Mantegna: Cristo morto (Brera)
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Sull’opera: “Cristo morto” è un dipinto autografo del Mantegna, realizzato con tecnica a tempera su tela nel 1480, misura 66 x 81 cm. ed è custodito nel Pinacoteca di Brera a Milano.
Ludovico Mantegna, in una missiva datata 2 ottobre 1506 ed inviata al marchese Gonzaga, cita l’opera – che alla morte del padre era ancora presso la sua bottega – titolandola “Cristo in scurto”.
Più tardi venne venduta, insieme ad altre opere tra le quali “Il trionfo di Scipione”, al cardinale Sigismondo Gonzaga (1469-1525). Per un po’ di tempo si perdono le tracce, per cui le vicende successive appaiono alquanto imbrogliate, nonostante le dettagliate analisi di H. Tietze (‘AA” 1941) e del Camesasca.
Si ipotizza quasi all’unanimità che intorno al 1630 o poco dopo, in seguito a sacco di Mantova (avvenuto, appunto, in quell’anno), il dipinto pervenne nella capitale, dove fu citato dal Félibien (seconda metà del Seicento) che lo vide presso la collezione del cardinale Giulio Raimondo Mazzarino (1602-1661).
Più tardi un dipinto con la stessa tematica, probabilmente la tela in esame, sarebbe pervenuto a Camillo Pamphilj che lo donò al re di Francia Luigi XIV (1638-1715), presso la cui reggia lo vide il Bernini durante il suo soggiorno a Parigi nel 1665.
Della tela non si sa più nulla di certo fino al 1824, anno in cui pervenne alla Pinacoteca milanese insieme, probabilmente, ai beni di Giuseppe Bossi (1777-1815, pittore, scrittore, poeta ed esponente del neoclassicismo).
Il Yriarte fa notare invece, che la tela, prima del 1824, si trovava a Venezia (questo confermerebbe la presenza di due o più versioni). Infine nell’inventario del 1611 della famiglia Aldobrandini di Roma (Della Pergola, “AAM”, 1960), l’opera viene catalogata con la dicitura “Un quadro con Cristo in scorto in una tavola, morto, con doi donne che piangono, di mano di Andrea Mantegna”