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Tecnica della “Punta secca”
La punta secca è, tra l’altro, il nome del bulino impiegato per questo tipo di incisione. La tecnica consiste nell’incidere – provocando solchi, graffi, righi, raspature, sollevando piccole sbavature mediante l’impiego del bulino di acciaio – la matrice che può essere di zinco o di rame, nella misura dovuta, in modo che la parte bulinata possa trattenere l’inchiostro che verrà depositato sulla carta, con l’aiuto della pressione del torchio.
Pur essendo una tecnica elementare, nel procedimento puramente “tecnico”, richiede invece molta attenzione da parte dell’artista, che non può sbagliare né avere ripensamenti. Nel caso dovesse commettere un errore, l’artista perde giornate di lavoro.
Una volta incisa, la lastra viene inchiostrata a caldo, in modo che tutti i solchi bulinati possano essere penetrati dal liquido. Si prosegue quindi ripulendo la lastra con l’aiuto di carta, stracci e, per terminare anche con le dita, portando la lastra alla sua caratteristica lucentezza.
La matrice carica di colore è pronta per dare l’impressione di stampa sul foglio. Questo deve essere prima inumidito, per avere la sufficiente flessibilità alla pressione del torchio calcografico.
La tiratura delle copie non sarà notevole, data la poca resistenza del rame o dello zinco, a mantenere tale la struttura incisa, sottoposta ai mutamenti coatti della pressione del torchio.
Già agli inizi del Novecento, per poter aumentare la tiratura, che generalmente era intorno alle trenta copie, le lastre venivano preventivamente trattate con processi elettrolitici, per velare l’intera matrice con materiale acciaioso, rendendola più dura.