Simone Martini: Beato Agostino Novello e storie
Sull’opera: “Beato Agostino Novello e storie” è un dipinto autografo di Simone Martini, realizzato con tecnica a tempera su tavola nel 1328, misura 198 x 257 cm. ed è custodito nella chiesa di Sant’Agostino, Siena.
Sotto la cornice, un cartello di piccole dimensioni recava la scritta “B. Augustini Novi imago haec, quae paulo posi ejus obitum in ara ipsi sacra genti Ptholomei attributa: colebatur in nova ecclesiaeextrutione, huc raslertur A. D. MDCCLIV” che il Cavalcaselle pubblicò nel 1885.
La tavola, della quale è stata trasformata la forma della cuspide – da poligonale a rettangolare con perdita delle peculiarità trecentesche – riprende con un gusto del tutto nuovo l’impianto distributivo che si impiegava nei tabelloni del secolo precedente, con al centro la maestosa immagine del santo, ed ai lati, le storie relative alla sua vita.
In base alla pubblicazione del Cavalcaselle e considerando anche altri elementi, il Carli (“Capolavori dell’arte senese”, 1947, Firenze) ipotizzava che in origine il dipinto si trovasse nella chiesa di San Leonardo al Lago, sull’altare sito sopra al sepolcro del beato Agostino.
Sempre secondo il Carli, la tavola fu trasferita, insieme con le spoglie del beato, nella chiesa di Sant’Agostino a Siena, l’attuale sede. Il beato Agostino Novello, di padre senese, nacque intorno al 1235.
Sembra che a Terranova di Sicilia, dopo aver conseguito il titolo di studio in legge a Bologna, gli vennero dato da re Manfredi due importanti incarichi, giudice e consigliere, ma che, alla morte del sovrano, lasciò la carriera intrapresa per entrare nell’ordine agostiniano e trasferirsi nei territori senesi. Per l’alta istruzione giuridica Agostino venne insignito di altissime cariche che in poco tempo lo portarono al priorato generale dell’ordine. Anche questa volta, dopo pochissimo tempo, rinunziò clamorosamente perché attratto dall’eremo di San Leonardo al Lago nei pressi di Siena, città nella quale morì il 19 maggio 1309. Agostino divenne subito uno dei santi più venerati della città.
La tavola è suddivisa dalla cornice in tre parti: una centrale e due laterali; quella centrale ha un arco ogivale ribassato e pentalobato; quelle ai lati hanno l’arco a “tutto sesto” trilobato. In alto, ubicati tra l’arco centrale e quelli laterali, stanno due medaglioni nei quali sono raffigurati i busti di santi eremiti dell’ordine agostiniano.
Nella parte centrale viene raffigurata, con efficace gioco di controluce sullo sfondo aureo, l’imponente immagine del beato Agostino tra due alberelli nei quali svolazzano molti uccellini. Il santo sembra concentrarsi all’ascolto delle parole sussurrate da un piccolissimo angelo dalle ali verdi. Probabilmente – secondo alcuni studiosi – il sussurro viene interpretato come un invito da parte dell’autorità divina a prendersi cura dei tristi eventi quotidiani dei senesi.
Gli interventi del beato beato Agostino, tutti contraddistinti da una puntale tempestività, vengono narrati nei quattro riquadri, distribuiti due a due, ai lati della maestosa figura del Beato.
In tutti e quattro gli episodi sono raccolti i successivi momenti dell’intervento del beato Agostino, e, quindi, la celebrazione del “rendere grazia” per il miracolo ricevuto.
Le “storiette” narrate appartengono (considerandole dall’alto al basso, e da sinistra a destra) al “Miracolo del bambino azzannato dal lupo”, al “Miracolo del bambino caduto dal balcone”, “Miracolo del cavaliere caduto in un burrone” e al “Miracolo dei bambino caduto dalla culla”
Nel primo episodio si vede il bambino che giace con la testa sanguinante e ferito ad un occhio; verso di è chinata la madre disperata, mentre un’altra donna cerca di allontanare il lupo con un bastone; più in alto, dietro la torre, l’improvvisa apparizione del beato. Subito a destra, è raffigurata la scena del bambino miracolato che appare seduto sulle ginocchia della madre, mentre la donna che cercava di allontanare il lupo lo conforta con tenere carezze. Al gruppo si uniscono altre persone, che insieme alla madre, rendono grazia al cielo.
Nella storia in basso viene rappresentato il “Miracolo del bambino caduto dal balcone”. Essendosi staccata una tavola dallo sporto di una casa, il bambino sta precipitando al suolo, mentre la madre dall’alto assiste con impotenza l’improvvisa e macabra scena; ma, prima che il bambino arrivi a toccare terra, appare in volo il beato Agostino che lo benedice mentre allontana la trave dalla mortale traiettoria. Nella scena a fianco, si vede il fanciullo in piedi, sano e salvo, con lo sguardo rivolto verso la madre, mentre alcune persone sono chinate su di lui per assicurarsi che non sia rimasto ferito, mentre uno del gruppo, a mani giunte, rende grazia al per il miracolo appena avvenuto.
Nella storia in alto, sulla destra, viene raffigurato il “Miracolo del cavaliere caduto in un burrone”. Il cavaliere, che errava per sentieri solitari e dirupati, è caduto insieme al cavallo in un burrone, finendo proprio sotto l’animale; ma, subito sulla sinistra, lo stesso cavaliere appare inginocchiato in atto di rendere grazie al beato Agostino che, sempre in volo, tra le ripide alture, lo benedice. Nelle scoscese colline dominano, seppur in lontananza misteriosi castelli che sembrano conferire silenzio e solennità, che si contrappongono al borbottio contradaiolo delle ‘storie’ dei riquadri descritti in precedenza.
Nell’ultima storia, quella del “Miracolo del bambino caduto dalla culla”, raffigurata nel riquadro in basso a destra, si narra di un neonato che mentre veniva ninnato dalla sua nutrice cade per terra con la sua culla per il cedimento di una corda che, insieme alle altre, la teneva sospesa al soffitto. Il bambino si ferisce alla testa e la nutrice grida con gesti di disperazione, mentre un’altra donna cerca di soccorrerlo, e la madre invoca la provvidenza del beato Agostino; questi appare improvvisamente dal fondo aureo, in alto a destra, compiendo il miracolo del risanamento. Sotto, nel piano inferiore, le donne sono pronte per uscire in solenne processione, con il bambino miracolato vestito con il saio dell’ordine agostiniano.