Cimabue: Crocifisso (Arezzo)
Sull’opera: “Crocifisso” è un dipinto autografo di Cimabue, realizzato con tecnica a tempera su tavola nel 1268-71, misura 336 x 267 cm. ed è custodito nella Chiesa di San Domenico ad Arezzo.
Il Cristo benedicente, rappresentato nel tondo in alto, non fu realizzato da Cimabue. Sul terminale sinistro della croce è raffigurata la Madonna, mentre su quello destro, San Giovanni.
Intorno al 1917 il dipinto venne restaurato da Domenico Fiscali. Le fonti più antiche non citano la tavola, mentre la storiografia moderna inizia a parlarne soltanto dal 1875, anno in cui il Cavalcaselle l’assegnò a Margarito d’Arezzo, conosciuto anche come Margaritone (nascita e morte ignote ma esiste un documento attestante la sua attività nel 1262) con la concordia di Langton Douglas (1903).
Più tardi, nel 1922 il Sirén l’assegnò a Coppo di Marcovaldo ((Firenze, ca. 1225 – ca. 1276), con la completa approvazione di Vitzthum e Volbach (“H’K” 1924), i quali vi evidenziavano anche l’ascendenza di Giunta Pisano. Ma già nel 1907 Adolfo Venturi avanzava l’ipotesi di un’autografia di Cimabue, che fu più tardi accolta con decisione dal Toesca (1927). A questi due studiosi ne seguirono molti altri, con l’eccezione di Van Marle (1923), che ipotizzava un “anonimo bizantineggiante“. Dell’Oertel (“ZK” 1937), che considerava la composizione come opera di scuola; del Garrison (1949) che propendeva per un’assegnazione alla bottega dello stesso Cimabue o alla scuola di Coppo di Marcovaldo, ammettendo tuttavia interventi più o meno vasti di Cimabue giovane.
La cronologia dell’opera è stata oggetto di grandi e numerosi dibattiti, con pareri assai discordi che si distanziavano addirittura di decenni.
La più verosimile appare invece quella relativa al periodo 1268-71, anni in cui erano ben saldi i legami con Coppo e Giunta.
L’influsso di quest’ultimo si percepisce nel corpo del Cristo (non nella flessione, di gusto prettamente ellenistico), nel panneggio e nella struttura della croce, compresa la decorazione.