dal momento che l’artista per il soffitto Pisani – più o meno delle stesse dimensioni – aveva previsto un lavoro di tre o quattro anni (come già indicato in altre pagine. A causa delle forzate interruzioni nella stagione invernale), nonostante avesse due laboriosi collaboratori quali i suoi due figli, non pare verosimile che abbia lavorato contemporaneamente ad un altro affresco (Sala della guardia), come afferma Ceán Bermùdez nel “Diccionario historico de los más illustres professores de las bellas artes en España” (c. 1800), portando perciò a termine entrambi i soffitti in due anni.
A proposito di ciò Il Morassi propose una validissima controprova dal momento che il lavoro complessivo fu portato a termine nel 1766, proprio quando l’artista chiedeva alla corte madrilena che gli fossero assegnati altri nuovi lavori.
Sembra perciò poco probabile che avesse impiegato altri due anni per decorare un solo soffitto, per giunta assai più piccolo, come quello dell’anticamera della regina, conosciuto anche come “Saleta”.
Sala del trono
La decorazione raffigura la “Gloria di Spagna” (soffitto, 2700 x 1000 cm.), la “Abbondanza” (sovrapporta a grisaille) e la “Virtù con il Merito” (sovrapporta a grisaille).
Dalle chiarificazioni e dalle messe in evidenza di F. J. Fabre in “Descripcián de las alegorias plntadas en la bovedas del Real Palacio de Madrid” (ed. 1829), il dipinto più grande è, a tutti gli effetti, dedicato alla glorificazione della dinastia spagnola, poeticamente esaltata, circondata dai diversi Stati ed assistita dalla Virtù.
Sull’alto supporto architettonico che fa da cornice all’affresco del soffitto, appaiono immagini allegoriche che enfatizzano le qualità di re Carlo lll, cui fa riferimento la frase scritta sulla base della piramide. Le province di Spagna, ovvero, Castiglia, Cordova, Estremadura e Galizia vengono raffigurate con i prodotti peculiari, mentre l’’America, con i propri popoli.
Nella celebrazione sono inseriti riferimenti storici, quali i doni portati da Cristoforo Colombo, ed evocazioni tratte dalla mitologia, come gli dèi marini su bianche nuvole con piccoli navigli e pesci di immense dimensioni.
La Virtù viene incarnata, in scorcio, secondo un armonioso ritmo – che troviamo anche nel Veronese – la coppia della Pace con la Giustizia ed il Vangelo della Fama.
La “Saleta”
Nel soffitto dell’anticamera della regina viene raffigurata l’Apoteosi della monarchia spagnola (1500 x 900 cm.), impostata secondo una struttura a spirale che viene originata, a sinistra, dalle Colonne d’ErcoIe, presidiate da quest’ultimo e dal dio Nettuno.
La composizione continua fino all’allegoria adombrante il trono reale, dove viene evidenziata una fortezza – simbolo di stabilità – nei cui pressi stanno Mercurio e Apollo protetti da Giove, assiso in alto e circondato da muse e putti alati.
Sala della guardia
Anche in questo ambiente, l’attività di Giambattista è concernente al solo soffitto, dove viene rappresentata l’Apoteosi di Enea (1600 x 2300 cm.).
In primo piano notiamo la fucina di Vulcano ed il Tempo che permette ad Enea di conquistare l’immortalità. Qui si svolge la spirale compositiva che porta al gruppo dell’eroe troiano – con la Virtù che lo assiste – nel momento in cui si rivolge a Venere, sua madre, accompagnata dalle Grazie e da putti, che regge un elmo piumato, certamente tenuto in serbo per il figlio.
Le raffigurazioni
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