Michelangelo: Vela e lunetta con Ezechia, Manasse e Amon
- Vela e lunetta precedenti: Ozia, Ioatam e Acaz
- Vela e lunetta successive: Zorobabele, Abiud ed Eliacim
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Sugli affreschi
La vela sopra la lunetta – raffigurante Ezechia, Manasse e Amon – è un affresco di Michelangelo Buonarroti realizzato nel 1510 (circa) e appartenente alla decorazione del soffitto della Cappella Sistina. Detta composizione, che misura intorno ai 245 x 340 cm., fu commissionata da papa Giulio II.
La lunetta con Ezechia, Manasse e Amon (più sotto meglio descritta) è opera dello stesso Michelangelo e fu realizzata più o meno nello stesso periodo. La composizione, che misura circa 340 x 650 cm., appartiene al ciclo decorativo sulle pareti della cappella, sempre commissionato da Giulio II. Vai alla pagina delle lunette.
Prima del grande restauro le composizioni presentavano, in alcune zone, guasti legati all’umidità.
Le otto vele del grande ciclo pittorico sono raffigurate ai lati della volta della Sistina, adiacenti alle lunette che si trovano sui registri superiori delle pareti.
Anche i pennacchi, come le vele, hanno le sottostanti lunette. Rappresentati agli angoli, hanno non una ma due lunette ad essi adiacenti: otto in tutto (si legga l’intero discorso). Nelle vele, nei pennacchi e nelle sottostanti lunette, appaiono le quaranta storie del Vangelo di Matteo, sugli Antenati di Cristo. Due lunette (quelle con Abramo e Fares, sulla parete dell’altare) furono rimosse dopo qualche decennio (1537 circa) per dare spazio al Giudizio Universale.
Michelangelo eseguì la vela in esame – a destra del Peccato originale e Cacciata dall’Eden (1509-10) – usando il primo ponteggio ligneo. La composizione appartiene quindi alla prima fase della decorazione sulla volta della Cappella. La sottostante lunetta con Ezechia, Manasse e Amon, realizzata sul registro superiore della parete usando lo stesso ponte, fu anch’essa fra le opere affrescate nella prima fase, probabilmente la settima.
Storia della vela e della lunetta con Ezechia, Manasse e Amon
Le otto vele e le sottostanti lunette nel registro superiore delle pareti sono iconologicamente collegate fra loro. Sebbene diverse nella struttura e nella coloristica, appaiono tutte con le storie degli Antenati di Cristo.
Gli affreschi in oggetto rappresentano gruppi familiari che l’artista dovette eseguire anche in zone concave, limitate sia nella forma che nello spazio. Per quanto riguarda la coloristica, quella delle vele è un po’ più scura che nelle lunette.
Per le figure di queste composizioni (qui trattasi di Ezechia, Manasse e Amon, probabilmente presenti anche sulla vela), per poter conferire all’osservatore la dovuta illusione prospettica, l’artista dovette studiare fra i pochi atteggiamenti permessi dal limitato spazio. I personaggi, infatti, sono ripresi quasi sempre seduti o accucciati (talvolta anche sdraiati) in terra, anziché su comodi gradoni.
L’identificazione dei gruppi si ricava dalle tabelle inserite nelle lunette, ove appaiono i vari nominativi. Tuttavia non c’è un pieno accordo fra gli studiosi di storia dell’arte nelle identificazioni dei vari gruppi quando il confronto si sposta dalla lunetta alla soprastante vela. Il pittore, pare, avesse curato assai di più atteggiamenti ed espressività, trascurando le caratteristiche identificative delle figure.
Nei rimanenti spazi triangolari sopra le vele (a sinistra e a destra) appaiono due nudi in toni monocromatici simulanti il bronzo. Il Buonarroti li eseguì, in simmetria tra loro, in uno sfondo alquanto scuro con toni violacei. Tutti i nudi bronzei sono separati da un teschio di ariete.
Le fasi della decorazione
Le vele e lunette, come tutti gli altri affreschi sulla volta della Cappella Sistina e sul registro superiore delle pareti, furono realizzate in due tempi. Michelangelo dipinse i riquadri iniziando dalle campate adiacenti all’ingresso, procedendo, man mano, verso dell’altare. Le composizioni più vicine a quest’ultimo, quelle cioè prossime alla parete del Giudizio universale, risultano fra le ultime realizzati dal pittore. Tuttavia la cronologia riportata dalla Bibbia risulta invertita all’osservatore, che entrando in Cappella procede verso l’altare.
