Il Veronese (Verona, 1528 – Venezia, 19 aprile 1588)
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Breve biografia dell’artista
Gli inizi della carriera
Paolo Caliari, soprannominato il Veronese (Verona è la sua città di origine), nasce nel 1528 e muore a Venezia il 19 aprile del 1588. È figlio dello scalpellino Gabriele e di Caterina.
A soli tredici anni inizia la sua carriera artistica come discepolo di Antonio Badile che diverrà suo suocero. A vent’anni Paolo realizza il suo primo importante lavoro con l’opera della “Pala Bevilacqua-lazise”. Negli anni che seguono lavora per i Soranzo a Castelfranco e per il Cardinale Gonzaga nella città di Mantova. La sua attività artistica si svolgerà prevalentemente nella città lagunare dopo un breve periodo a Verona.
I dipinti nel Palazzo ducale, gli affreschi di Villa Barbaro e le pale
Nel 1553 inizia la realizzazione dei suoi capolavori veneziani nel Palazzo Ducale. Nel 1556 partecipa come autorevole decoratore agli affreschi del soffitto della Biblioteca Marciana.
A Venezia rimarrà fino agli ultimi anni della sua vita salvo alcuni soggiorni nelle città di Verona, Maser (affreschi alla villa Barbaro), Padova (le Pale) e Vicenza, per la realizzazione di lavori importanti. Nel 1566 si sposa con Elena, figlia di Antonio Badile, dalla quale avrà numerosi figli. Due di loro, Gabriele e Carletto saranno i suoi principali collaboratori insieme al fratello Benedetto.
La pittura del Veronese
Lo stile del Veronese, pur essendo nato nella cultura manierista parmense, appartiene al manierismo veneziano, ma le gamme cromatiche delle sue opere vanno molto al di là, continuando a svilupparsi ulteriormente e sprigionando effetti spettacolari. Molto attento all’attività di Giulio Romano, all’eleganza del Bronzino, al raffaellismo di Antonio Allegri detto il Correggio, alle ricercate architetture di Palladio e Sanmicheli, Paolo non ama le problematiche che non siano di pura forma.
È un abilissimo colorista capace di far splendere dello stesso incanto il particolare sfarzoso di un indumento e la struttura muscolosa di un cane da caccia. È uno straordinario inventore di eleganti architetture dipinte e un buon interprete del piacere di vivere della città lagunare cinquecentesca.
Arriva a noi, fra i suoi capolavori, un ciclo meraviglioso di affreschi realizzati alla villa Barbaro (oggi Villa Volpi) di Maser, le belle e imponenti Cene, le tele nel palazzo Ducale e il grandioso assieme delle opere a San Sebastiano, alle quali dedicherà la sua intera esistenza. È proprio nella chiesa di San Sebastiano che il Veronese verrà sepolto.
Frammenti
Il Veronese è un grande esponente della pittura veneta e si forma in una scuola che già prima del Rinascimento aveva il pregio della forma e dell’eleganza.
La sua prima formazione si compie sotto la guida di più maestri. Con loro entrerà poi in stretta collaborazione e quindi ne porterà avanti la tradizione cinquecentesca. Tra questi artisti ci sono Paolo Antonio Badile, Battista Zelotti, Giov. Antonio Fasolo (vicentino), Paolo Farinati e il Bruciasorci.
Il Veronese sente anche gli influssi correggeschi e parmigianeschi appartenenti alla pittura emiliana e bresciana, e quelli degli ambienti romani e mantovani (affreschi del Palazzo del Tè).
Si sa per certo che la formazione del Veronese avviene fuori dalla città lagunare.
Il Veronese non viene influenzato dai due grandi artisti veneti a lui contemporanei (ma più anziani), cioè Tiziano e Tintoretto, ed ha uno spirito più calmo e sereno di questi. Tuttavia nell’ultimo periodo della sua attività sentirà il fascino della luce di Robusti nel “Marte e Venere” (sede dell’Ambasciata d Italia a Londra) dove i tocchi rapidi e decisi conferiscono al dipinto effetti di luminosità e di energia.
Altri frammenti
Il suo cromatismo è nitido, fresco con netti contorni ed è ottenuto senza l’aiuto della tecnica della velatura. Questo suo gusto pittorico richiama quello che sta dilagando nell’Italia centrale. La sua colorazione è piena di luce, di armonia, di gaietà; i suoi paesaggi sono fantastici e colmi di freschezza.
Si evidenzia nelle opere del Veronese un marcato senso decorativo, dove nel rapporto con il complesso architettonico crea grandi effetti luministici tonali e chiaroscurali (la Giovinezza e la Vecchiaia’, Giunone che dispensa i suoi doni su Venezia nella sala del consiglio dei dieci in Palazzo Ducale a Venezia).
Raggiunge le vette più alte grazie al suo affermato rapporto con l’ambiente architettonico. Collaborano con lui (sempre per le architetture) suo fratello Benedetto, Bernardino India ed altri pittori minori.
Il Veronese viene accusato di essere eretico quando intorno al 1573 dipinge il “Refettorio dei santi Giovanni e Paolo”, dove inserisce alcune scene profane.
Bibliografia
“L’opera completa del Veronese”, G. Piovene e R. Marini, Milano, Rizzoli, 1968.