Donato Bramante ( Monte Asdrualdo, oggi Fermignano,1444 – Roma, 1514)
Biografia del Bramante
Donato di Pascuccio di Antonio, meglio conosciuto come il Bramante, nacque il 1444 nell’appena costituito Ducato di Urbino, già vitale motore culturale dell’Umanesimo, in un paesino detto Monte Asdrualdo.
La sua formazione artistica iniziò, molto presto, presso la bottega di Bartolomeo di Giovanni Corradini (Urbino, 1420/1425 circa – Urbino, 1484), noto con lo pseudonimo di fra’ Carnevale.
Quest’ultimo, riscontrate le sue eccezionali doti artistiche, soprattutto quelle relative alla creazione di complessi architettonici sullo sfondo, lo nominò presto pittore “prospectivo”.
Gli studiosi pensano che l’artista avesse partecipato attivamente – come titolare di una propria bottega – ai lavori del cantiere nel Palazzo Ducale di Federico II da Montefeltro (Gubbio, 1422 – Ferrara, 1482).
Frequentando ambienti ricchi e colti di Urbino, Bramante ebbe modo di conoscere artisti quali Luca Signorelli, Mantegna, Melozzo da Forlì e Piero della Francesca.
Nel 1476 decise di viaggiare verso la parte settentrionale della nostra penisola. L’anno successivo, infatti, soggiornava a Bergamo, dove, come pittore, decorava la facciata del Palazzo del Podestà, con figure di filosofi negli immancabili sfondi architettonici. Tale esperienza, nata probabilmente in un isolato contesto di aggiornamento artistico della città, si esaurì in breve tempo e l’artista, privo di altre committenze, nel 1478 decise di partire per Milano. Si pensa che questo suo viaggio sia stato fatto su richiesta dello stesso Federico da Montefeltro, che probabilmente lo chiamò in occasione dei lavori al suo Palazzo a Porta Ticinese (avuto in dono da Galeazzo Maria Sforza).
Il soggiorno milanese durò un lungo periodo, testimoniato dall’Incisione Prevedari, fatta su suo disegno (firmata e regolata da un contratto datato 24 ottobre 1481).
Fino ai primi anni Novanta, Bramante svolse la sua attività artistica come pittore. Sue sono le seguenti opere: “Cristo alla Colonna”, “Uomini d’arme” e gli affreschi – ormai quasi completamente perduti, a lui attribuiti con dubbi, mentre altri studiosi li assegnano al Bramantino – in casa Fontana Silvestri. Più certo è il fatto che l’artista in esame, in tale periodo, conobbe Leonardo da Vinci col quale strinse una sincera e duratura amicizia, collaborando nei lavori del Castello di Santa Maria delle Grazie e di quello Sforzesco.
Negli anni Ottanta il Bramante lavorò con grande ingegno come architetto.
Nel 1492 realizzò il progetto della tribuna di Santa Maria delle Grazie ed impostò quelli della Sagrestia Vecchia e del Chiostro minore. Appartengono più o meno allo stesso periodo i progetti relativi alla canonica di Sant’Ambrogio – mai portata a termine – ed ai due chiostri del monastero cistercense di Sant’Ambrogio (1497), la cui realizzazione venne affidata ad altri.
A quei tempi Milano era sotto occupazione dei francesi, per cui molti artisti – tra i quali Leonardo e, più tardi, nel 1499, lo stesso Bramante – si allontanarono dalla città. L’artista in esame si trasferì definitivamente a Roma. Qui realizzò il Tempietto di San Pietro in Montorio, il Chiostro del Belvedere e quello di Santa Maria della Pace. La capitale era un importante luogo d’incontro e di discussioni tra architetti, pittori e letterati, tra cui ricordiamo Giuliano Sangallo, fra’ Giocondo e Baldassarre Peruzzi, oltre che menti geniali della pittura e scultura come Raffaello e Michelangelo.
Nel 1506, Giulio II lo nominò ufficialmente architetto pontificio, incaricandolo di demolire e ricostruire l’antica basilica costantiniana di San Pietro. Tale progetto, che si stava presentando originale e grandioso, non fu mai portato a termine dal Bramante perché interrotto dalla sua scomparsa, avvenuta nel 1514 nella stessa Roma.
Bibliografia relativa all’artista
Berenson, Pittori italiani del Rinascimento, Hoepli, anno 1936, Milano.
E. H. Gombrich, Norma e forma. Studi sull’arte del Rinascimento, Einaudi, anno 1964, Torino.
F. Negri Arnoldi, Storia dell’arte, Fabbri Editori, anno 1988, Milano.
P. Adorno, Storia dell’arte italiana, G. D’Anna, Messina, anno 1991, Firenze.