Il Duomo di Orbetello: differenze e similitudini con altre chiese (Prof. Ettore Zolesi)
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Se ne deve arguire che, data la sua precedenza nel tempo, questo tipo di decorazione sia derivato dal ciborio di Sovana?
Credo di si, ma penso che questo motivo, pur essendo derivato da Sovana, ed essendosi diffuso a S. Robano e a Viterbo, sia giunto ad Orbetello per mezzo di maestranze orvietane, o in contatto artistico e commerciale con Orvieto, il che, ai nostri fini, fa lo stesso.
Infatti, come ho fatto notare a pag. 79 (leggi: come ho già fatto notare), Lorenzo Maitani, nato nel 1275, soggiornò a Paganico e nel 1310 andò ad Orvieto per sostenere l’incarico dei lavori del Duomo.
Certo, per andare ad Orvieto, la strada da Paganico passa anche da Sovana e certamente, data l’importanza della città in questo periodo, il Maitani vi avrà soggiornato qualche tempo e visto il ciborio.
È questa una supposizione che non si basa su nessun dato di fatto, ma, anche senza dimostrarla, penso che riuscirò a dimostrare il mio assunto.
Un dato certo e lampante l’abbiamo, ed è questo il più importante; il Maitani adopera il motivo decorativo della vite per scandire le zone dei bassorilievi dei piloni della falciata del Duomo di Orvieto; e questo è un tipo di decorazione troppo importante e ben definito in questi bassorilievi per essere assolutamente originale, come idea, del Maitani, e per non influire poi ed essere ripreso su altri monumenti dell’epoca e posteriori.
Sicuro è il fatto che, se anche fosse creazione originale, ancora meglio sarebbe provato l’influsso sul Duomo di Orbetello. Infatti, dopo il Duomo di Orvieto, questo modulo decorativo, come ho già detto, è stato riportato nella chiesa di S. Benedetto a Norcia e nella Cattedrale di Città di Castello.
Essendo questa decorazione, in queste chiese, cosi simile a quella del Duomo di Orbetello, non possiamo dunque ammettere un tratto ideale d’unione tra queste città, tratto che passi per Orvieto, e si fermi ad Orbetello, Norcia, Città di Castello? A Città di Castello questo tipo di fregio, nel sec. XV ha raggiunto un alto sviluppo ed una chiara perfezione, mentre a Norcia esso è soltanto vegetale, senza altre aggiunte e figurazioni allegoriche, e ad Orbetello ha poche e non preponderanti figurazioni.
Considerando adesso le colonnine del portale, vediamo che di questa forma, in questo periodo, ve ne sono di ammirevoli e da esse, prendendone una alla volta, non possiamo arguirne la derivazione, mentre qualche cosa possiamo vedere studiandone l’insieme od alcuni particolari peculiari e caratteristici.
Per il fregio a fogliami, a guisa di capitelli, per rimanere sempre nella regione che vado considerando, abbiamo esempi nel portale della chiesa di S. Maria della Salute a Viterbo, del sec. XIII; nel portale della chiesa di S. Agostino ad Orvieto, del sec. XIII; nella porta del fianco destro del Duomo di Orvieto; nella porta della chiesa di S. Benedetto a Norcia, del sec. XIV; nella porta della chiesa di S. Niccolò a Spoleto, del sec. XV nel fregio che corre lungo tutta la facciata del Duomo di Orvieto i e cosi nella porta del fianco della cattedrale di Città di Castello e della chiesa al San Fortunato a Todi.
E posso aggiungerne molte altre, come a Foligno, che ha portali uguali ad Orbetello, nelle chiese di San Salvatore, S. Giacomo, Santa Caterina, S. Domenico, S. Claudio.
Con tutto questo non voglio dire, come ho già detto per il fregio a pampini, che questo motivo sia originale della zona e dell’arte senese in particolare, perché ne abbiamo numerosi altri esempi in altre parti della Toscana e altrove, ma voglio far notare il fatto che anche questa caratteristica decorativa si trova comunemente, insieme a quella dei pampini, nelle chiese che ho considerato. Pagina successiva
Prof. Ettore Zolesi