Polittico di Gand di Jan van Eyck (1390 circa – 1441)
Sull’opera: il “Polittico dell’Agnello Mistico”, conosciuto anche come “Polittico di Gand”, è un articolato complesso pittorico realizzato con tecnica al olio da Jan van Eyck e dal fratello Hubert (figura inesistente per alcuni studiosi) tra il 1426 e il 1432 per la chiesa di San Bavone a Gand.
Descrizione e storia dell’opera
Trattasi di un polittico apribile costituito da ventisei composizioni contenute in dodici tavole di quercia.
Otto pannelli (quelli che costituiscono le ante) hanno la figurazione in ambo i lati, per cui parte del polittico si gode anche ad ante in posizione di chiusura.
Le misure d’ingombro sono 350 x 461 cm, quando il complesso è completamente aperto.
L’intera opera è conservata nel deambulatorio sud (cappella Joos Vyd) della cattedrale di San Bavone a Gand. Con le ante chiuse il complesso misura cm. 350 X 223, mentre con gli sportelli aperti l’ingombro totale arriva a misurare cm. 350 x 461.
Sulla cornice esterna del polittico, in basso (quella visibile ad ante chiuse) si legge la famosa quartina, che appare in esametri leonini a doppia rima: “[Pictor] [H]ubertus eyck maior quo nemo repertus / incepit pondusq[ue] Iohannes arte secundus / [perfecit letus] iodoci vyd prece fretus / versv sexta mai vos collocat acta tueri”, che tradotto in italiano significa: “Il pittore Hubert van Eyck del quale non si trovò il maggiore, cominciò questo lavoro; Jan, secondo nell’arte, lo portò a compimento per la preghiera di Joos Vyd. Il 16 maggio [1432] vi invita con questo verso a contemplare l’opera”.
L’ultimo verso costituisce un cronogramma le cui lettere, dipinte in rosso, se sommate tra loro danno l’anno 1432. Per di più, le prime parole del terzo verso, attualmente indecifrabili, “perfecit letus”, sono la lezione di Chr. van Huerne agli inizi del VII secolo.
Le interpretazioni sono comunque abbastanza varie: il Waagen nel 1822 decifrava il temine con “suscepit ielus”. Più tardi il Weale [1908] supponeva che la quartina, tracciata in modo andante, non fosse stata scritta da Jan e che, in ogni caso, fu ordinata dal committente Joos Vyd. Per quanto riguarda “maior quo nemo repertus”, la scritta riferita a Hubert van Eyck, non deve fare stupire nessuno, perché era quello un modo per onorare la memoria dell’artista scomparso che, se più vecchio di Jan, poteva verosimilmente essere considerato, intorno al 1415-20, il maggior pittore olandese di quel periodo.
Fasi salienti della storia del polittico di Gand
Elenchiamo alcuni fatti più significativi relativi alla storia del complesso pittorico in esame:
Eventi del Quattrocento
Il polittico di Gand lo inaugurarono il 6 maggio 1432. Era era stato iniziato da Hubert van Eyck, che morì il 18 settembre 1426. Gli studiosi sono divisi sul fatto che l’opera fosse stata realizzata soltanto da Jan o da entrambi i supposti fratelli. I negatori di Hubert sono Winkler, Friedlander, Ragghianti e Denis.
Il 4 aprile 1458, in occasione della “joyeuse entrée” (“entrata gioiosa”) a Gand del duca Filippo il Buono (1396 – 1467), protettore di Jan, il complesso venne rappresentato in un quadro vivente: a testimonianza dell’insolito avvenimento esiste una dettagliata relazione di allora [J. de Baets, “Wetenschappelijke tijdingen”, 1958].
Eventi del Cinquecento e Seicento
Il primo agosto del 1517 Antonio de Beatis, che accompagnava il cardinale Luigi d’Aragona, registrò la visita fatta al complesso pittorico. L’opera — si legge — la iniziò un maestro della “Magna Alta” (Germania Inferiore, da interpretare come Paesi Bassi) di nome “Roberto”, ma dopo la sua morte la portò a compimento il fratello.
Il 10 aprile 1521 Albrecht Dürer si recò nella cattedrale per visitare l’opera, per la quale trovò parole di forte ammirazione: fu colpito soprattutto dalle immagini della Vergine, di Iddio e di Eva.
Il 15 settembre 1550 i pittori Lansloot BIondeel di Bruges e Jan van Scorel, quest’ultimo canonico di Utrecht, furono incaricati di pulire l’opera, e lo fecero “con tale amore, da stampare qua e là dei baci sull’opera meravigliosa” [M. van Vaernewyck, 1568].
Intorno al 1557-59 re Filippo II di Spagna, che avrebbe voluto per sé il polittico, ne fece eseguire una copia da M. Coxcie. Il pittore riescì a realizzarlo impiegando due anni di lavoro. Attualmente, smembrata, la copia si trova fra i Musei di Berlino, Bruxelles e Monaco.
Nei giorni 23-25 luglio 1559, in occasione del ventitreesimo ‘capitolo’ dell’ordine del Toson d’oro, in San Giovanni a Gand (Attualmente la cattedrale di San Bavone), il pittore-poeta Lucas de Heere scriveva un’ode dedicandola al polittico.
Il 10 agosto 1566 nel villaggio fiammingo di Steenvoorde, presso la frontiera linguistica, ebbe inizio la furia iconoclastica dei calvinisti. Si ipotizza che la grande rabbia fosse divampata come un incendio in ogni zona dei Paesi Bassi, arrecando ingentissimi danni alle opere con immagini sacre. Il 18 dello stesso mese le bande fanatiche si trovavano a Oudenaarde ed il 19, man mano che esse si avvicinavano alla cattedrale, il polittico venne trasferito nella torre della stessa chiesa, allontanano così all’ira distruttrice dei calvinisti, che due giorni dopo ritornarono nel luogo sacro compiendo gravissimi danni. Più tardi, ritornata la calma, l’opera entrò nel Palazzo Comunale.
