Pagine correlate al Rinascimento europeo: Pittori veneti del Cinquecento – Pittori toscani del Cinquecento – Pittura del Cinquecento nord e centro 1 – Pittura del nord e centro del Cinquecento pag. 2 – Pittura del nord e centro del Cinquecento pag. 3 – Primo Cinquecento – Cinquecento e Manierismo – La pittura di Michelangelo – La pittura di Leonardo – Bosch, El Greco, Sansovino, Palladio e Sanmicheli – Riassunti gotico e Rinascimento.
L’assetto politico europeo nel Cinquecento viene influenzato dal conflitto fra Carlo V e la Francia. Sia Carlo V che Francesco I vedono nello sviluppo e nella diffusione del Rinascimento italiano la possibilità di dare appropriate forme classiche ai loro bisogni di rappresentanza: nobile, regale ed imperiale.
L’arrivo al castello reale di Fontainebleau di tre grandi esponenti come il Rosso Fiorentino (Giovan Battista di Jacopo ca. 1495-1540), Primaticcio (Francesco Primaticcio, 1504-1570) e Sebastiano Serlio (1475-1554, attivo divulgatore delle numerosissime possibilità di configurazione nel campo dell’architettura rinascimentale), porta immancabilmente un’ondata di stampo manierista, che viene subito assorbita come fattore integrante dalla cultura versatile e naturalista francese.
Il rapporto artistico-culturale con Roma ed in genere con tutta l’Italia, è molto sentito in questo periodo soprattutto dagli artisti nord-europei delle Fiandre sin dai primi anni del Cinquecento con Metsys (1466-1530) e Mabuse (1478-1532), che applicano misure sempre più vaste nelle loro opere, lasciandosi influenzare agli inizi da Leonardo da Vinci.
La realizzazione a Bruxelles degli arazzi degli “Atti dei santi apostoli” eseguiti dai cartoni di Raffaello, accentua notevolmente il carattere classico del Rinascimento italiano in alcuni artisti come Van Orley Barend (Bruxelles, ca. 1488-1541), specialmente per la qualità di composizione e per il gusto dell’antico. Questo artista esordisce intorno al 1510, cura gli arazzi di Raffaello nel 1516, è pittore ufficiale di corte sotto Margherita d’Austria dal 1516 al 1527; è molto attento alla resa prospettica ed all’armonia dei tratti e delle proporzioni.
Dalla sensibilità ed eleganza degli artisti veneti per le opere con tematiche paesaggistiche, trae consenso la pittura di Pieter Bruegel detto il Vecchio (1528/30-1569), grande narratore di scene popolari immerse nelle vaste località del nord. Delle sue opere giovanili si ricordano il “Paesaggio fluviale con seminatore” del 1557, le calcografie dei “Sette peccati capitali” ed “il gioco dei fanciulli”.
Del tutto originale ed estranea a ogni rapporto con lo stile classico italiano appare invece la pittura di Hieronymus Bosch, che passa indifferentemente dalla realtà alla fantasmagoria (1450-1516), molto ammirata per il suo tono mistico da Filippo II di Spagna intorno alla seconda metà del secolo.
Egli è famoso per le sue enigmatiche pitture con personaggi spesso inquietanti e le tematiche arricchite da trasfigurazioni che vanno al di là della fantasia. Anche per queste aree, l’arte nel campo dell’incisione ha un ruolo molto importante, sia per la divulgazione di schemi figurativi sia per le evoluzioni di linguaggio artistico, che portano questo genere ad una sua piena autosufficienza.
Determinante è l’apporto di grandi centri creativi, come Anversa, e di grandi esponenti dell’arte, come Luca da Leida (Lucas van Leyden detto Lucas Hugenszoon, 1489/94-1533). Luca, anche abile disegnatore, realizza oltre duecento opere con tematiche varie: soggetti religiosi, allegorie, scene mitologiche e scene tratte dalle Scritture, bozzetti di vita quotidiana e paesaggi. Risulta evidente l’alta resa nelle composizioni affollate, con ricchezza di dettagli e l’uso sapiente della prospettiva.
