Pagine correlate al Seicento asburgico, inglese e scandinavo: Al Seicento 1 – Al Seicento 2 – Al Seicento e la scultura – Al Seicento francese – Al Seicento fiammingo – Al Seicento olandese – Al Seicento spagnolo – Dal Barocco al Rococò.
Il Seicento Asburgico
Nel corso del sedicesimo secolo un’imponente scissione si circoscrive in gran parte dell’Europa centrale. La parte che aderisce al protestantesimo è prevalentemente settentrionale, mentre quella meridionale resta legata al cattolicesimo.
La suddivisione in corso si accentua ancor più a causa della cosiddetta “guerra dei Trent’anni”, iniziata nel 1618 e terminata nel 1648. Al termine di questa, la pace di Vestfalia ratifica la fine dell’unità politica della Germania, riconoscendo centinaia di piccoli stati, soltanto nominalmente subordinati all’imperatore.
La casa d’Austria, peraltro, riconferma una volta per tutte la sua autorità sulla Boemia, ormai scevra di ogni libertà. Il Paese era stato acquisito dalla famiglia degli Asburgo sin dal 1526. Già a cavallo tra Cinquecento e Seicento, la partecipazione della corte di Rodolfo II aveva reso Praga un efficientissimo centro culturale a livello internazionale, come è comprovato dall’attività di Bartholomaeus Spranger (Anversa, 1546 – Praga, 1611), una delle più grandi personalità dello stile tardo – manierista , famoso per le sue opere a tema mitologico (Venere e adone, Amsterdam Rijksmus; Venere e Bacco, Niedersachsisches Landesmus Hannover; Èrcole e Onfale, Vienna,, Kunsthistorisches Museum).
La guerra dei Trent’anni segna una forte riduzione dell’attività artistica in tutto il continente europeo e soprattutto nell’Europa centrale. La ripresa interessa in modo particolare le più grandi città come Praga e Vienna e anche le parti più a sud. Molti architetti ed ideatori urbanisti italiani si rendono interpreti di questa delicata prima fase di sviluppo edilizio.
A Praga, già nel 1621, Wallenstein (un influente militare politico, 1583 -1634) aveva commissionato ad Andrea Spezza la realizzazione di una nuova imponente costruzione; numerosi interventi vengono promossi dopo il rinnovamento del potere asburgico e del cattolicesimo. Il collegio Gesuita (Klementinum), altre chiese Gesuite, alcuni chiostri, la porta di Leopoldo (ca. 1670) sono opere dell’italiano Carlo Lurago (Pellio 1615 – Passavia 1684), mentre di Francesco Caratti sono i palazzi Caernin (1668-1669), Michna (1660) e Nostic (1660). Del francese Jean-Baptiste Mathey (Dijon,1630-Parigi,1695) la chiesa di San Francesco (1679-88).
A Monaco è Agostino Barelli (1627-99) che concepisce la chiesa dei Teatini (1663) e il palazzo di Nymphenburg (1664), portato più tardi a compimento da Enrico Zuccalli (1642-1724). Anche a Vienna commissioni di grande interesse vengono assegnate ad artisti italiani: Carlo Antonio Carlone progetta la chiesa degli Angeli nel 1662 e Filiberto Lucchese (1606-1666) Hofburg, l’ ala Leopoldina (1661-68). Il momento più solenne del Barocco austriaco incomincia però soltanto intorno o dopo il 1683, che coincide con la sconfitta dei turchi e perciò della piena riaffermazione della potenza asburgica. Da qui si avvia un energico sviluppo edilizio ed urbanistico nella città di Vienna. Un altro grande interprete è l’architetto austriaco Johann Bernhard Fischer von Erlach (Graz, 1656 – Vienna, 1723), formatosi nella bottega del padre. È attivo anche a Roma e Napoli come scultore. Inizia la sua attività come architetto dal 1687 quando ritorna in patria. Nel 1693 realizza a Vienna il Castello di Schonbrunn, fra il 1715 ed il 1721 la Chiesa di San Carlo (terminata dal figlio) e nel 1716 il progetto della Biblioteca di corte.
