Hieronymus Bosch: Il trittico delle tentazioni
Sull’opera: Il “Trittico delle tentazioni” è complesso di dipinti, autografi di Bosch, realizzati con tecnica a olio su tavola nel 1503-04. Il complesso è custodito nel Museu Nacional de Arte Antiga a Lisbona.
Le misure sono: La cattura di Cristo, 131,5 x 53; La Veronica, 131,5 x 53; Il volo e la caduta di Sant’Antonio, 131,5 x 53; Le tentazioni di Sant’Antonio, 131,5 x 119; La meditazione di Sant’Antonio, 131,5 x 53.
Il complesso in esame, in ordine cronologico, è il terzo dei grandi trittici boschiani che ci pervengono totalmente per intero.
Il tema è relativo alle “tentazioni” di S. Antonio, descritto dall’artista attraverso una forma ormai consolidata nel mondo artistico del tempo e ben recepita in una società tardo-medioevale, assillata dalla convinzione che il mondo fosse dominato dal diavolo, e che l’uomo subisse continuamente i contrasti dell’anima.
Secondo una tradizione priva di documentazioni, alcuni critici – tra i quali il Bax (1949) e il Viera Santos (“BMNA”, 1958), a cui seguì una comunicazione epistolare (1966) del direttore del Museu Nacional de Arte Antiga di Lisbona – il trittico fu acquistato nella prima metà del Cinquecento (1523 – 1545) dal portoghese Damiao de Góis, un noto umanista del periodo. Altre supposizioni suffragate da incerti documenti portano ad identificare un riquadro dell’opera con una delle tre Tentazioni fatte pervenire all’Escorial nel 1574 da Filippo II [fonte: Justi, 1889], che più tardi lo stesso sovrano avrebbe fatto trasmigrare in Portogallo. Documentazioni certe invece assicurano che Filippo II aveva forti interessi per le opere pittoriche fiamminghe, che si procurava proprio a Lisbona (fonte: Vieira Santos).
Le prime documentazioni attendibili segnalano che intorno 1850 il complesso pittorico in esame si trovava nel palazzo Ayuda (Real Palàcio das Necessidades). Qui Ferdinando II, non contento dello stato di conservazione della stesura pittorica, decise di inviarlo in Germania per farlo sottoporre ad un accurato restauro, che purtroppo – a causa di una spessa vernice, forse anche poco compatibile con la stesura originale – ne rese bituminose le superfici. Queste furono ripulite nel 1911, dopo che l’opera era pervenuta al Museu Nacional de Arte Antiga di Lisbona, donata da Manuel II di Braganza (1889-1932).
In occasione della mostra del 1958 ad Amsterdam, il complesso subì un nuovo restauro.
Per quanto riguarda l’autografia del Bosch tutti gli studiosi di storia dell’arte sono d’accordo ad assegnargliela, mentre per la cronologia le ipotesi sono più contrastanti, mantenendosi comunque in un periodo abbastanza ristretto con una confluenza generica nel biennio 1503-04.
La firma dell’artista è riportata in basso a sinistra nel riquadro centrale. Moltissime sono le copie del trittico in oggetto che, tra le migliori, se ne contano dalle 15 alle 20 (elencate dal Friedländer) sparse nei vari grandi musei (Bonn, Bruxelles, Madrid, Rotterdam, Anversa …).
Lo stile del Bosch nel trittico in esame arriva a uno dei livelli più intensi, per la delicatezza di un tocco comunque fortemente espressivo, per la suggestiva fermezza cromatica, per addolcimento della linearità gotica integrata con un incedere più largo e calmo della forma.
Descrizione delle opere e raffigurazione dei particolari:
Raffigurazioni esterne delle ante: “Cattura di Cristo” (131,5 x 53 cm.) e “Veronica” (131,5 x 53 cm.).
Raffigurazione nell’interno dell’anta sinistra (anta sinistra aperta): Il Volo e la Caduta di Sant’Antonio, 131,5 x 53 cm.
Raffigurazione nell’interno dell’anta destra (anta destra aperta): La meditazione di Sant’Antonio, 131,5 x 53 cm.