Uno degli episodi più importanti dell’attività di Luca, è l’incontro con Albrecht Dürer, grandissimo protagonista dell’arte rinascimentale europea, il cui dinamismo mostrato come incisore, pittore e anche come esperto teorico, conosce una svolta decisiva dopo la sua permanenza a Venezia nel 1506: le sue opere con tema religioso, come la Trinità di Vienna, acquisiscono una nuova dimensione e il senso della coloristica più sviluppato. Mantiene contatti con l’alta aristocrazia, le cui committenze gli danno la possibilità di viaggiare ed di affinare la sua arte. Già prima del 1506 Dürer era stato a Venezia, ma era riuscito a malapena a sopravvivere realizzando disegni ed acquerelli. Nel suo secondo viaggio nella città lagunare si presenta “questa volta alla pari” con gli artisti veneti e poi scriverà: “Qui sono un signore, in patria un parassita! Sarà per me freddo, dopo il sole!”.
Importanti sono gli scambi riguardanti il tema del figurativo, anche per il concetto realistico e psicologico poi impostato da Tiziano Vecellio, ed anche sulla paesaggistica, al quale Dürer si accosta con un approccio scientifico uguale solo alla curiosità leonardesca, trovando poi, anche in patria altri grandi personaggi come Albretch Altdorfer (Regensburg, 1480-1538, fondatore della Scuola Danubiana), famoso per le sue raffigurazioni religiose esaltate dal fascino della natura.
Per fare un’attenta valutazione di quanto venga influenzata la modalità narrativa in gran parte dell’Europa dalle incisioni del Durer, basti ricordare i numerosi spunti che possono riscontrarsi nei celeberrimi cicli pittorici del Rinascimento presi dalle serie della Passione e della Vita della Vergine.
Questo prolifico scambio tra nord e sud, troverà altri personaggi interessati ad indagare sul Rinascimento romano come ad esempio Hans Burgkmair (1473-1531) e il suo seguace Hans Holbein (ca. 1498-1543), entrambi attivi nella città di Augusta, che ospitando la residenza di Carlo V, è certamente più sensibile a captare e ad interpretare quello che lo stile classico può servire a magnificare l’immagine imperiale. Ad Augusta giunge anche Tiziano, il più grande ritrattista, in assoluto, dell’imperatore asburgico, tracciando un altro percorso importantissimo che dà modo di capire bene la grande mobilità dell’arte del Rinascimento.
In Germania prende forza il Manierismo “espressionista” di Lucas Cranach il Vecchio (1472-1553) ed il linguaggio scultoreo pervaso di elementi ancora gotici di Tilman Riemenschneider (ca. 1460-1531), capaci entrambi di descrivere storie ed affetti di grande validità comunicativa.
L’entrata nella scena politica di Carlo V, che succede al nonno Ferdinando, segna intensamente gli sviluppi dell’arte spagnola, sia nel campo pittorico che in quello architettonico, e soprattutto nel periodo che segue lo spostamento della corte, progettata da Pedro Machuca (1485-1550), da Granada a Madrid. Machuca è un pittore cresciuto ed avvezzato alle suggestioni stilistiche romane e fiorentine.
L’importante opera dell’Escorial (il palazzo reale spagnolo), diretta da Juan de Herrera (ca. 1530-97) sotto Filippo II, propone le forme classiche rinascimentali più rigide di tutta l’Europa. Nella prima metà del secolo, il territorio spagnolo ha ancora le architetture scintillanti e le decorazioni in stile “plateresco”, una radiosa e fantasiosa fusione di elementi gotici e rinascimentali che guarnisce piccoli e grandi portali, colonnati, facciate, finestre, cortili e volte di Alcazar (palazzo reale di Siviglia), santuari, conventi e chiese: dalla città di Siviglia a Toledo (antica capitale), dove farà la sua apparizione negli ultimi decenni del secolo El Greco, personalità fortemente vivace e folgorante, fino a Salamanca, centro culturale ed universitario.
Anno dopo anno la vena rinascimentale prende il sopravvento su tutte le altre componenti, e il decisivo e consolidato insediamento imperiale, condurrà a una generale semplificazione e grandezza.