Il seicento inglese e quello scandinavo
Il mondo artistico inglese in questo periodo, per via di una chiara scelta classicista espressa dall’architetto, scenografo e costumista, Inigo Jones (Smithfield, 1573 – Londra, 1652) è influenzato dalla teoria e dalle costruzioni di Andrea Palladio (Padova 1508 – Maser 1580), incontrato durante i suoi viaggi in Italia. Realizza la Queen’s House a Greenwich (1616, il più antico fra tutti gli edifici da lui realizzati), la Banqueting House nel palazzo di Whitehall (1619), ulteriormente abbellita dal 1634 dalle opere di Rubens elogiative del regno di Carlo I e il Covent Garden (1631) commissionato da Francis Russel IV conte di Bedford.
Nella seconda metà del secolo, vediamo primo interprete in senso assoluto dell’architettura in tutto il Paese, Cristopher Wren (East Knoyle, 1632 – Londra 1723), inflessibile classicista, il quale ha ricostruito le chiese della City, dopo il devastante incendio del 1666. Si dice che le abitazioni distrutte fossero dalle 10.000 alle 15.000 e tra le quali anche la cattedrale di Saint Paul. Tra le sue opere: St Mary le Bow, St Bride’s, St Benet Paul’s Wharf, St Clement Danes, St Stephen Walbrook. Altre importanti opere sono l’osservatorio di Greenwich, l’ospedale di Greenwich, l’Ashmolean Museum di Oxford, la Wren Library nel Trinity College di Cambridge, il Chelsea Hospital e la Marlborough House.
Mentre nel campo della scultura non si riscontrano opere di grande rilevanza in tutto l’arco del Seicento, nella pittura, già nei primi anni corrispondenti all’inizio del regno di Giacomo I (dal 1603 al 1625), l’Inghilterra esce dall’isolamento per l’arrivo di nuova linfa artistica, con personaggi come i fiamminghi Paulvan Somer (1577-1621) e Daniel Mytens (1590-1656), entrambi ritrattisti. Con Carlo I (1625-49), grande amatore e collezionista di opere d’arte, arrivano a Londra personaggi di grandissimo rilievo come Rubens, Van Dyck ed Orazo Gentileschi (Pisa 1563 – Londra, 1639).
Negli ultimi decenni del secolo, con l’italiano Antonio Verrio (Lecce, 1639 – Londra 1707), di formazione classicista si sviluppa la pittura decorativa ad affresco, che verrà proseguita poi da James Thornhill (1675-1734), autore della decorazione della cattedrale di Saint Paul e della Painted Hall nel reale Collegio Navale di Greenwich. Nei paesi della Scandinavia, vigorosa è l’attività architettonica, specialmente nella capitale dove regna Gustavo Adolfo (1611-32), nella quale si rende palese in origine, l’influenza di Francia ed Olanda. Notevole è l’attività di Nicodemus Tessin il Vecchio (1615-1681) autore della Villa Reale di Drottningholm (dal 1662), imponentemente strutturata, mentre il parco viene messo in assetto da suo figlio Nicodemus (654-728), influenzato da personalità italiane di grandissimo livello come il Bernini e Carlo Fontana.
Inigo-Jones
Inigo-Jones (Londra 1573-1652) deve la sua formazione artistica italiana al Palladio ed allo Scamozzi. Nel periodo dello stile barocco egli è l’interprete del classicismo tardo – rinascimentale in Inghilterra, dove le sue opere lasciano una testimonianza incancellabile che influenzerà addirittura l’architettura settecentesca degli Stati Uniti.
Le sue opere più belle sono i palazzi di campagna (Queen’s House a Greenchi. Wilton House), la Banqueting House e la ristrutturazione di Saint Paul a Londra. Risulta assai interessante la sua opera di scenografo, sul filone dell’italiano Bemanjo Buontalenti (Firenze 1531-1608). Il corpo dei suoi disegni è di grande valore artistico: dai progetti per la reggia di Whitehall ai semplici bozzetti per Ben Jonson.