Nel 1584 il polittico rientrò nella cattedrale e, nel settembre 1587, si ritrovava nel luogo d’origine: la cappella Joos Vyd.
1663: il complesso pittorico venne restaurato dal pittore Anthonis van den Heuvel.
Nel Settecento
Il 17 giugno 1781 per rispettare un’osservazione dell’imperatore Giuseppe II, turbato dalle nudità di Adamo ed Eva, le ante raffiguranti quelle immagini furono allontanate dalla cattedrale.
Nel 1794 i quattro riquadri centrali del polittico di Gand furono trafugati e trasferiti dai repubblicani francesi a Parigi. Il 7 marzo erano esposti nel Musée Central d’Art, assieme ad altri dipinti sempre sottratti dall’esercito. I sei pannelli superstiti (fortunatamente Adamo e Era erano ancora in luogo sicuro) vennero nascosti e quindi conservati nel Palazzo Comunale.
Nell’Ottocento
Il 10 maggio 1816 i quattro pannelli centrali furono riassemblati e ricollocati sull’altare ma senza le ante, che nel dicembre dello stesso anno, durante l’assenza del vescovo, furono furtivamente vendute per tremila fiorini dal vicario generale, con l’accordo degli amministratori della stessa chiesa, all’antiquario L. J. Nieuwenhuys. Questi poco tempo dopo li vendette a sua volta al collezionista inglese Solly incassando 100.000 fiorini. Le tavole poi passarono al Museo di Berlino, che le pagò 400.000 fiorini.
L’11 settembre 1822 un pericoloso incendio divampato nella cattedrale sfiorò le tavole superstiti danneggiandole leggermente. Un certo Lorent le riparò provvisoriamente tra il 1825 e 1823.
Nel 1859 le quattro tavole danneggiate ritornarono a risplendere dopo il restauro di Donselaer.
Due anni dopo, nel 1861, finalmente riapparvero gli sportelli con le figure di Adamo ed Eva. I due pannelli passarono, tramite acquisto, dal governo belga al Museo di Bruxelles.
Nel Novecento
Il 6 novembre del 1920, in seguito al trattato di Versailles, la Germania doveva cedere i quattro pannelli centrali (le tavole di Berlino) al Belgio. Più tardi, da Bruxelles, rientrano a Gand anche i pannelli con Adamo ed Eva acquistati nel 1861. A tal punto i pannelli erano al completo per il riassemblamento del polittico.
L’11 aprile 1934 sparì il pannello dei Giudici integri (col relativo rovescio del San Giovanni Battista a cui era attaccato ma scisso e quindi divisibile). Il ladro depositò il Battista in un bagagliaio, facendo conoscere lo scontrino che lo testimoniava come possessore dell’opera. Chiese quindi un riscatto in denaro alle autorità belghe che si rifiutano di pagare. Dei Giudici integri si persero le tracce. Al loro posto venne messa una riproduzione a olio fatta eseguire negli anni 1943-44.
Nel 1950-51 A. Philippot, sotto la supervisione di P. Coremans restaurò con grande cura l’intera opera [C, Brandi, “BICR” 1951: P. Coremans, 1953].
Le opere del complesso pittorico
Bifora con veduta di città fiamminga (sinistra) e Nicchia con finestrella tribolata, asciugatoio, ramino e bacile (destra), rispettivamente di larghezza di cm. 37,1 e 36,1.
Angelo annunziante, parte inferiore del primo scomparto in alto a sinistra (polittico chiuso), largo 71,7 cm.
Vergine annunziata, parte inferiore del quarto scomparto in alto a destra (polittico chiuso), largo 73 cm.
Donatore e san Giovanni Battista, primo e secondo pannello in basso con polittico chiuso; entrambi di 149,1 x 54,1 cm. anno 1432.
San Giovanni Evangelista e la donatrice, terzo e quarto pannello in basso con polittico chiuso; rispettivamente di 148,7 x 55,3 e 148,7 x 54,2, anno 1432.
Adamo e Angeli cantori, primo e secondo scomparto in alto con polittico aperto, rispettivamente (?) x 37,1 e 164,5 x 71,5 cm., anni 1427-29.
Angeli musicisti ed Eva, sesto e settimo scomparto in alto con polittico aperto, rispettivamente (?) x 37,1 e 164,1 x 72,9 e (?) x 32,3 cm., anni 1427-29.
I giudici integri (non originale, anno 1943-44) e i Cavalieri di Cristo, primo e secondo pannello in basso con polittico aperto, 145 x 151 cm.
Gli eremiti ed i Pellegrini, quinto e sesto pannello in basso con polittico chiuso, 149,2 x 54 cm., anni 1427-30.
Esametri sulla cornice (in basso, sulla faccia esterna, visibili con ante chiuse) del complesso pittorico.
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C’è un evidente refuso nel brano.
(…) in occasione della “joyeuse entrée” (“voce gioiosa”) a Gand del duca Filippo il Buono (1396 – 1467) (…)
“joyeuse entrée” non si traduce con “voce gioiosa” ma con “entrata gioiosa”.
Si tratta di un cerimoniale celebrato in occasione per l’appunto del primo ingresso di un monarca in una città.
Il refuso è stato corretto e ringrazio per la gentile segnalazione.