Anche il percorso nel campo pittorico insegue elementi di grande trasformazione: dalla preminente suggestione fiamminga, piuttosto evidente nei dipinti del Berruguete per Siviglia, Avila e Toledo, si arriva alle prime testimonianze rinascimentali di Yànez e Lianos, che dalla prima metà del secolo hanno importato a Valencia, centro nevralgico artistico-culturale e della produzione pittorica, le maniere fiorentine di Fra’ Bartolomeo e Andrea del Sarto. Carlo V e Filippo II sono grandissimi ammiratori di Tiziano, ma non riescono mai ad averlo nella loro corte.
Un fattore di rilevante importanza, che influisce molto sulla definizione della scultura rinascimentale spagnola, è il dilagare di oggetti bellici e di difesa provenienti dalla Lombardia. Le interessanti scene istoriate su scudi e corazze ostentano modelli di ascendenza antiquaria ripresentati con forte espressione e grande tecnica. Anche la scultura nella decorazione, incoraggiata dalle forti richieste di monumenti funerari, sempre su schemi italiani, conosce esiti simili a quelli della plastica lombarda e fiorentina del periodo. A Leone (ca. 1509-90) e Pompeo (1533-1608) Leoni, venuti da Milano, spetterà in seguito il compito di essere i più importanti scultori di corte. Sicuramente lo scambio culturale tra Lombardia e Spagna, creato principalmente dagli avvenimenti politici, diviene in pieno Cinquecento, il fattore principale di traino per dello sviluppo artistico europeo.
Frammenti d’arte:
L’Europa del primo Cinquecento
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I primi decenni del secolo sono un periodo di grandi cambiamenti politici, sociali e spirituali per l’Europa ed in particolare per quella settentrionale.
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La Germania subisce la famosa rivolta dei contadini (1526).
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Le grandi monarchie nazionali crescono e con Lutero l’unità spirituale occidentale subisce un trauma profondo destinato a non guarire più.
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Questo è un periodo molto agitato con profondi drammi e molto sangue, ma è anche il periodo delle grandi ed entusiasmanti scoperte (scientifiche, tecnologiche e geografiche) e di un grande sviluppo economico.
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La tensione religiosa si fa sempre più grande.
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Eccellente risulta essere il fervore artistico in tutta Europa e in modo particolare nella Germania e nei paesi Bassi, oltre che in Italia, di cui abbiamo già ampiamente parlato.
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La Germania cinquecentesca ruota intorno ad un binomio di grande livello, cioè quello Dürer–Grünewald. Il primo è l’emblema dell’umanesimo tedesco, molto aperto all’esterno e soprattutto all’Italia, mentre il secondo è l’espressione del puro germanesimo, profondo ed irrazionale.
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Altri due grandi della pittura tedesca sono Holbein e Cranach: il primo segue gli schemi classici, mentre il secondo quelli gotici.
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Augusta è la ricca città dove si svolge un’intensa attività artisctico-culturale. Di stampo prevalentemente umanistico, vi vive l’influente famiglia dei Fugger, grandi banchieri: qui fiorisce l’arte di Jòrg Breudi (pittore molto vicino a Cranach e Altdorfer) ed Hans Burgkmair, le cui pitture, talvolta si avvicinano al Durer, talvolta ai nostri artisti veneti.
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Hans Baldung Grien è un allievo di Durer, vive ed opera in due importanti città, quali Strasburgo e Friburgo. Famoso per il suo fantastico naturalismo, profondo, suggestivo e sensuale, che spesso sfocia nel macabro e misterioso. Le sue pitture sono influenzate da Grünewald.
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Nei cantoni svizzeri prevalgono le pitture visionarie ed estrose, tra le quali quelle di Manuel Deutsch, Urs Graf e Hans Leu.
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Albrecht Altdorfer, con la sua pittura basata sulla condivisione lirica a tutta la natura”visibile”, come afferma Castelnuovo: “un mondo in cui uomini e natura sono profondamente e inscindibilmente uniti, quasi reversibili gli uni nell’altra”.
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Nei Paesi Bassi c’è un cambio della guardia fra alcuni centri culturali: Burges è in piena decadenza e mentre Bruxelles inizia la sua faticosa evoluzione, Anversa, con il suo porto in pieno sviluppo, si accresce tumultuosamente. In Olanda acquistano importanza artistica le città di Leida, Haarlem, Delft ed Utrecht.
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Un altro grande è Joachim Patinir di Anversa.