Antonio e Piero Benci
Opere dei Pollaiolo
Download (pdf) dei fratelli Antonio e Piero del Pollaiolo dalle Vite di Giorgio Vasari
Antonio del Pollaiolo (Antonio Benci, 1431/32 – 1498)
Un grandissimo esempio di artista pittore-scultore-orafo del Rinascimento. Antonio del Pollaiolo inizia la sua carriera artistica come orafo realizzando – per l’Altare del Battistero di S. Giovanni – il supporto per la Croce d’argento ed una formella (Museo dell’Opera, Firenze).
La sua formazione artistica si compie sotto la guida di Domenico Veneziano ma subisce anche gli influssi di Donatello e di Castagno. Antonio realizza alcune opere di grande rilievo anche con l’aiuto del fratello Piero.
Insieme a lui dipinge il Martirio di San Sebastiano (attualmente alla National Gallery di Londra), I santi Giacomo, Vincenzo e Eustachio (attualmente custodito agli Uffizi di Firenze), l’Idra e le fatiche d’Ercole (oggi agli Uffizi di Firenze).
Anche sculture
Altre opere di una certa importanza sono il San Michele Arcangelo (Museo Bardini a Firenze), il Ritratto Muliebre agli Uffizi, l’Apollo e Dafne, l’affresco con i Nudi che danzano (Villa Gallina, Firenze). Dopo il 1474, sempre aiutato dal fratello Piero, si dedica alla scultura con ottimi risultati. Sono sue opere il gruppo bronzeo con Ercole ed Anteo (Bargello, Firenze), il monumento funebre di papa Sisto IV e quello di Innocenzo VIII, entrambi a Città del Vaticano.
Piero del Pollaiolo (Piero Benci, 1441/1442 – dopo il 1485)
Piero del Pollaiolo (Firenze, 1441/1442 – Roma, post 1485), fratello minore di Antonio, è sempre stato considerato un artista che ha vissuto sotto l’ombra di quest’ultimo, come dimostra il corpus dei suoi dipinti che a tutt’oggi non risulta ancora ben definito, con assegnazioni che disinvoltamente si alternano dall’uno all’altro fratello.
Il primo studioso a fondere e – perché no, a confondere – i due personaggi fu proprio il Vasari, nel descrivere la biografia di Piero: in un aspetto visto come quello del “pittore e architetto aretino”, di cui l’architettura era posta in secondo piano sulle peculiarità di un artista, come pure la pratica di orafo, che molto si avvicinava a quella dell’artigianato. Fra la pittura e l’arte orafa stava la scultura. Il Piero descritto dal Vasari ha un ruolo da co-protagonista che, peraltro, è colui che avviò il fratello Antonio alla pittura.
Le attribuzioni che si confondono
Fu così che l’autore de “Le Vite” finì per attribuire ad Antonio numerosi dipinti che invece sarebbero dovuti spettare al fratello minore, come ad esempio il “Martirio di san Sebastiano” (si veda più sotto), attualmente custodito nella National Gallery di Londra.
Come se non bastasse, il Vasari tacque anche su una delle tavole più celebri di Piero, come la bellissima pala di altare realizzata per la chiesa di Sant’Agostino a San Gimignano, che certamente avrebbe dovuto conoscere avendo dettagliatamente descritto le opere d’affresco di Benozzo Gozzoli (Firenze, 1421 – Pistoia, 4 ottobre 1497) con le Storie della vita di sant’Agostino, nel coro della stessa chiesa. Si pensa – così – che quest’opera, sulla quale appariva a caratteri cubitali la scritta “OPUS PIERI POLAIOLI FLOR. A.D. MCCCCLXXXIII”, avrebbe potuto creare contrasti con la sua ricostruzione dell’artista Antonio.
Bibliografia
- “I Pollaiolo” di Aldo Galli nella collana “Galleria delle arti” n.7, 5 Continents Editions, Milano, 2005.
- “I Pollaiolo” di Nicoletta Pons nella collana “Biblioteca d’arte 2”, OCTAVO Editore, 1994
Alcuni quadri dei fratelli Antonio e Piero del Pollaiolo
I santi Vincenzo Giacomo e Eustachio (Pala del cardinale del Portogallo), cm. 172 x 179, Galleria degli Uffizi di Firenze.