Paolo Uccello: Creazione degli animali e Creazione di Adamo
Sull’opera: “Creazione degli animali e Creazione di Adamo” è un dipinto tradizionalmente attribuito a Paolo Uccello eseguito con tecnica a fresco su muro (“luna” ma trasferito su tela) nel 1430. Le sue dimensioni sono 224 x 478 cm. ed è custodito nel Chiostro Verde di Santa Maria Novella a Firenze.
L’opera, che fu staccata dal muro nel 1940, era raffigurata nella parte superiore della campata. Viene citata come autografa di Paolo Uccello sin dalle antiche fonti (Manetti, Alberiini (1510), Anonimo Magliabechiano (1537-42).
Il Vasari nell’edizione 1568 de “Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori” scriveva: “Gli fu fatto poi allogagione [alloggio, alloggiare] nel chiostro di S. Maria Novella d’alcuna storia: le prime delle quali sono quando si entra di chiesa nel chiostro: la creazione degli animali con vario e infinito numero d’acquatici, terrestri e volatili. E perché era capricciosissimo e, come si è detto, si dilettava grandemente di far bene gli animali, mostrò in certi leoni che si vogliono mordere quanto sia di superbo in quelli, ed in alcuni cervi e daini la velocità ed il timore; oltre che sono gli uccelli ed i pesci con le penne e squamme vivissimi; fecevi la creazione dell’uomo e della femmina, ed il peccar loro con bella maniera, affaticata e ben condotta. Ed in questa opera si dilettò far gli alberi di colore, i quali allora non era costume di far molto bene“.
Il Cavalcaselle (1864), evidenziandovi influssi ghibertiani, riferisce la cronologia al triennio 1446-48, mentre lo Horne (“BM” 1905) l’anticipa al 1425, prima del soggiorno veneziano dell’artista. Il Pudelko (1934), la colloca tra il 1430-33; il Berti (1961) ipotizza l’anno 1431, dopo il soggiorno a Venezia.
Per quanto riguarda l’autografia, le opinioni degli studiosi sono generalmente assai più concordi eccetto quelle di alcuni, tra i quali compare il Fiocco (“RA” 1920) che indica Dello Delli (1404 – 1453?), seguito dal Longhi (“P” 1928), che poi, nel 1940, li ipotizza come opera giovanile dell’artista. Il Van Marle (“P” 1928) li assegna ad un allievo di Paolo, mentre il Boeck (1939) li toglie addirittura dal catalogo.
Nel 1960 il Procacci, che volle andare più a fondo studiandone le sinopie, arriva a questa conclusione: poiché “esse si mostrano di gran lunga superiori alle pitture corrispondenti”, solo queste due opere sono autografe mentre gli altri affreschi sono opera di aiuti o di bottega.