William Hogarth: La carriera del libertino – Il manicomio (Londra)
Ritorna al ciclo de “La carriera del libertino”
Sull’opera: “Il manicomio” è un dipinto autografo di William Hogarth, appartenente al ciclo “La carriera del libertino”, realizzato con tecnica a olio su tela tra il 1733-35, misura 62,6 x 75 cm. ed è custodito nel Soane’s Museum a Londra.
Secondo gli studiosi di storia dell’arte la scena del presente dipinto è ambientata, probabilmente, nel manicomio di Bediam a Moorfields, ove venivano isolati i pazzi senza risorse economiche. Seminudo al suolo, il libertino Tom Rakewell è in preda di una crisi isterica. Viene assistito da due infermieri, uno dei quali gli mette le catene alle caviglie ed ai polsi, mentre Sarrah Young, dietro di lui ha a fianco una ciotola di zuppa d’avena ed una pentola.
Nella cella n° 54, a ridosso delle loro spalle, un maniaco religioso rivolto verso una croce di legno prega con disperata mimica. Sia la figura del libertino che quella del maniaco in preghiera replicano gli atteggiamenti delle due statue di C. Cibber (“Pazzia furiosa” e “Pazzia melanconica”) che si trovavano sul portale di Bediam (attualmente nel Guildhall Museum di Londra).
Nella cella intermedia, la n° 55, un pazzo completamente nudo, con in capo una corona di paglia ed in mano – tenuto come uno scettro – un bastone rotto, sta facendo minzione; due visitatrici sgargiantemente vestite (Bediam era anche un posto ove la gente andava in villeggiatura) stanno assistendo alla scena, una ipocritamente fingendo di nascondersela con un semichiuso ventaglietto, l’altra commentandola via via alla compagna.
Fra le due celle, un altro malato, parzialmente nascosto dalla porta, ha disegnato sulla parete un globo, una falce di luna e un mortaio in fase di sparo. Può essere identificato (come lasciano pensare iniziali “L.E” che sono nella relativa incisione) nel drammaturgo Lee, che da documentazioni certe si sa che restò rinchiuso nel manicomio di Bediam dal 1684 al 1689. Per altri studiosi trattasi invece di Whiston, che propose il calcolo della longitudine del pianeta per mezzo d’una bomba sparata, per l’appunto, da un mortaio.
Davanti al matto, un altro internato, intento a studiare le stelle con un semplice cilindro di cartone, e un sarto con una parrucca di paglia ed un metro in mano: quest’ultima figura si riferisce probabilmente al proverbio inglese dei sarti che frequentemente impazziscono a causa della loro superbia.
Nella zona di sinistra appare un musicante pazzo nell’atto di suonare il suo violino, un lunatico per amore ed un povero sciagurato che pensa di essere diventato papa.