Biografia e vita artistica di Giotto (Vespignano, intorno al 1267 – Firenze, 8 gennaio 1337)
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Giotto di Bondone (nome probabilmente derivato da Ambrogio-Ambrogiotto), di famiglia contadina, nacque intorno al 1267 a Colle, una frazione di Vespignano, presso Vicchio di Mugello.
Si racconta che Cimabue lo avesse notato mentre raffigurava il suo gregge su supporti sassosi e quindi portato nella propria bottega. Infatti, dopo che la famiglia di Giotto si fu inurbata, il giovane talento (si dice) dovette frequentare la bottega d’un pittore, il cui stile coloristico e compositivo si avvicina alla pittura dello stesso Cimabue, che risulta assai affine ai primi lavori dello stesso giovane artista.
Con il suo (presumibile) maestro, intorno al 1288, Giotto si recò a Roma e ad Assisi, città dove più tardi avrebbe lavorato per lunghi periodi.
Ben presto il giovane pittore si staccò da Cimabue ed iniziò ad ottenere proprie ed importanti committenze.
Appartengono al 1290 gli affreschi raffiguranti le “Storie di Isacco” in Assisi, dalle quali già si denota uno stile innovativo, che via via si va affermando sempre più nonostante un ambiente saldamente ligio alle antiche regole: era infatti ancora molto influente in quel periodo la Confraternita dei pittori, con a capo Corso di Buono, dal rigido stile cimabuesco.
Agli anni Ottanta e Novanta va ascritto il periodo delle sue prime opere fiorentine, tra le quali citiamo il “Crocifisso” (1290-95) e la “Madonna di San Giorgio alla Costa” (1295) nella basilica di Santa Maria Novella. Intanto nel 1287 il pittore si era sposato con Ciuta di Lapo del Pela, dalla quale ebbe quattro femmine ed un maschio.
Intorno alla fine del secolo incominciò a fare la spola tra Roma e Assisi. In quest’ultima città controllò lo svolgimento degli affreschi della Basilica Superiore di San Francesco, mentre nella capitale attese alla decorazione in San Giovanni in Laterano (ciclo papale e altri lavori in occasione dell’imminente Giubileo indetto da Papa Bonifacio VIII). Sono questi gli anni più prolifici per l’artista, che raggiunse il massimo splendore.
Ormai famoso e ricco (esistono documenti fiorentini che lo attestano come proprietario di diversi terreni), con una nutrita ed affermata bottega d’arte, Giotto superò la celebrità del suo mentore Cimabue (a tal proposito Dante scriveva: “credette Cimabue nella pittura tener lo campo […]” ora Giotto ha il grido”), tanto che venne chiamato a lavorare anche nelle regioni settentrionali per la decorazione della Cappella degli Scrovegni di Padova ed altri affreschi, oggi perduti, citati da Riccobaldo Ferrarese.
Dal 1311 Giotto si stabilì a Firenze: diversi documenti, relativi a varie speculazioni finanziarie svolte dai suoi avvocati (si parla di dieci professionisti), confermano la sua presenza nel capoluogo toscano.
Nel 1327 l’artista diventò membro dell’Arte dei Medici e degli Speziali, un importante ramo delle Arti Maggiori (Arte dei Giudici (Arte dei Mercatanti, Arte del Cambio, Arte della Lana, Arte della Seta, Arte dei Medici e Speziali, Arte dei Vaiai e Pellicciai) delle corporazioni di arti e mestieri di Firenze. Si pensa che in quell’anno avesse già portato a compimento la decorazione della Cappelle Peruzzi e Bardi in Santa Croce, nonché il polittico francescano, assai affine per stile con questo ciclo pittorico e oggi esposto – smembrato – in vari musei.
Nel 1328 l’artista risulta in soggiorno a Napoli per realizzare alcuni lavori a Roberto d’Angiò, di cui tutto è andato perduto.
Al suo ritorno nel capoluogo toscano Giotto fu nominato (12 aprile 1334) capo-maestro dell’Opera del Duomo di Firenze.
L’artista morì l’8 gennaio 1337 lasciando incompiuto il lavoro per il campanile.