Pagine correlate: Arte vascolare – Arte degli antichi regni.
L’ARTE MOBILIARE:
Nell’arte dell’uomo preistorico predominavano i falli e le vulve. Questi erano naturalmente il simbolo della fertilità.
Anche i vari generi di animali, che venivano raffigurati sui più svariati supporti e nelle più variegate forme di linguaggio artistico, facevano riferimento all’uno o all’altro sesso. Elefante e cavallo rappresentavano la virilità maschile, mentre mammut e giraffe rappresentavano il genere femminile.
Dell’arte mobiliare si sa che nasce nel lontanissimo Paleolitico inferiore (tra i 720000 e i 120000 anni a.C.) e che, protraendosi per tutto il periodo Paleolitico medio (tra i 120000 e i 40000 anni a.C.), arriva ad invadere gran parte del Paleolitico superiore (tra i 40000- e i 10000 anni a.C.).
Già veniva praticata l’arte della scultura e dell’incisione. La materia prima era l’osso che veniva inciso con linee, spesso parallele o incrociate tra loro ed a zigzag, in maniera rozza e grossolana usando arnesi costruiti appositamente con materiali come pietre, denti di animali e tutto ciò che si trovava di duro in natura.
Attraverso tutto il periodo del Paleolitico superiore si ebbe il massimo sviluppo espressivo dell’arte mobiliare, in cui Leroi-Gourhan configurò ben quattro tipi diversi di linguaggi espressivi, dall’aurignaziano al maddaleniano:
- Primitivo, con ricche raffigurazioni di simboli sessuali e sagome di ogni genere di animale.
- Primitivo, con un’immensa quantità di statuette, che rappresentavano la donna.
- Arcaico, con la stragrande maggioranza di opere eseguite tramite incisione su placche, poche con piccole sculture generiche (tutte testimonianze lasciateci dall’Europa occidentale) o piccole sculture raffiguranti il genere umano ed il mondo animale (Europa orientale).
- Classico, con una grandissima quantità di piccole opere scultoree lavorate e rifinite in maniera molto accurata sia per anatomia che per senso di morbidezza e movimento.
Le “Veneri”, create soprattutto come feticci di fecondità più che come incarnazioni della femminilità, erano i soggetti che più frequentemente realizzavano gli “scultori” dell’arte mobiliare per tutta la durata del periodo Paleolitico.
Le piccole sculture raffiguravano in genere seni femminili, ventre, pube e glutei sempre esageratamente grandi e, braccia, gambe e testa piccolissime, molto spesso appena accennate o ridotte all’essenziale, con rifiniture che terminavano con la punta, per essere poi infisse.
Le sculture più significative ed eleganti fra tutti i reperti ritrovati sono le più antiche, quelle cioè appartenenti allo stile aurignaziano: grosse testimonianze di questo caratteristico linguaggio espressivo sono la famosa Venere di Lespugue e la piccola testa della Venere di Brassenpouy custodite entrambe in Francia.
Durante tutto il periodo del Paleolitico, le sculture di animali venivano rifinite dagli artisti con molta scrupolosità ed erano talmente accurate nelle forme da permetterci, a distanza di tanti millenni, l’identificazione delle specie e delle razze. La maggior parte di questi pregiatissimi pezzi raffiguravano cavalli, uri e bisonti.
Famosissimi tra questi, sono la testa di cavallo scolpita ed ancor più finemente decorata con segni a forma geometrica (Audry Francia) e le lastrine a disco raffiguranti animali tipo cerbiatti, uri, rinoceronti, molti tipi di pesce, e altri animali che vivevano nelle varie zone dell’Europa occidentale, soprattutto in quelle francesi.
Di opere che raffigurano i volatili ce ne sono poche, ma caratteristici ed eleganti sono i ciondoli a forma di cigni in volo della Siberia. Molto importanti sono anche gli uccelli scolpiti su pietra, osso o avorio di mammut del sud della Siberia.
Rari sono i cervi giganti e i camosci, mentre i graffiti e le statuette di animali carnivori, come l’orso bruno europeo e il leone, sono in quantità superiore. Le teste di leonessa e di rinoceronte lanoso del gravettiano di Doinì Véstonice (Moravia) sono modellate in argilla bruciata, mentre la leonessa di Pavlov è scolpita in avorio.
Nei periodi Mesolitico e Neolitico, era consuetudine raffigurare lo stambecco e gran parte degli animali da allevamento.
Frammenti:
Così come succede con la religione, anche nell’arte del Neolitico c’è una significativa evoluzione: il funzionale viene aggiunto l’estetico.
L’arte mobiliare è ricca di statuine antropomorfe, i cosiddetti “idoletti”, prevalentemente connesse a culti femminili.
A Piano Veneto in provincia di Agrigento è stato trovato un idoletto raffigurante una donna con il corpo a forma di violino, testa d’uccello e collo allungato, con incisioni che richiamano il piumaggio.
Un idoletto in pietra verdastra e testa di volatile è stato ritrovato a San Calogero (Sciacca) nella Grotta delle stufe
Nella Grotta dell’Uzzo sono stati ritrovati oggetti impiegati per abbellire il corpo: conchiglie decorate e perforate appartenenti a collane, pendagli composti da denti di cervo perforati e levigati, braccialetti formati da conchiglie e qualche dente di squalo.