In relazione alla prima fase della decorazione sul soffitto, quella eseguita sulla prima metà della cappella (campate vicine all’ingresso) e sul sul primo ponte ligneo, si pensa che Michelangelo l’avesse portata a termine intorno all’estate del 1511. A ottobre dello stesso anno l’artista lavorò sopra un altro ponte, lungo la rimanente metà della Sistina, procedendo con la lavorazione dei riquadri nella stessa direzione, fino alle lunette di Abramo e Fares. Queste ultime furono rimosse intorno al 1537 per fare spazio a scene del Giudizio universale.
Il Buonarroti portò a termine l’intero ciclo pittorico nel 1512, poco prima della vigilia di Ognissanti, giorno in cui fu “scoperta” ed inaugurata la grande decorazione della volta della Cappella Sistina.
Da quanto sopra ampiamente detto e ripetuto, risulta che la vela e la lunetta – con Ezechia, Manasse e Amon – fanno parte delle ultime composizioni che Michelangelo affrescò con il primo ponte ligneo all’entrata in Cappella.
Descrizione e stile della vela
Nella lunetta sottostante sono identificati Ezechia e Amon, quindi il gruppo della vela in esame dovrebbe rappresentare la famiglia di Manasse.
Nell’affresco, portato a compimento in due giornate, appare in primo piano una donna seduta di profilo, con le gambe accavallate ma col busto ruotato verso il fruitore dell’opera. Essa indossa una veste bianca quasi completamente ricoperta da un ampio manto verde, i cui riflessi vanno dai cangianti toni giallastri, nelle parti illuminate, ai violetti in ombra.
Dietro la donna appare un fanciullo (per alcuni trattasi di una femminuccia) in piedi, con una cuffietta che gli copre parte della capigliatura. Nello sfondo appare un uomo canuto con un gran tonacone rossastro, anch’esso disteso.
Un’illuminazione proveniente da sinistra colpisce la donna ed il bambino. L’uomo, ripreso quasi completamente in ombra, ha un leggero colpo di luce sulla testa, proveniente dall’alto, dovuto probabilmente ad un riflesso interno.
I nudi bronzei
La coppia dei due nudi bronzei in monocromo, che l’artista dipinse in una sola giornata, appare in simmetria con le figure contrapposte lungo i lati della cornice, negli spazi triangolari adiacenti alla vela.
Come in tutte le altre coppie di nudi delle vele, appartenenti alla stessa decorazione, anche qui la rigorosa simmetria è stata resa un po’ meno rigida, dopo il trasferimento dei disegni sull’intonaco. Si osservino a tal proposito i busti, di ognuno di essi, il profilo dei volti e la fonte luminosa, che provenendo da una stessa direzione colpisce parti diverse dei due corpi. Tuttavia i nudi furono ricavati da uno stesso cartone, prima dritto e poi ribaltato.
Descrizione e stile della lunetta
Le lunette, come già sopra accennato, si riferiscono alle storie del Vangelo di Matteo, in particolare alla genealogia di Cristo.
L’affresco con Ezechia, Manasse e Amon lo incontriamo nella quarta lunetta sul registro superiore della parete sinistra, a partire dall’altare. Uno o più, fra questi tre personaggi, si trova nel gruppo familiare della corrispondente vela.
La composizione è configurata con un gruppo di figure (una donna e due bambini) nella zona di sinistra, ed un anziano pensieroso a destra. Le due scene sono intervallate da una tabella con i nominativi dei personaggi (EZECHIAS / MANASSES / AMON) in capitali romane.
La giovane donna, ripresa di profilo, è seduta e pare stia cullando il neonato che regge tra le braccia, appoggiandolo sulla coscia. Un altro bambino si trova alla sua sinistra, in basso, in una culla oscillante di vimini, che lei tiene in movimento facendoci forza con un piede. Essa è tradizionalmente identificata come Mesullemet, mentre uno dei due bambini come Amon.
Nella zona di destra appare un anziano, ripreso di profilo, con il busto reclinato su sé stesso in un atteggiamento che indica grande preoccupazione. Il personaggio, tradizionalmente identificato come Manasse, ha il volto in ombra e sul capo porta un cappuccio dai toni violacei. Sembra in preda allo sconforto per aver incoraggiato, da giovane, i culti idolatrici e perseguitato i monoteisti di Jahvé.
Osservando le scene raffigurate nelle due metà, si percepisce un forte confronto emotivo: a destra una completa desolazione, mentre nell’altra parte si svolge una scena di serenità e di amore. Il cromatismo di entrambi i gruppi è caldo ed armonioso, con le vesti intonate su gamme assai variate, più ricca di contrasti a sinistra e più rischiarata a destra.