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La pittura gotica: La scuola romana
Cimabue, nonostante subisca influssi bizantini, è un pittore di sicuro stampo occidentale che dà origine alla divulgazione di un nuovo linguaggio. Nasce così la scuola fiorentina che avrà influenze notevoli su quella di Siena, Lucca, Pisa, delle zone umbre ed anche nella capitale.
Qui, la pittura, dopo aver seguito una alquanto intristita maniera bizantina, testimoniata da alcune opere già descritte nelle pagine precedenti (28-04 Pittura romanica), continua con questo linguaggio nella nobile mollezza del tenue modellato e nella rappresentazione iconografica (affresco della Trinità nell’abazia di Grottaferrata).
Ma nella stessa Roma è già viva una scuola di grandissima importanza che pare emulare i sobri ritmi dell’Antico, in una più sciolta ed ariosa composizione, in una più vasta volumetria ed in un più concreto senso plastico, come testimoniano varie opere parietali nell’atrio della basilica di San Lorenzo Fuori le Mura e gli affreschi nell’atrio della basilica di San Pietro (qui rilevate dai soli disegni delle distrutte composizioni avvenute volontariamente per la ricostruzione del maestoso tempio).
Gli influssi della scuola romana sono sentiti anche dai numerosi artisti che partecipano alle grandi decorazioni della basilica superiore di Assisi, con le rappresentazioni delle Storie del Vecchio e del Nuovo Testamento.
In queste opere, l’acceso cromatismo, proprio della scuola romana, viene appunto ad unirsi alle morbide ed aristocratiche maniere bizantine di artisti come Jacopo Torriti (i quattro medaglioni sulla volta) e con l’esacerbante e deciso disegno di carattere cimabuesco, ancora forte alla fine del XIII secolo.
Tra gli svariati pittori, uno di grande individualità ed attivo durante gli ultimi anni del XIII secolo, conosciuto come Maestro Romano (o Maestro d’Isacco), realizza, nel registro superiore della basilica, due Storie di Isacco, con gusto classicheggiante nella composizione ed una decisa sicurezza nella spazialità, con concreti effetti plastici delle immagini, conferite soprattutto dal disinvolto chiaroscuro e dagli eleganti tratti del disegno. Questi è un pittore finemente formato, tanto da far supporre a qualche studioso che alcune delle sue opere – tra le quali le Storie di Isacco – siano state realizzate dallo stesso Giotto.
Il Maestro d’Isacco, già prima, aveva realizzato con vigore coloristico i busti dei Profeti nel transetto della basilica romana di Santa Maria Maggiore. Qui Jacopo Torriti realizza con gusto bizantineggiante una grande opera musiva , rivestendo la vasta abside (1295).
Regna in quest’opera un prezioso cromatismo ed un morbido chiaroscuro. L’Incoronazione della Vergine riecheggia i modelli del Tardo-antico, come i genietti alati, le divinità fluviali, navi ed acanti, in armonia con la simbologia cristiana. Il Torriti, già nel 1291 aveva decorato insieme a frate Jacopo da Camerino, sempre come mosaicista, l’abside della basilica di San Giovanni in Laterano largamente restaurata, ma senza evidenti alterazioni stilistiche, che è possibile ammirare ai nostri giorni.