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Con il termine di Avanguardia si indicano tutti quei fenomeni derivati dal comportamento di artisti e letterari – audaci innovatori dalle idee chiaramente estremiste – che in un periodo non ancora pronto a forti cambiamenti si proposero di rompere con tutto ciò che era tradizionalmente classico, criticandone aspramente il gusto e, soprattutto, coloro che lo perseguivano.
Si parla del periodo a cavallo tra l’Ottocento ed il Novecento quando, in anticipo sui tempi, un gruppo di artisti dalle tendenze politico-culturali ottocentesche si riunì firmando un manifesto.
Il termine “Avanguardia”, derivato dal linguaggio militare (dal francese, avant- garde significa “prima della guardia”) e già utilizzato nell’Ottocento per indicare sia punti di vista sul piano storico-critico che su quello teorico, comprende oggi anche i vari movimenti artistici nati sotto una più “avanzata sensibilità”, che dettero inediti orientamenti a gran parte dell’arte novecentesca: quello espressionista, astrattista, futurista, cubista, dadaista e surrealista.
Il primo ventennio è stato, quindi, un continuo susseguirsi di fenomeni artistici d’avanguardia, i cui manifesti si presentavano ogni volta con nuovi schemi, spesso non in sintonia con il mutare dei tempi perché in anticipo con gli stessi. Le varie correnti, il cui scopo era il rivoluzionario cambiamento di ogni cosa, si trovavano spesso in contrasto tra loro: ebbene, è proprio da questi punti di disaccordo che si generavano nuovi e forti stimoli creativi.
I principi basilari sui quali si poggiavano le avanguardie erano: l’attivismo portato all’esasperazione, il gusto per la competizione sfrenata, l’entusiastica ricerca nella sperimentazione di nuove avventure, l’antagonismo verso ogni attività abitudinaria, la contrapposizione alle discipline, il nichilismo, nonché la costante relazione fra oggettività e soggettività.
Questa ultima caratteristica era quella che più di ogni altra cosa distingueva una corrente dalle altre: alcune perseguivano tematiche soggettive, enfatizzate al massimo, che comprendevano diverse forme di stati onirici ed emotivi, istinti e forza vitale, mentre altri movimenti davano importanza soltanto agli ambiti oggettivi – anch’essi portati all’esasperazione ed all’assoluto – rappresentandoli spesso con l’aiuto di regole scientifiche. Altri artisti, invece, appartenevano indifferentemente all’uno o all’altro mondo, distaccandosi da essi quando nelle loro opere si combinavano le due peculiarità.
I movimenti d’avanguardia, risultavano spesso interessati al progresso tecnologico ed alla scienza. Apprezzavano gli accostamenti a “macchia” degli Impressionisti, la cui armonia cromatica derivava da una scelta scientifica (mescolanza dei colori nell’iride, anziché sulla tela), erano attratti dal volo e dall’elettricità (Futuristi), amavano appassionatamente la psicanalisi (Surrealisti) e i nuovi rami della Fisica moderna, soprattutto quello relativo all’energia nucleare (Arte informale).
Come già sopra accennato, una delle peculiarità dei movimenti di avanguardia era la denigrazione dell’arte tradizionale e della cultura dominante, per cui l’obiettivo principale rimaneva quello di svilirne al massimo il momento comunicativo, talvolta con l’identificazione dell’espressione artistica, altre volte con azioni del fare umano di forte presa emotiva (si pensi all’Urlo degli Espressionisti) o la rappresentazione impropria di oggetti (Dada), nonché con lo sconvolgimento dei valori sociali.