Michelangelo Buonarroti: La separazione della terra dalle acque
Dipinti nella Cappella Paolina
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Sull’opera di Michelangelo
La Separazione della terra dalle acque, commissionata da papa Giulio II, è un affresco di Michelangelo Buonarroti, realizzato intorno al 1511-12, misura 155 x 270 cm. e fa parte della decorazione della Cappella Sistina in Vaticano.
La tematica, per la sua natura, ha suscitato notevoli controversie. Il Vasari nei suoi scritti fa riferimento al terzo giorno della Creazione (“Si radunino le acque … e apparisca l’asciutto” (Genesi, I 9).
Questa tesi è quella che ha sempre ottenuto maggiori consensi rispetto tutte le altre, come ad esempio quella del Condivi che, in relazione ad una diversa scena biblica, vede nella composizione la creazione degli animali appartenenti al mondo acquatico.
Tesi di altri studiosi invece scorgono la creazione di tutti gli animali (Chattard, 1766; anche Carli, 1964)
Altri, ancora, vedono la separazione del cielo dalle acque (Lange, 1910 e Tolnay).
Le tracce lasciate per il trasporto dal cartone sono visibili, soprattutto nel volto del Creatore e nella mano che tiene alzata e che appare ridipinta, probabilmente dal Carnevale (1566-72) [“Classici dell’Arte”, Rizzoli Editore]. Da altre fonti [Wikipedia], invece, si ricava che le figure del cartone vennero trasferite sull’intonaco tramite incisione diretta, allo scopo di ottenere una più rapida esecuzione, che evidenzia anche nelle lunette a ridosso di essa.
La storia dell’affresco
Per il lavoro di decorazione della volta, l’artista procedette dalle campate nei pressi dell’ingresso, la cui porta veniva aperta per le solenni riunioni in cappella con la presenza del pontefice e del suo seguito. Nella settimana santa era anche prevista una processione cerimoniale, che dall’ingresso della cappella si spingeva fino alla campata sopra l’altare.
Michelangelo realizzo gli affreschi in due tempi con due impalcature differenti, costruite l’una dopo l’altra. La prima metà, innalzata nel 1510, partiva dalla campata d’ingresso ed arrivava più o meno alla scena della Creazione di Eva. L’altra metà, costruita nell’autunno dell’anno successivo, partendo dalla Creazione della progenitrice arrivava a coprire l’ultima zona della volta.
La presente composizione (Genesi 1,9-10) appartiene quindi al secondo blocco, realizzato dal 1511 all’ottobre 1512.
Descrizione dell’affresco
La scena della “Separazione della terra dalle acque” appartiene al gruppo di tre episodi collegati alla Creazione del mondo, per cui ricordiamo anche la “Separazione della luce dalle tenebre” e la “Creazione degli astri e delle piante”.
Seguendo l’ordine della sequenza del testo biblico, la raffigurazione in esame sarebbe da considerarsi come seconda storia, ambientata cioè nella seconda giornata della creazione. Tuttavia fu invece riservata alla Creazione degli astri e delle piante in un riquadro più grande, non rispettando la tradizionale successione.
In tutti e tre gli episodi domina la figura dell’Eterno che appare in volo, avvolto dall’ampio e maestoso mantello.
Secondo alcuni studiosi di storia dell’arte, il concetto unitario delle tre raffigurazioni simboleggia la Trinità. Altri, invece, pensano che si tratti di un’allegoria legata ai testi di sant’Agostino, in particolare all’opera svolta dalla Chiesa (acque e terra), al nuovo arrivo di Cristo (astri e piante) e infine al Giudizio Universale (tenebre e luce).
Nella presente composizione l’Eterno, in un cielo limpido e luminoso, si muove maestosamente sopra l’immensa e azzurrina distesa delle acque, con a suo seguito la tipica corte di angeli, attorniata dall’interno del mantello aperto a guisa di nimbo. Una caratteristica, quest’ultima, che richiama le “mandorle” dell’arte medievale e del Primo Rinascimento.
Il Dio Padre, che viene raffigurato slanciato verso il fruitore dell’opera in un efficacissima prospettiva di scorcio, pare provenga dal lato sinistro, con atteggiamento imperioso ed eloquente. Distende e spalanca le braccia concentrando lo sguardo sulla propria Creazione. L’effetto scenico lo descrisse Giorgio Vasari nelle Vite del 1568: «si vede in quella volta una figura che scorta, e dove tu camini per la cappella, continuo gira, e si voltan per ogni verso».
Lo stile
La coloristica delle figure nella “Separazione della terra dalle acque” appare alquanto ridotta, come in tutte le altre immagini appartenenti alla seconda fase della decorazione della volta. Vi dominano colori violacei e toni freddi, oltre che nelle acque e nel cielo (grigi, bianchi, azzurri), anche nella figura dell’Eterno (gamme violacee e grigi nel manto, nella barba e nella capigliatura).
La composizione si presenta strutturalmente assai semplificata. Pare che tale semplificazione sia dovuta al fatto di far acquisire una grandiosa monumentalità alla figura dell’Eterno, l’unica qui di grandi dimensioni.
Anche la pennellata diventa più fluida, decisa ed essenziale, proseguendo a tratti intrecciati e creando l’effetto che, in scultura, si ottiene con scalpelli a filo dentato.