Beato Angelico: Gli Affreschi di San Marco di Beato Angelico
Sull’opera: Gli “Affreschi di San Marco” sono una serie di dipinti autografi di Beato Angelico, realizzati con tecnica ad affresco su muro e sono custoditi nel Museo Nazionale di San Marco a Firenze.
Il convento di San Marco a Firenze, in origine, venne edificato per i monaci silvestrini intorno alla fine del XIII secolo e, solo più tardi, il il 21 gennaio 1436, consegnato ai frati domenicani di Fiesole da papa Eugenio IV.
A quella data l’edificio, che era gravemente deteriorato dall’incuria – dovuta principalmente dalla decadenza delle regole monastiche – venne quasi completamente riedificato e modificato da Michelozzo (Firenze, 1396 – Firenze, 1472).
I lavori iniziarono l’anno successivo su incarico di Cosimo de’ Medici (Firenze, 1389 – Careggi, 1464) e furono portati a termine nel 1952.
Le celle furono le prime a subire quella rivoluzionaria trasformazione che, per ordine cronologico, poi toccò al chiostro di Sant’Antonino, alla sala capitolare (da documentazione certe terminata nel 1442) ed alla biblioteca (1444).
Nel frattempo veniva riedificata la chiesa, che già nei primi del 1443 era completata e pronta alla consacrazione. Il secondo chiostro venne trasformato in tempi successivi.
Gli affreschi furono affidati a Beato Angelico – indicato da autorevoli fonti – che iniziò quasi subito e pressoché parallelamente ai lavori di Michelozzo, decorando le stanze che via via venivano strutturalmente trasformate.
L’Angelico vi lavorò con costanza fino al 1446-47, periodo in cui partì per Roma. Secondo alcuni studiosi, tra i quali la Ciaranfi e Pope-Hennessy, l’artista si riattivò alla decorazione del convento anche più tardi, al ritorno dal soggiorno romano. Questo farebbe presupporre, quindi, un periodo di partecipazione ancora più ampio (1438 – 1446/50).
Per quanto riguarda la cronologia dei dipinti, tutti gli studiosi di storia dell’arte convergono sul fatto che sia difficile stabilirne una precisa successione nella realizzazione delle singole composizioni, dal momento che queste riportano episodi tra essi non collegabili.
Le celle, le cui raffigurazioni sono a tratte dal Vangelo, si trovano al primo piano, nei tre lati del chiostro di Sant’Antonino.
Per quanto riguarda l’autografia dell’Angelico, questa è stata oggetto di accesi dibattiti nel corso dei secoli, e molti studiosi misero in dubbio addirittura la poderosa entità degli interventi di collaborazione dell’artista, e non soltanto la completa attribuzione.
In queste pagine analizzeremo soltanto sei affreschi che riportano all’Angelico, di cui, tre autografi (San Domenico adorante, la Trasfigurazione, Cristo deriso), due prevalentemente attribuiti (Noli me tangere e l’Annunciazione) ed uno realizzato con collaboratori (Natività).