Daniele Ranzoni (Intra 1843 / 1889)
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Daniele Ranzoni fece parte della seconda generazione del romanticismo. Dopo aver ricevuto le prime nozioni di disegno da un certo Litta, ed ottenuta una piccola pensione, studia, prima all’Accademia di Brera, poi all’Albertina di Torino e quindi di nuovo a Brera, dove fu allievo di Giuseppe Bertini con Tranquillo Cremona e Mosè Bianchi.
Rientrò di diritto, nella schiera dei pittori romantici lombardi, e si potrebbe dire che cercò di oltrepassarli, riuscendovi, con l’introduzione di certi elementi psicologici più passionali e con un tipo di pittura più morbida, che avvolge e dissolve la materia, come nella “Contessa Arrivabene” (Milano, Galleria d’Arte Moderna).
L’artista fu amico dello scultore Grandi e del musicista Catalani. Amico fraterno del Cremona, fu spesso influenzato dalla sua opera, pur avendo sempre minor notorietà.
Nella sua città natale, il Ranzoni fu generosamente ospitato dai principi Troubetzkoy nella loro incantevole villa, e lì passò il miglior periodo della sua, alquanto tormentata, esistenza.
Durante la maturità l’intensa intonazione luminosa, derivata dall’insegnamento torinese del Fontanesi, pur confondendo i contorni delle immagini, non toglierà la consistenza alle figure, tanto che il Ranzoni fu considerato il più grande plastico dell’Ottocento. Si dedicò soprattutto alla ritrattistica, smaterializzando sempre più l’immagine con il trascorrere degli anni, come si nota nella “Signorina Torrazzi” (Collezione, Gallina Milano).
Ebbe, per un paio d’anni, anche esperienze di lavoro a Londra (1877-89) da dove, però, rientrò in patria molto amareggiato, perché i suoi quadri, in un’esposizione della Royal Accademy, furono ignorati e respinti.
Artista istintivo e ribelle, portava più facilmente a termine le opere non commissionate. La produzione del Ranzoni comprende quasi esclusivamente ritratti, soprattutto di donne e di bambini, compreso qualche paesaggio del lago Maggiore, ed anche se dai contemporanei non fu molto intesa, la sua arte è attualmente considerata, come una delle più alte espressioni pittoriche dell’Ottocento italiano.
Ritiratosi ad Intra, dopo periodi di inattività, venne ricoverato in clinica psichiatrica dove, anche per effetto della tristezza di un infelice amore, trascorse gli ultimi anni di vita nella più cupa malinconia, pur creando, di quando in quando, alcune delle sue opere più belle. Tra le migliori opere sono da ricordare: “I tre amici” (Valdagno – Vicenza, Raccolta Marzotto), “Ritratto della principessa Ada Troubetzkoy” (Crema, Collezione Paolo Stramezzi), “Giovinetta inglese” (Milano, Collezione De Lorenzi), “La Principessa di Saint Léger” (Milano, Collezione Jucher), “La baronessa di Francfort” (Milano, Galleria d’Arte Moderna), “Lago Maggiore” (Milano, Collezione Privata).
Sei opere del Ranzoni:
Ritratto della principessa Ada Troubetzkoy, anno 1875, cm. 74,5 x 60,7, collezione Stramezzi, Crema.
Bibliografia:
“Daniele Ranzoni” C.Carrà, Roma, 1924.
“Daniele Ranzoni”, A.P. Quinzac, Skira, Roma, 1997.
“La pittura lombarda della Scapigliatura”, S. Pagani, Milano 1955.
“Daniele Ranzoni”, M. Sarfatti, Reale Accademia d’Italia, Roma, 1935.
“Danile Ranzoni”, G. Borelli, Alfieri & Lacroix, 1911.
“Ritratti d’artisti italiani: Danile Ranzoni”, U. Ojetti. Treves, Milano, 193.