Biografia e vita artistica di Pontormo (Jcopo Carrucci: 1494 – 1557)
Pagine correlate al Pontormo: La lettera al Varchi – Le opere – Elenco delle opere – Cenni biografici – Il periodo artistico – Il diario – La critica – Pontormo dalle Vite di Giorgio Vasari (pdf) – Rosso Fiorentino.
Prima formazione dell’artista
Dalle Vite del Vasari si ricava che, il giovane il Pontormo frequentava i principali esponenti della pittura allora attivi a Firenze, come Piero di Cosimo, Andrea del Sarto, Fra’ Bartolomeo, Mariotto Albertinelli. Di tanto in tanto aveva anche contatti con Leonardo. Questi maestri influenzarono certamente la pittura del giovane artista, testimoniata nelle sue opere giovanili, ma tali influssi – fatta eccezione di quelli legati ad Andrea del Sarto [Marchetti Letta, cit., p. 6] – non perdurarono a lungo.
Nella bottega di Andrea del Sarto il Pontormo iniziò a lavorare dal 1512 realizzando le prime opere nella totale autonomia. Le antiche fonti citano una piccola tavola raffigurante una Madonna annunciata ed una predella – eseguita in collaborazione con Rosso Fiorentino, allievo presso la stessa bottega – per la pala dell’Annunciazione di San Gallo del suo maestro, andata perduta, forse distrutta con l’alluvione di Firenze del 1557.
A proposito di ciò il Vasari scrisse: «un Cristo morto con due Angioletti che gli fanno lume con due torce e lo piangono, e dalle bande in due tondi, due Profeti, i quali furono così praticamente lavorati, che non paiono fatti da giovinetto, ma da un pratico maestro» [Le Vite, Iacopo da Puntormo, 1568]. Alcuni studiosi di Storia dell’arte riferiscono che il Carrucci abbia realizzato alcune figure della pala come, ad esempio, l’ignudo sullo sfondo seduto sui gradini [Marchetti Letta, cit., p. 8].
Un’importantissima opera giovanile fu la decorazione alla Santissima Annunziata, di cui rimane una copiosa documentazione: Libro delle ricordanze (1510-1559) del Convento della Nunziata, Libro delle Notizie di padre Eliseo Biffoli (dal 1587), Libro di Camarlingo (qui erano registrati i pagamenti del convento degli anni 1509 al 1516) [cit. in Marchetti Letta, p. 6].
Gli affreschi legati, alla visita di Leone X (Firenze, 1475 – Roma, 1521) a Firenze, giovarono al giovane artista che lo lanciarono verso un più vasto pubblico.
Al pittore fiorentino Cosimo di Andrea Feltrini (1477 – 1548), specializzato nel dipingere grottesche, fu affidata la decorazione dell’arcone d’ingresso della santissima Annunziata, ma a causa della ristrettezza dei tempi si cercarono vari collaboratori, tra i quali il diciannovenne Carrucci, che eseguì le figure della Fede e della Carità, di cui rimangono in loco solo le copie (gli originali furono staccati e attualmente si trovano, in pessimo stato di conservazione, nel Museo di San Salvi). L’opera fu molto apprezzata dagli ambienti artistici locali, tanto che nel suo maestro, Andrea del Sarto si scatenò anche una certa invidia [Marchetti Letta, cit., p. 9].
Fu proprio Andrea che, in occasione della decorazione del Chiostrino dei voti (ciclo già in avanzato stato d’esecuzione), dovette affidare a due dei suoi più valenti assistenti, Rosso Fiorentino e – per l’appunto – Pontormo, l’esecuzione di alcuni affreschi con le Storie della Vergine nelle lunette. Al Pontormo fu affidata la “Visitazione” (1512-1513) che la realizzò con un solido impianto monumentale.
Gli influssi di Andrea del Sarto furono assai più duraturi rispetto a quelli dei maestri precedenti e si protrassero fino al 1520 circa, subendo inoltre integrazioni come la sfumatura di Leonardo, la classicità di Raffaello e la solidità plastica delle figure michelangiolesche [Marchetti Letta, cit., p. 6].
Alcuni studiosi ipotizzano – soltanto in base a dati stilistici di alcune sue opere, ove si evidenziano forti richiami alle decorazioni delle stanze vaticane di Raffaello e della volta della Cappella Sistina di Michelangelo – che il Pontormo si fosse recato a Roma.
Nel frattempo lo stile dell’artista si avvicinava sempre più a quello del Buonarroti, come testimoniano la “Sacra conversazione di San Ruffillo” (SS. Annunziata di Firenze) e la “Veronica”, dove si riscontrano le pose a contrapposto di figure simmetriche, il moto a serpentina ed il cromatismo acceso e cangiante, tutte peculiarità di stampo michelangiolesco [Marchetti Letta, cit., p. 15].
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Bibliografia: “Pontormo, Rosso Fiorentino”, Elisabetta Marchetti, Letta, Scala, Firenze 1994.