Pittura fiamminga ai tempi di Filippo il Buono
Pagine correlate: Primitivi fiamminghi – Jan van Eyck – Rogier van der Weyden – Al Trecento – Al fine Trecento – Al Quattrocento – Al pieno Quattrocento.
Pittura fiamminga
(continua dalla pagina precedente: pittura fiamminga)
La felice posizione geografica in cui si trovavano le più importanti città fiamminghe – tra le quali le prosperose Ypres, Gand e Bruges – fu un ottimo stimolo per l’avvio di sostanziosi scambi commerciali, nonostante si richiedessero per questo ingenti sostentamenti finanziari, a cui puntualmente provvedevano le banche dell’intero continente europeo, tra le quali anche molte italiane, per aprirvi le proprie filiali.
Ciò portò in effetti un arricchimento della società, diventata cosmopolita, interessata alla cultura ed in grado di garantire una domanda artistica-manufatturiera in costante sviluppo.
Nel Quattrocento – sempre parlando delle Fiandre – il benessere borghese, puramente economico, si portò allo stesso livello di quello aristocratico, quantunque la vita culturale più significativa si svolgesse ancora presso la corte. Tutto questo si rafforzò quando Filippo il Buono, nel 1419, spostò la sede ducale da Digione a Bruxelles.
In seguito allo Scisma d’Occidente (quella crisi durata quasi quarant’anni per il controllo del soglio pontificio, che lacerò la Chiesa occidentale con i duri scontri fra papi ed antipapi), già dalla fine del XIV secolo si era sviluppata in quasi tutti i paesi nordici una certa sensibilità religiosa indirizzata in un rinnovato rapporto tra Dio e l’uomo.
Il nuovo modo di sentire la fede incoraggiava un’identificazione con la divinità, soprattutto nella compartecipazione dei suoi tormenti umani, siano essi la Passione di Cristo che i dolori di Maria. Tale aspetto, “privato”, della religione portò allo sviluppo ed alla divulgazione di testi di preghiera per i fedeli, che via via si facevano sempre più ricchi di immagini devozionali.
La nuova spiritualità, ormai divenuta popolare e non certamente gradita in Italia, fu una delle principali ragioni che indussero gli artisti ad una più realistica ricerca sul figurativo, rendendo più chiari i dettagli, anche quelli insignificanti, della vita quotidiana. In questo clima nacque e si sviluppò il nuovo linguaggio pittorico di Jan van Eyck.
Anche in Italia succedeva la stessa cosa, particolarmente in Toscana, ma a differenza del mondo delle corti nordiche i pittori erano sostenuti da una misurata consapevolezza critica degli intellettuali, che era certamente di stimolo verso dialettiche e riflessioni più prolifiche.
Le caratteristiche principali dell’arte fiamminga sono: l’impiego dei pigmenti ad olio; le inedite rappresentazioni della spazialità e volumetria, unificate tramite la luce; la descrizione particolareggiata delle scene, realisticamente rappresentate; l’importanza ed il gusto per la miniatura; i ritratti generalmente ripresi a tre quarti (si veda per questo la pagina “02-07 pittura fiamminga”.
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